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Lombardi: Roma ha già ottenuto quello che voleva

Il consigliere agli Stati Filippo Lombardi
Il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi Keystone

Sui possibili riflessi che potrà avere il voto del 4 marzo sui rapporti bilaterali italosvizzeri abbiamo interpellato il consigliere agli Stati Filippo Lombardi, che presiede la Delegazione per le relazioni con il parlamento di Roma. Il politico ticinese mette in risalto le incongruenze italiane riguardo in particolare fiscalità dei frontalieri e politiche protezioniste in ambito finanziario. Ma sottolinea anche le grandi opportunità offerte dalle relazioni tra i due paesi.   

tvsvizzera.it: Quale può essere il destino dell’accordo sui frontalieri, voluto in particolare da Berna, visto che nel centrodestra (Lega) – ma non solo – si sono levate voci di dissenso in merito al futuro regime fiscale di questa categoria di lavoratori?

Filippo Lombardi: Più passa il tempo, più appare chiaro che l’accordo è stato negoziato, da ambo le parti, senza curarsi delle conseguenze materiali che avrebbe avuto per molte persone. La Lega dei Ticinesi ha fatto un massimo di pressione per ottenere questo accordo, traendone benefici politici interni salvo poi dirsi comunque delusa del risultato, una sorta di “vittoria mutilata”. La Lega in Italia ora cavalca spudoratamente il movimento opposto, da un paio d’anni blocca la ratifica dell’accordo, e non dubito che giunta al Governo lo farebbe semplicemente stralciare dall’agenda. Tanto l’Italia ha già ottenuto quel che le interessava sul piano dello scambio automatico di informazioni. Temo che una soluzione si potrebbe trovare solo rinchiudendo in una torre i rappresentanti delle due Leghe e lasciandoli deperire finché giungano ad una soluzione condivisa, che ovviamente tutti gli altri accetterebbero fra grida di giubilo.

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Ritiene che un nuovo governo potrà risolvere e superare le discriminazioni patite dagli operatori finanziari svizzeri (ad esempio il recente obbligo di succursale in Italia)?

Me lo auguro, ma temo invece che l’Italia continui ad operare nel modo protezionista e autolesionista che conosciamo da anni, indipendentemente dalle maggioranze che si succedono, con danni rilevanti anche per la parte svizzera. Mi spiego:  è noto a tutti che il sistema bancario e finanziario italiano non è dei più competitivi e attraenti. L’entrata di operatori svizzeri porterebbe non solo denaro e crediti agli imprenditori e all’Azienda Italia nel suo insieme, ma anche una sana competizione che darebbe esempi virtuosi e in pochi anni obbligherebbe il sistema bancario italiano a migliorarsi nettamente. Invece di affrontare serenamente questa sfida benefica per tutti, il riflesso protezionista e corporativo italiano danneggia ambo le parti!

Più in generale il voto del 4 marzo come potrà riflettersi sui rapporti italo-svizzeri (buoni ma non eccezionali in questa delicata fase)?

Siccome è chiaro a tutti che la legge elettorale voluta dai principali partiti impedirà comunque l’affermarsi di una chiara maggioranza, è ben difficile fare previsioni sull’effetto che le elezioni avranno per quanto attiene ai rapporti Italia-Svizzera. Molto dipenderà allora dalle persone che si troveranno a capo del Governo e nei ministeri chiave. Posso solo augurarmi che abbiano la capacità di intravvedere nelle relazioni fra i nostri due Paesi un’opportunità da sfruttare e non un pericolo da combattere. La Svizzera – e non solo il Ticino – ha bisogno di riannodare il suo tradizionale e perfino storico rapporto preferenziale con l’Italia, anche in funzione dei suoi rapporti con l’Unione Europea. E l’Italia può solo guadagnarci, anche se stenta maledettamente a capirlo.

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