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Lavoro temporaneo, balzo dei padroncini stranieri nel terziario

Due edili su un cantiere svizzero.
Keystone

Il fenomeno dei lavoratori stranieri impiegati in Svizzera per periodi di breve durata si è sicuramente esteso in concomitanza con l'entrata in vigore dell'accordo di libera circolazione con l'UE nella prima metà degli anni 2000 ma la sua portata resta circoscritta all'interno del mercato del lavoro indigeno.


Almeno così sembra emergere dalle ricercheCollegamento esterno condotte dall’Ufficio di statistica ticinese (Ustat) che ha rielaborato i dati diffusi a livello federale, in particolare dalla Segreteria di Stato della migrazione.

I lavoratori notificati rappresentano l’1,6% dei posti a tempo pieno

Se da un lato infatti è oggettivamente progredito il numero delle notifiche di lavoratori stranieri, che in virtù degli accordi bilaterali non devono più esibire un permesso soggiorno per impieghi di durata inferiore ai 90 giorniCollegamento esterno all’anno (in particolare padroncini e manodopera distaccata), dall’altro l’attività svolta da questa categoria di dipendenti corrisponde solo all’1,6% del totale degli impieghi a tempo pieno (Etp) nel Canton Ticino (l’1% in Svizzera). Una valenza residuale soprattutto se comparata con il fenomeno dei frontalieri, che rappresentano ormai il 27,4% della forza lavoro nel cantone italofono.

Va specificato che in questa speciale classifica dei notificati il Ticino si colloca al terzo posto, dopo Ginevra (1,8%) e Vallese (1,7%). Le 26’757 notifiche depositate nel 2018, osserva l’Ustat, si traducono infatti in 3’021 posti di lavoro a tempo pieno (Etp) e soprattutto quasi la metà di queste occupazioni temporanee (45,4%) hanno una durata inferiore agli 11 giorni (63,9% nel caso dei distaccati).

Crescita impetuosa dei notificati dal 2005 al 2013

Ma c’è un secondo aspetto significativo che affiora dalla ricerca: dal 2005, l’anno successivo all’entrata a regime dell’accordo di libera circolazione, al 2018 le notifiche in Ticino sono passate da 7’830 a 26’757 in Ticino e da 92’830 a 252’898 in Svizzera. Questo significa, nel primo caso, che sono raddoppiati, da 1’210 a 3’021 gli impieghi equivalenti a tempo pieno nel cantone italofono ricoperti da questo segmento di mercato, con una crescita marcata (+144%) fino al 2013 e una relativa stagnazione nel quinquennio successivo (+2,2%). Mentre a livello federale l’incremento nel medesimo periodo è stato del 122%.

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Ad aumentare in Ticino, sempre in base ai criteri di ponderazione adottati (Etp), sono stati soprattutto gli indipendenti-padroncini, passati dal 4,1% all’11,4% dal 2005 al 2013, seguiti dai distaccati, cresciuti dal 31,8% al 26,5% nel 2013 ma regrediti poi al 9,2%. Stabile invece, attorno al 70%, la quota dei notificati assunti direttamente da un datore di lavoro elvetico che rappresentano la fetta più cospicua di questa categoria.

Il confronto tra queste tre tipologie di notificati (distaccati, indipendenti e assunti da datore svizzero) per ambito economico mette in risalto soprattutto il recente incremento – a discapito del secondario – dei notificati stranieri nel terziario, dal 48,3% al 68% negli ultimi 5 anni e l’esplosione all’interno di questo settore degli indipendenti, cresciuti di quattro volte, dal 15,9% al 71,8%. In aumento anche i distaccati (dal 12,8% al 23,1%) e i notificati assunti da datore svizzero (dal 71,6% al 76,9%).

Nel secondario diminuiscono i distaccati

A questa tendenza si contrappone l’evoluzione inversa riscontrata sempre dai padroncini-indipendenti nel secondario dove la loro quota è scesa dal 74,2% nel 2013 al 26,4% nel 2018, dovuta sostanzialmente al dimezzamento delle giornate lavorative svolte da questi ultimi. I distaccati si concentrano maggiormente in questo settore, in particolare nell’edilizia, mentre nel terziario sono presenti soprattutto indipendenti e lavoratori assunti da datori svizzeri. Proprio quest’ultima categoria rappresenta i tre quarti della manodopera che ricorre alla notifica per attività svolte per meno di 90 giorni all’anno.

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