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Laboratorio. Donna con guanti e abito protettivo vista di spalle muove un campione di un liquido con una pipetta

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

bentrovate/i.

Domenica ricorreranno i 50 anni dal riconoscimento dei diritti politici alle donne a livello federale in Svizzera. Nel week-end, su tvsvizzera.it e swissinfo.ch, potrete leggere della lunga battaglia verso il suffragio femminile e altri contributi legati a questo anniversario.

Per ora vi lascio con l'attualità del giorno. Per il prossimo bollettino appuntamento a lunedì!

Laboratorio. Donna con guanti e abito protettivo vista di spalle muove un campione di un liquido con una pipetta
© Keystone / Gaetan Bally

Il Fondo nazionale svizzero (FNS) adotta da subito le quote di genere: nel Consiglio della ricerca e nel comitato direttivo dovrà sedere almeno un 40% di donne.

Una maggiore presenza è prevista anche negli altri organi di valutazione e consentirà di dare più peso ai loro interessi nella ricerca.

La parità tra i sessi è iscritta nella Costituzione federale dal 1981, ma nelle posizioni di direzione in ambito scientifico non c’è ancora una rappresentanza equa, rileva il FNS in una nota venerdì. Se la quota femminile fra i dottorandi arriva a sfiorare il 45%, le cattedre universitarie sono occupate da donne al 23%.

La conseguenza è che “le prospettive, i bisogni e le esperienze femminili” contano meno e il contributo delle donne alla generazione del sapere è minore. In futuro, ciò non deve più accadere, ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale della ricerca Matthias Egger.

  • Il comunicato del Fondo nazionale [in tedescoCollegamento esterno o francese]Collegamento esterno
  • Donne nella scienza: l’articolo di SWI swissinfo in occasione della relativa Giornata internazionale sancita dalle Nazioni Unite
  • Un dispositivo portatile per testare il Covid e altri virus in futuro: un progetto di atenei e istituti svizzeri sostenuto dal FNS, nella notizia di tvsvizzera.it
Vista frontale di facciata di un edificio con gradi finestre e volta ad arco con scritta Schweizerische Nationalbank
© Keystone / Peter Klaunzer

Le riserve in valuta estera della Banca nazionale svizzera (BNS) sono aumentate tra dicembre e gennaio di 3,9 miliardi di franchi attestandosi a fine mese a 896 miliardi.

Lo indica venerdì l’istituto centrale sul suo sito Internet. Dopo una netta progressione in settembre (+25 miliardi), e un lieve arretramento in ottobre (-2), le riserve di divise non hanno fatto dunque che crescere (in novembre di 4 miliardi e in dicembre di 15).

Dalle tabelle non si può dedurre se e quanto la BNS sia intervenuta sul mercato per indebolire il franco. Spesso la ragione principale degli scarti è da identificare negli sviluppi dei corsi di cambio.

Quel che è noto è che l’istituto considera “elevata” la valutazione del franco e che il presidente Thomas Jordan ha di nuovo respinto, lunedì un’intervista a SRF, la definizione degli Stati Uniti che bollano la Svizzera come Paese manipolatore di valuta. Ciò “non avrà alcun influsso sulla nostra politica monetaria”, ha detto.

Classificatore di documenti appoggiato su un tavolino in un ambiente chiaramente casalingo
© Keystone / Christian Beutler

Il grado di soddisfazione del personale della Confederazione non è mai stato così alto negli ultimi dieci anni.

È quanto emerge da un sondaggio effettuato in autunno dall’Ufficio federale del personale (UFPER) attraverso un questionario compilato da poco meno di 26’000 funzionari, riportano venerdì i giornali del gruppo CH media.

Rispetto al 2017, è soprattutto la conciliabilità tra lavoro e vita privata ad essere giudicata meglio. La pandemia, spiega il portavoce dell’UFPER, ha dato forte slancio a forme di impiego flessibile nell’Amministrazione federale.

I collaboratori più a loro agio risultano essere quelli del Dipartimento finanze. I meno soddisfatti sono quelli degli uffici dell’approvvigionamento economico e delle dogane. Nella media i funzionari della sanità pubblica, dove il carico di lavoro è aumentato, ma è più evidente la rilevanza del compito nell’aiutare la popolazione.

  • Non sempre il rapporto tra impiegati e datori di lavoro è sereno: è in aumento la domanda di tecnologie di sorveglianza. L’approfondimento di SWI swissinfo.ch
  • Al contempo, il telelavoro non ha soltanto pregi: è una manna per i crimini informatici. L’articolo di SWI swissinfo.ch
IMmagine in bianco e nero di persone che salutano uomini e coppie sporte dal finestrino di un treno in partenza
Keystone / Reto Schneider

Ecco come i sindacati svizzeri (un po’ sonnecchianti) trassero profitto dall’impulso della migrazione italiana degli anni Sessanta e Settanta.

La quarta puntata della serie ‘Italianità in Svizzera’ ci porta nell’ambito dei diritti dei lavoratori. La partecipazione degli italiani all’attività sindacale non fu immediata, ma portò rivendicazioni e strategie di lotta che andarono a beneficio di tutti i salariati.

In Svizzera, regnava la cosiddetta ‘pace del lavoro’, che punta alla risoluzione dei conflitti mediante negoziati, con la rinuncia agli scioperi da parte degli operai e alle ritorsioni da parte del padronato. Una pace garantita soprattutto dal benessere del dopoguerra.

Ma quando a metà anni Settanta l’economia svizzera cominciò a rallentare, e le imprese a contenere le loro concessioni individuali, i sindacati elvetici iniziarono a cambiare strategia, con l’apporto dei nuovi arrivati.

  • Ecco cosa accadde, nel racconto dell’ex sindacalista di Unia Guglielmo Grossi, incontrato dalla nostra collaboratrice Perla Ciommi
  • Italianità in Svizzera e un suo strenuo difensore: ritratto del giornalista, avvocato e politico Emilio Bossi a 150 anni dalla nascita

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