La televisione svizzera per l’Italia
camini fumanti

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Nella caserma di Lyss, nel Canton Berna, oggi la bandiera è a mezz'asta. Ieri si è infatti spento quello che era diventato il suo simbolo: il brigadiere Broccoli. Una gatta, a dire il vero, che dal 2004 viveva appunto nella caserma e che era stata chiamata così dopo aver mangiato un pezzo dell'omonima verdura.

Il brigadiere, o meglio la brigadiera Broccoli, era diventata famosa in tutta la Svizzera, grazie in particolare a una pagina Facebook a lei dedicata. La gatta, giunta ormai a un'età molto avanzata, era stata addirittura riconosciuta ufficialmente come animale dell'esercito.

Ma non è di gatti che vi parlerò nel nostro bollettino quotidiano. Buona lettura!

dottore esamina un paziente
Keystone / Alessandro Crinari

Quanti sono i vaccinati tra le persone ricoverate in Svizzera? Una piccola minoranza, come mostra un’analisi della RTS.

Tra la popolazione vaccinata vi sono 12 volte meno ricoveri rispetto a quelli registrati tra i non vaccinati o non completamente vaccinati. Tra il primo luglio e il 15 agosto, su 553 ospedalizzazioni, 522 riguardavano persone in queste ultime due categorie.

Dall’analisi effettuata dal Data Team della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS emerge che nel periodo considerato per ogni milione di residenti effettivamente vaccinati ci sono stati 8,3 ricoveri, mentre tra i non vaccinati o non completamente la quota è stata di 105,9 ricoveri. Per avere un quadro più preciso sull’efficacia del vaccino bisognerà però aspettare i risultati degli studi clinici, sottolinea l’Ufficio federale della sanità pubblica.

Intanto, la Società svizzera di medicina interna generale ha suonato il campanello d’allarme: negli ultimi giorni si assiste a un forte aumento del numero di malati gravi di Covid-19 nei reparti di terapia intensiva di tutta la Svizzera. Questi pazienti sono sempre più giovani e la stragrande maggioranza non è vaccinata.

donna con foulard che gli copre la bocca con la scritta Aborto libre
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Il problema dei medici ginecologi che per motivi etici non praticano l’interruzione volontaria di gravidanza tocca diverse regioni italiane. Il diritto all’obiezione di coscienza è garantito anche in Svizzera, ma finora non ha mai ostacolato il diritto all’aborto.

Sono passati 40 anni dal referendum sulla Legge 194 che dà diritto, a determinate condizioni, di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Eppure, in regioni come il Molise o la Sicilia, l’altissima percentuale di obiettori di coscienza ostacola di fatto l’accesso a questa pratica medica e dove si verificherebbe addirittura un aumento degli aborti clandestini.

Il motivo, spiega il dottor Malacrida, che è anche membro della Commissione nazionale di etica in materia di medicina, è sì morale. Ma talvolta i ginecologi si rifiutano di praticare l’IVG anche perché non si tratta di operazioni “interessanti” rispetto a quanto offre la professione.

Anche in Svizzera ci sono stati in passato casi che hanno portato ad una discussione sul diritto all’obiezione di coscienza. Negli ultimi decenni, però, non si sono riscontrate difficoltà nel garantire l’accesso all’interruzione legale di gravidanza.

camini fumanti
© Keystone / Gaetan Bally

Quanto bisogna investire per raggiungere la neutralità climatica in Svizzera entro il 2050? L’Associazione svizzera dei banchieri e il Boston Consulting Group hanno fatto i calcoli.

Circa 13 miliardi di franchi all’anno per un totale di 387,2 miliardi: è questa la somma necessaria per raggiungere lo “zero netto” di emissioni di CO2 entro la metà del secolo.

Secondo l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB), la piazza finanziaria svizzera potrebbe essere in grado di finanziare “una parte preponderante” di questo importo, circa il 90%.

La quota rimanente potrebbe essere coperta attraverso partnership pubblico-privato. Lo Stato deve naturalmente fare la sua parte, in particolare riducendo gli ostacoli burocratici e fiscali per le attività di finanziamento, nonché introducendo “incentivi normativi mirati” per investimenti sostenibili.

thomas luthi
Keystone/ennio Leanza

È l’ultimo pilota svizzero ad avere vinto un titolo nel motomondiale: Thomas Lüthi ha annunciato giovedì che si ritirerà a fine stagione.

Dopo Valentino Rossi alcuni giorni fa, un altro campione delle due ruote andrà presto in pensione. Thomas Lüthi, che compirà 35 anni il prossimo 6 settembre, ha infatti deciso di ritirarsi dopo il Gran Prix di Valencia in programma il 14 novembre.

Nel corso della sua ventennale carriera, Lüthi è salito 65 volte sul podio, conquistando 17 vittorie. Il suo trionfo più importante risale al 2005, quando ha vinto il titolo mondiale nelle 125. Prima di lui, solo altri due centauri svizzeri avevano vinto un titolo iridato: Rolf Biland, sette volte campione del mondo in side-car tra il 1978 e il 1994, e Stefan Dörflinger nelle 50 e 80 cm3 tra il 1982 e il 1985.

Dopo un fallimentare passaggio in Moto GP nel 2018 (nessun punto conquistato), Lüthi è ritornato nella categoria Moto 2, ma nelle ultime due stagioni non è mai riuscito a stare al passo coi migliori e non è più salito sul podio.

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