La televisione svizzera per l’Italia

Anche i moretti e le carte Magic nel vortice delle proteste anti-razzismo

Statua
Una petizione è stata lanciata a Neuchâtel per rimuovere questa statua di David De Pury, considerato uno schiavista. Keystone / Leandre Duggan

Le proteste scatenate dall'omicidio dell'afroamericano George Floyd negli Stati Uniti si sono estese a livello planetario come un più generale movimento anti-discriminazione  e hanno toccato anche simboli e prodotti che potrebbero avere connotati razzisti.

Negli Stati Uniti, le prime a essere prese di mira e vandalizzate sono state le statue legate agli Stati confederati d’America (CSA), considerate da molti come un simbolo di indulgenza (o perfino celebrazione) nei confronti dello schiavismo.  

Già nel 2015 una vasta campagna per la rimozione di questi monumenti era iniziata dopo il massacro di Charleston, quando il 21enne suprematista bianco Dylann Roof uccise 9 persone in una celebre chiesa afroamericana.

La morte di George Floyd ha dato nuovo impeto al fenomeno. Indianapolis, ad esempio, ha annunciato la rimozione di un monumento che commemora i soldati confederati morti in un campo di prigionia unionista. Una decisione già presa nel 2017 ma che non si era mai concretizzata.

“Qualunque sia stato lo scopo originario di questo monumento, per troppo tempo è servito solo come doloroso promemoria dei forti legami del nostro stato con il Ku Klux Klan un secolo fa”, ha dichiarato il sindaco Joe Hogsett.

Il servizio del TG:

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Molte altre città si sono mosse per rimuovere le statue di personaggi legati allo schiavismo, come quella dell’ammiraglio Raphael Semmes, a Alabama Port, o del generale Robert E. Lee a Richmont, in Virginia, dove i manifestanti hanno anche distrutto una statua di Cristoforo Colombo.

Nel vecchio continente la prima statua a subire questo destino ed essere buttata in acqua dai manifestanti è stata quella del mercante (anche di schiavi) del XVII secolo Edward Colston, a Bristol, in Inghilterra.

In Svizzera rischia di essere smontato il monumento dedicato a David De Pury, finanziere e filantropo di Neuchâtel che fu impiegato in una società che praticava il commercio di schiavi.

La città aveva già preso una decisione analoga lo scorso anno, cambiando il nome dell’area davanti all’Università, dedicata a Louis Agassiz, scienziato di fama internazionale apertamente razzista.

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Il fenomeno della rabbia contro i monumenti non ha risparmiato neppure l’Italia. Il servizio del il corrispondente da Roma ci parla dei possibili paradossi che potrebbero sorgere se si applicasse lo stesso metro di giudizio a monumenti di grande interesse storico. 

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Una bontà controversa

Le proteste di queste settimane hanno fatto ritornare d’attualità anche il dibattito attorno a uno dei fiori all’occhiello della tradizione dolciaria tedesca molto apprezzato in Svizzera: i moretti.

La catena di supermercati Migros ha deciso infatti di toglierli dagli scaffali. “L’attuale dibattito in corso ci ha spinti a rivalutare la situazione. Ci è chiaro che anche la nostra decisione creerà discussioni”, ha twittato mercoledì la stessa Migros.

Inventato nel XIX secolo, in piena epoca coloniale, questo dolce composto da una massa bianca avvolta di cioccolato oggi in Germania è chiamato generalmente “Schokokuss” (bacio di cioccolata) e non più “Negerkuss” (bacio di negro) come un tempo. Anche nella Svizzera francese si usa ormai il termine “tête de chocolat” (testa di cioccolato) invece di “tête de nègre” (testa di negro).

Nella Svizzera tedesca, tuttavia, il termine ancora utilizzato di “Mohrenkopf” (testa di moro) aveva già infiammato gli animi e la politica. Una petizione lanciata nel 2017 chiedeva un nuovo nome, ma il produttore è sempre rimasto fedele alla denominazione storica.

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Pregiudizi banditi dalle carte Magic

L’attuale dibattito sul razzismo ha raggiunto anche il mondo dei giochi e più precisamente il celebre Magic the Gathering, gioco strategico di carte collezionabili che i giocatori utilizzano per creare un mazzo personalizzato con cui affrontare gli avversari.

La casa produttrice ha annunciato giovedì che alcune delle carte verranno rimosse dal database e non saranno più considerate valide nei tornei ufficiali.

La più controversa si chiama “invoca pregiudizio”. Il disegno raffigurato è un evidente riferimento al Ku Klux Klan.

“Stampata in origine nel 1994, la carta è razzista […] e non c’è posto per il razzismo nel nostro gioco, o altrove”, si legge sul sito ufficiale di Magic the GatheringCollegamento esterno. A subire lo stesso destino sono altre sette carte fra cui Jihad, Crociata e Zingari di Pradesh.

Mobilitazione inedita

Il movimento di protesta contro il razzismo sembra  dunque aver raggiunto in questo 2020 una dimensione inedita. Per quale motivo? 

La Radiotelevisione svizzera ne ha discusso con uno studioso di diritti civili e questioni razziali. L’intervista nel servizio qui sotto:


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tvsvizzera.it/Zz/ats/reuters/ap con RSI (TG dell’11.06.2020)

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