Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
come è noto siamo un paese di bevitori di caffè, soprattutto a nord delle Alpi nella versione lunga (Café crème). Ne beviamo, dicono le statistiche, 1'070 tazze all'anno, vale a dire tre al giorno.
Ma questa nostra abitudine ci costa sempre più. Già quest'anno, segnala l'associazione di categoria CafetierSuisse, il prezzo al bar è aumentato mediamente a 4,30 franchi (circa 4,10 euro, 5 cts in più in un anno) e l'espresso a 4,20 franchi (1 cts in più) a causa della pandemia. E il prossimo anno i prezzi potrebbero aumentare ulteriormente.
Livelli che spesso lasciano stupiti i turisti stranieri. Ma se volete sapere quale è il prezzo della tazzina nel Mondo non vi resta che consultare l'articolo odierno sul tema di tvsvizzera.ch. E scoprirete che l'Italia, ad esempio, non è messa poi così male.
Buona lettura di questa e delle altre notizie che vi proponiamo oggi.
Oltre 730’000 povere e altre 600’000 che vivono appena al di sopra del livello di sussistenza in Svizzera: sono le cifre enunciate oggi a Berna dalla Caritas che chiede l’intervento della politica per contrastare un fenomeno che si è acuito durante la pandemia.
L’organizzazione umanitaria cristiana invita ad agire in diversi ambiti, al fine di garantire a tutti un lavoro dignitoso con salari adeguati, pari opportunità nella formazione, accesso senza restrizioni al sistema sanitario, estensione delle prestazioni complementari a copertura del minimo vitale e l’aumento degli alloggi a canone sociale.
In particolare è nel mondo del lavoro che emergono situazioni critiche, che nella Confederazione “non dovrebbero verificarsi” secondo quanto denuncia l’associazione cattolica, di salariati che non riescono a provvedere al loro sostentamento. Attualmente sarebbero ben 155’000 le persone che si trovano in questa deprecabile situazione.
Berna, con la firma dell’Agenda 2030 dell’ONU, si è impegnata a ridurre la povertà di almeno la metà entro tale data ma secondo la Caritas non esiste ancora una strategia per raggiungere questo obiettivo.
- La notizia dell’appello della Caritas ai politici riportata da swissinfo.ch e l’approfondimento sul tema della collega Pauline Turuban.
- Il rischio povertà descritto dall’Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno (Ust).
- I numeri della povertà in Svizzera diffusi dalla CaritasCollegamento esterno (in francese).
Da oggi, le nuove regole per viaggiare in Italia anche sui mezzi pubblici locali (bus, metro e treni regionali) – non più quindi solo su aerei e treni a lunga percorrenza – si applicano anche agli utenti svizzeri delle società di trasporto transfrontaliero.
In particolare l’impresa ferroviaria italo-svizzera TiLo e il servizio di autobus della Posta elvetica precisano in proposito che i viaggiatori (dai 12 anni) sono tenuti ad avere il Green Pass (certificato Covid in Svizzera) che richiede ai non vaccinati o a chi non ha contratto il coronavirus e ne è guarito, di esibire il risultato negativo di un tampone. In caso contrario sono previste multe da 400 a 1’000 euro e l’interruzione della prestazione.
La zona grigia riguarda gli sconfinamenti con mezzi privati, che finora erano esenti – per precedenti disposizioni – da restrizioni particolari nella fascia di confine (nel raggio di 60 km dal domicilio). Approfondimenti sono in corso ma l’orientamento sembra essere quello di un’estensione delle nuove disposizioni a questi spostamenti.
Va inoltre ricordato che da sabato scorso vigono nuove norme per l’ingresso in Svizzera che impongono agli ultra 15enni un doppio test (uno PCR prima dell’arrivo in Svizzera e un secondo – PCR o antigenico rapido – tra il quarto e il settimo giorno dopo l’entrata). Le nuove disposizioni non si applicano però ai lavoratori frontalieri e neanche alle persone che entrano in Svizzera dalle regioni di confine.
- Il servizio di tvsvizzera.it sulle nuove regole per viaggiare in Italia (e in Svizzera).
- Le informazioni ufficiali per entrare in Svizzera dal sito della ConfederazioneCollegamento esterno.
- Il TravelcheckCollegamento esterno per verificare le condizioni personali realizzato dall’Ufficio federale della sanità pubblica.
Si è spento all’età di 85 anni a Bellinzona Aurelio Galfetti, cofondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio ed esponente di spicco della cosiddetta “scuola ticinese” che annovera, tra gli altri, Mario Botta, Ivano Gianola, Flora Ruchat, Luigi Snozzi, Rino Tami, Ivo Trümpy e Livio Vacchini.
Nato a Biasca nel 1936, Aurelio Galfetti si era laureato al Politecnico federale di Zurigo all’età di 24 anni e ha subito iniziato la professione, distinguendosi in numerose collaborazioni con altri architetti ticinesi.
Successivamente ha svolto anche l’attività di insegnamento al Politecnico federale di Losanna e all’UP8 di Parigi. Nel 1996 ha creato, insieme a Mario Botta, l’Accademia di architettura di Mendrisio, di cui è stato direttore e responsabile per il ciclo Master per l’Architettura del Territorio.
Fra le sue opere più note in Ticino ricordiamo a Bellinzona il Bagno pubblico, il Palazzo della Posta e il restauro del Castelgrande di Bellinzona, in Svizzera la Torre di Losanna e all’estero la Biblioteca di Chambery, in Savoia, la Torre di Padova, oltre a edifici in Olanda e in Grecia. Numerosi anche i riconoscimenti nazionali e internazionali di cui è stato insignito nei suoi 60 anni di carriera.
- Il servizio multimediale pubblicato da tvsvizzera.it sulla scomparsa del noto architetto ticinese.
- Aurelio Galfetti ospite del programma culturale della Radiotelevisione svizzera RSI “Memorie del presenteCollegamento esterno“.
- Il saluto dell’Accademia di architettura di MendrisioCollegamento esterno al suo ex direttore.
Oltre 460 cittadini svizzeri hanno combattuto nelle file della Resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale ma al ritorno in patria molti di loro sono stati condannati a pene detentive per aver prestato servizio militare all’estero. Un’iniziativa parlamentare li vuole ora riabilitare, come riferisce oggi swissinfo.ch.
Una questione analoga era già stata dibattuta in Parlamento nel 2009 ma alla fine sono stati riabilitati solo coloro che hanno combattuto a fianco dei Repubblicani in Spagna: mancavano informazioni, era stato detto all’epoca, sui volontari antifascisti elvetici in Francia.
Recentemente però, lo scorso 29 ottobre, la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale ha deciso con ampia maggioranza, di dare seguito all’iniziativa parlamentare promossa dalla deputata Stéfanie Prezioso (Verdi-Insieme a Sinistra).
I volontari svizzeri nella Resistenza francese potrebbero dunque presto ottenere lo stesso riconoscimento tardivo che è spettato prima di loro ai volontari in Spagna e alle persone che aiutarono i profughi perseguitati dal nazismo.
- Il servizio del collega Andrea Tognina pubblicato oggi su swissinfo.ch.
- Il testoCollegamento esterno dell’iniziativa Stéfanie Prezioso che ha ricevuto l’avvallo del Consiglio Nazionale.
- L’articolo di swissinfo.ch spiega illustra i lavori della Commissione parlamentare che dieci anni fa ha riabilitato 137 antinazisti.
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