Alcune deflagrazioni sono state avvertite martedì mattina in una base militare in Crimea. Fonti del ministero della difesa russo hanno riferito che un incendio ha causato l’esplosione di munizioni.
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Le fiamme si sono sviluppate in un deposito temporaneo di munizioni nel distretto settentrionale di Dzhankoy, ha precisato Mosca in un comunicato e secondo il governatore della Crimea, Sergei Aksionov, due civili sono rimasti feriti. Per il consigliere del capo dell’Ufficio del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak le esplosioni odierne rappresentano l’inizio della “demilitarizzazione” della penisola.
Esplosioni anche la settimana scorsa
La settimana scorsa Kiev aveva lanciato un attacco contro la base russa di Saky, in Crimea, usata da Mosca per sferrare attacchi contro le forze ucraine nel teatro di guerra meridionale, come ha spiegato un alto funzionario militare di Kiev. L’attacco è costato a Mosca otto aerei da combattimento e secondo l’intelligence britannica ha “notevolmente ridotto” la capacità aeronautica della Flotta del Mar Nero della Marina russa.
Il mese scorso il vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale russo – l’ex presidente Dmitry Medvedev – aveva detto che se le forze di Kiev dovessero attaccare la Crimea, l’Ucraina subirebbe una risposta russa da “fine del mondo, immediata, che non potrebbe in alcun modo evitare”.
Russia accusa gli Usa
Il presidente russo Vladimir Putin ha intanto accusato gli Stati Uniti di voler “prolungare” il conflitto in Ucraina. Washington cerca anche di “destabilizzare” il mondo con la visita della Speaker della Camera Usa Nancy Pelosi a Taiwan, ha continuato il leader russo. L’Occidente, ha aggiunto secondo quanto riporta la Tass, usa l’Ucraina come ‘carne da cannone’.
Nel frattempo i vertici dell’esercito russo hanno voluto precisare che Mosca non ha bisogno di usare le armi nucleari per raggiungere i suoi obiettivi nel vicino paese sul Mar Nero.
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