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Tavoli esterni di ristorante in località alpina.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

buona parte del benessere di cui godiamo nella nostra madrepatria lo dobbiamo all'elevata qualità dei prodotti svizzeri che esportiamo un po' in tutto il mondo. Il marchio Made in Switzerland è universalmente conosciuto ed è garanzia di innovazione e competitività.

Ha fatto comunque discutere la notizia di oggi dell'impennata delle vendite di armi all'estero in un momento in cui l'export svizzero è penalizzato dal difficile momento che stiamo attraversando.

Ma anche questo probabilmente è un segno della versatilità elvetica.

I dettagli ve li raccontiamo volentieri, se avrete la bontà e la pazienza di accompagnarci nella lettura      


Tavoli esterni di ristorante in località alpina.
Keystone / Urs Flueeler

Nessun veto parlamentare alle chiusure decise da Berna per contrastare la diffusione del Covid-19. Il Nazionale non vuole neanche fissare una data vincolante per la riapertura dei ristoranti.

Il parlamento non può contraddire il Consiglio federale sulle chiusure di bar, ristoranti, attività commerciali e imprenditoriali ordinate per contenere la pandemia. Lo ha stabilito nella notte il Consiglio Nazionale nel corso della seduta fiume durata oltre dieci ore, una delle più lunghe e accese della sua storia, per la revisione della Legge Covid-19.

La Camera bassa ha anche rinunciato ad inserire nella legge la data per la riapertura dei ristoranti e delle altre strutture ricreative, ossia il 22 marzo, come aveva proposto la destra (Udc).

I deputati hanno comunque adottato alcune agevolazioni in favore dei cantoni con parametri epidemiologici in miglioramento, delle persone immunizzate (passaporto vaccinale e quarantene) e dell’economia (imprese in difficoltà e disoccupati). Il testo torna ora al Consiglio degli Stati per l’eliminazione delle divergenze tra i due rami del legislativo.

Blindati fabbricati in Svizzera.
© Keystone / Georgios Kefalas

Esportazioni di armi svizzere a prova di Covid-19: l’aumento delle vendite all’estero è stato del 24% l’anno passato.

Mentre nel 2020 l’export svizzero ha conosciuto un calo storico (-7,1%) a causa del particolare momento congiunturale, il materiale bellico prodotto da imprese elvetiche e comprato al di fuori dei confini nazionali è aumentato del 24%.

Il valore delle esportazioni di armi, secondo quanto ha reso noto la Seco, è stato di 901,2 milioni di franchi, vale a dire 173,2 in più rispetto all’anno precedente. In testa tra gli acquirenti stranieri ci sono la Danimarca (160, 5 milioni), la Germania (111,8 milioni), Indonesia (111,6 milioni e Botswana (84,9 milioni).

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), tra i promotori dell’iniziativa popolare pendente (Iniziativa correttiva) che chiede un inasprimento delle norme in questo ambito, ha criticato l’evoluzione del commercio estero relativo al materiale bellico.

Fiale del vaccino russo Sputnik V.
Keystone / Miguel Gutierrez

Il primo vaccino anti-Covid prodotto in Italia passa dalla Svizzera.

L’azienda svizzera Adienne Pharma&Biotech ha siglato un’intesa con il Russian Direct Investment Fund (Rdif), il fondo statale russo che gestisce il brevetto del vaccino Sputnik V, per la produzione del farmaco immunizzante in Italia. Si tratta del primo accordo di questo genere in Europa.

Una volta ottenuto il via libera delle agenzie europea e italiana (Ema e Aifa) il gruppo biofarmaceutico elvetico, che ha la sede a Lugano, potrà iniziare la realizzazione del preparato nel suo stabilimento lombardo dal prossimo luglio.

In una nota la Camera di commercio italo-russa ha precisato che entro la fine dell’anno verranno confezionati nel Belpaese dieci milioni di dosi del vaccino. In Svizzera invece non è stata depositata finora alcuna domanda di omologazione dello Sputnik V.

Il politologo e politico zurighese Andreas Gross.
Keystone / Lukas Lehmann

Perché la giustizia elvetica è così in sintonia con Mosca? Il politologo Andreas Gross lo spiega a swissinfo.ch.

Il sistema giudiziario elvetico è stato oggetto recentemente di critiche da parte del noto oppositore Aleksej Navalnyj e di un senatore statunitense per il suo atteggiamento accondiscendente nei confronti di Mosca.

Andreas Gross, estensore del rapporto Magnitsky per il Consiglio d’Europa, ha riferito in un’intervista a swissinfo.ch che le autorità elvetiche non stanno facendo luce sui controversi interessi finanziari intrattenuti dagli oligarchi vicini al presidente Vladimir Putin nella Confederazione.

A complicare il quadro, ha precisato il politologo, c’è l’archiviazione in novembre, da parte della Procura federale, del procedimento relativo al caso Magnitsky, la sospetta colossale frode finanziaria che vedeva implicati personaggi del fisco russo e alcuni istituti finanziari elvetici.

  • L’intervista ad Andreas Gross su swissinfo.ch.
  • La ricostruzione dell’Affaire Magnitsky su swissinfo.ch.
  • Le critiche di Aleksej Navalnyj alla giustizia elvetica.
  • La letteraCollegamento esterno del senatore USA Roger Wicker all’ex segretario di Stato Mike Pompeo sull’archiviazione della Procura federale di Berna del procedimento relativo al caso Magnitsky.

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