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Svizzera sui mari da 75 anni

Immagine di una nave (battente bandiera svizzera e con la scritta St Cergue - Bale) nei pressi di un porto.
La vecchia portarinfuse 'St. Cergue'. Varata a Hong Kong nel 1983, ebbe un armatore svizzero dal dicembre 1985 al luglio 1989, prima di essere venduta all'Italia. Keystone

Dal 1941, la bandiera rossocrociata è issata in acque internazionali; la nascita d'una flotta mercantile fu favorita dalla mancanza di beni in guerra.

“Parlare di marina svizzeraCollegamento esterno suscita una certa incredulità e persino il sospetto di voler fare dello spirito”, esordiva Ludy Kessler in un documentario del 1971 dedicato ai 30 anni di navigazione in alto mare sotto bandiera rossocrociata.


Eppure, la flotta mercantileCollegamento esterno del Paese è la più grande al mondo per una nazione senza sbocco sul mare. Sul sito degli armatori svizzeri swiss-ships.ch, sono censite una quarantina di navi tra portarinfuse, porta container, cisterna.


Le navi battenti bandiera svizzera non toccheranno mai il loro porto di registrazione, Basilea per tutte. È però alla costruzione di questo scalo, dopo il primo conflitto mondiale, che risalgono i primi investimenti pubblici nella navigazione.

Da Basilea ai “sette mari”, passando per Rotterdam

Dapprima la navigazione sul Reno, gestita da una società per metà privata e per metà di Confederazione, cantoni, Ferrovie federali. Poi, in collaborazione con una compagnia olandese, quella costiera.


La navigazione d’alto mare diventa invece realtà con un decreto federale del 9 aprile 1941. Per decenni, nonostante le numerose richieste, la bandiera svizzera aveva potuto essere issata solo come secondo vessillo su navi registrate in altri paesi.


A convincere Berna a creare una Legge sulla navigazione marittima fu la necessità di approvvigionamento, durante la seconda guerra mondiale, di combustibili, foraggi, cereali e materie prime coloniali quali oli, zucchero e caffè.

A questo scopo, la Svizzera aveva inizialmente noleggiato vettori stranieri, ma l’evolversi del conflitto non consentiva di farvi ulteriore affidamento.

Quanto è svizzera?

Nel 2011, su 708 membri d’equipaggio delle navi svizzere figuravano solo sei uomini con passaporto rossocrociato. La maggior parte dei marinai, rendeva noto l’Ufficio della navigazione marittima (USNM), era di nazionalità filippina, ucraina e croata.


Diversa la situazione nel secolo scorso: in questa intervista del 1971, sull’appena varata nave “Ascona” nove su dieci erano svizzeri. Gli addetti alle macchine provenivano dall’industria, gli altri dalla navigazione sul Reno.

Oggi, pochi beneficiano dei contributi pubblici per formarsi come marinaio/a. Ne godono invece le sei società armatrici con sede nel Paese, cui la Confederazione concede delle fideiussioni per ottenere più facilmente prestiti dalle banche.


Ne consegue che le compagnie possono rinnovare continuamente la flotta: l’età media delle navi è ampiamente sotto i 10 anni. Lo scopo di questi aiuti, per lo Stato, è poterla requisire per assicurare –ai sensi dell’articolo 102 della Costituzione- “l’approvvigionamento del paese in beni e servizi vitali in caso di minacce d’ordine egemonico o bellico nonché in caso di gravi situazioni di penuria cui l’economia non è in grado di rimediare da sé”.

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