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Slogan io mi faccio vaccinare

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

si celebra oggi la Giornata internazionale contro l'omofobia, una ricorrenza istituita nel 2004, a 14 anni dalla decisione dell'Organizzazione mondiale della sanità di rimuovere l'omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie mentali (17 maggio 1990).

Il tema dei diritti delle persone LGBTIQ è tornato al centro del dibattito anche in Svizzera dopo la decisione del Parlamento di istituire il "matrimonio per tutti". Il disegno di legge, a grandi linee, prevede che le attuali disposizioni che regolano il matrimonio si applichino in futuro anche a quello fra persone dello stesso sesso.

Contro il testo è stato lanciato con successo un referendum e l'ultima parola spetterà dunque al popolo. Per approfondire il tema vi invito a leggere questo interessante focus di swissinfo.ch.

Passiamo ora al resto dell'attualità di giornata. Buona lettura!

Slogan io mi faccio vaccinare
Ufficio federale della sanità pubblica

“Un gesto fatto con il cuore”: È questo lo slogan della nuova campagna informativa sul vaccino anti-Covid lanciata oggi nella Confederazione. Ma spunta anche una polemica.

L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) punta sul senso di solidarietà per invitare la popolazione a vaccinarsi contro il coronavirus.

In primo piano nella sua campagna mediatica c’è l’idea solidale che immunizzarsi contribuisce a contenere la pandemia affinché tutti possano tornare a vivere senza restrizioni.

Un ritorno alla vita normale che, parallelamente alle vaccinazioni, potrebbe essere garantito anche dal passaporto vaccinale. In questo ambito, però, l’Ufsp si è attirato qualche critica.

Domenica, confermando le anticipazioni della stampa, ha comunicato che in un primo tempo questo “pass” sarà disponibile solo per le persone vaccinate e non per chi è guarito dal virus o ha il risultato di un test negativo. Una discriminazione, secondo molti.

hamburger su piastra
Keystone / Martin Ruetschi

La domanda di sostituti della carne è cresciuta in Svizzera negli ultimi anni, ma resta un mercato ancora di nicchia.

È quanto emerge da uno studio dell’Ufficio federale dell’agricoltura (Ufag) che traccia anche un identikit di chi apprezza questi prodotti (specialmente gli hamburger a base vegetale): famiglie giovani, benestanti e residenti nella Svizzera tedesca.

Nel 2020, il commercio al dettaglio elvetico ha realizzato un giro d’affari di 117 milioni di franchi vendendo preparati a base di soia e altri prodotti ricchi di proteine, quasi il doppio rispetto al 2016.

Questo rappresenta però un mercato limitato, con una quota del 2,3% del commercio al dettaglio.

Ragazza su marciapiede.
Keystone / Steffen Schmidt

I casi di tratta di esseri umani registrati in Svizzera non sono mai stati così numerosi come nel 2020, indica un rapporto del Servizio specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne (FIZ).

Nell’anno della pandemia il numero di vittime note è arrivato a 303 in territorio elvetico, contro le 255 del 2019. Provengono da Paesi diversi (soprattutto Nigeria, Romania, Ungheria, Bulgaria, Camerun, Congo e Serbia) e sono in grandissima parte donne, ma ci sono anche trans e uomini, indica oggi il FIZ.

Dai dati emerge che venivano sfruttate in sedici cantoni diversi, in particolar modo Zurigo, Berna e Argovia. Questo è probabilmente dovuto al fatto che questi tre cantoni si stanno focalizzando attivamente su questo ambito e riescono a identificare un “numero significativamente maggiore di vittime”.

Il FIZ fornisce anche un servizio di consulenza per donne migranti. A causa del coronavirus, nel 2020 705 persone ne hanno usufruito contro le 377 dell’anno precedente. Circa il 60% erano lavoratrici del sesso. Non avendo entrate, la maggior parte di loro non era più in grado di pagare i contributi dell’assicurazione malattia, né l’affitto e in alcuni casi nemmeno il cibo.

Martelletto del giudice
Keystone / Thomas Kienzle

La pandemia potrebbe aver avuto un importante impatto anche sul numero di condanne inflitte in Svizzera, in calo dell’11% nel 2020 rispetto al 2019.

Lo indica oggi l’Ufficio federale di statistica (Ust), precisando che ne sono state pronunciate 95’000. Tuttavia, il quadro non è ancora completo poiché solo quando saranno stati trattati tutti i reati del 2020 si potrà valutare se davvero ne siano stati commessi meno o se si tratti solo di un ritardo nell’evasione dei procedimenti penali.

In base ai dati provvisori, si nota che la diminuzione maggiore è stata registrata per i reati contro la legge sugli stranieri (-17%) e quella sulla circolazione stradale, come la guida in stato di ebbrezza. Quest’ultimo aspetto potrebbe essere spiegato con la chiusura di bar e ristoranti, ritiene l’Ust.

Un altro dato particolarmente sorprendente, viene indicato, è il calo particolarmente elevato delle pene detentive di più di due anni, passate da 865 nel 2019 a 630 nel 2020 (-27%).

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