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Mali, missionaria svizzera rapita da jihadisti

Al Qaeda nel Maghreb ha rivendicato il sequestro di Béatrice Stockly a inizio gennaio; per il rilascio, il gruppo chiede la liberazione di prigionieri

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Al Qaeda nel Maghreb islamico ha rivendicato il rapimento di Béatrice Stockly, la missionaria svizzera sequestrata in Mali a inizio gennaio. In un video il gruppo jiadista, in cambio del rilascio della basilese chiede la liberazione di alcuni prigionieri.

In un filmato ripreso dal Blick-online e non ancora autenticato dalla Confederazione [cfr. video sopra], un uomo armato e incappucciato accusa Béatrice Stockly di essere riuscita, con il suo lavoro di evangelizzazione, ad allontanare dall’Islam diversi giovani musulmani.

Il rapimento della missionaria basilese, avvenuto lo scorso 7 gennaio a Timbuctu, è stato dunque rivendicato da AQMI, gruppo jihadista affiliato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico. Nel video appare anche la donna, velata, e dichiara che la registrazione è avvenuta il 19 di gennaio.

Per il suo rilascio il gruppo jiadista, rivolgendosi direttamente alle autorità elvetiche, chiede la liberazione di alcuni combattenti imprigionati in Mali, fra cui Abou Tourab, uno dei fondatori del gruppo terroristico AQMI, detenuto alla corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra per aver attaccato alcuni edifici religiosi ed monumenti storici a Timbuctu.

Nessun commento per ora da Berna, che deve verificare il filmato e le rivendicazioni avanzate.

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