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Le contraffazioni, un flagello per le piccole e medie imprese svizzere e italiane

orologi distrutti con una mazza
Si falsifica di tutto, soprattutto orologi. Keystone / Sakchai Lalit

Molti prodotti contraffatti sequestrati nel mondo sono spesso brutte copie degli originali italiani e svizzeri. Solo gli Stati Uniti sono più colpiti dal fenomeno.

Al di là delle loro differenze, le economie svizzera e italiana hanno un punto in comune: i prodotti delle loro piccole e medie imprese (PMI) sono spesso oggetto di contraffazioni.

È quanto emerge da un rapportoCollegamento esterno pubblicato a inizio febbraio dall’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che si focalizza appunto sul fenomeno delle falsificazioni ai danni delle PMI.

Nella lista dei dieci Paesi più colpiti dal commercio di beni contraffatti che violano i diritti di proprietà intellettuali delle loro PMI, Svizzera e Italia figurano rispettivamente al secondo e al terzo posto.

Tra il 2011 e il 2019, sull’insieme delle merci confiscate nel mondo prodotte da PMI il 13% e l’11% degli articoli portavano il marchio – taroccato – Made in Switzerland e Made in Italy. In prima posizione figurano gli Stati Uniti, con oltre il 50% degli articoli. Più staccate invece Gran Bretagna (7%) e Francia (4%).

Per chi è adepto del pensiero positivo, questa forte presenza di prodotti rossocrociati e tricolori può forse rappresentare anche motivo di vanto: solo merci di ottima qualità suscitano la bramosia degli esperti di contraffazione.

Un fenomeno dannoso soprattutto per le PMI

Ma è sicuramente l’unico aspetto di cui ci si può vagamente rallegrare. “Il commercio di merci contraffatte rappresenta un rischio socioeconomico globale, che minaccia la governance pubblica, il benessere dei consumatori e delle consumatrici e l’efficienza delle attività commerciali”, si legge nel rapporto. “Allo stesso tempo, [questo fenomeno] sta diventando una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata. Inoltre, danneggia la crescita economica, riducendo i ricavi delle imprese e minando il loro incentivo all’innovazione”.

Il problema è particolarmente acuto per le PMI, che rappresentano la colonna portante di molte economie occidentali (in Svizzera rappresentano oltre il 99% di tutte le aziende e danno lavoro al 68% di tutti gli occupati e occupate).

Il dato elevato non sorprende Eveline Capol, segretaria centrale di Stop Piracy, la piattaforma svizzera di lotta contro la contraffazione e la pirateria: “Le PMI hanno spesso mezzi limitati per proteggere i loro prodotti e i loro servizi, ciò che le rende più vulnerabili alle contraffazioni”.

Orologi, che passione

Le PMI svizzere e italiane sono particolarmente esposte soprattutto per le loro competenze in due campi ben precisi: l’orologeria e il settore della moda.

Se gli esperti di prodotti taroccati falsificano di tutto – dalle componenti elettriche ai forni per la pizza, passando per i medicinali – orologi, vestiti e scarpe sono particolarmente gettonati. In valore, gli orologi rappresentano addirittura oltre il 25% della merce contraffatta confiscata nel mondo.

Per illustrare il fenomeno delle contraffazioni, il rapporto dell’OCSE riporta l’esempio di un’azienda italiana a conduzione familiare, produttrice di calzature di lusso in piccole quantità. Data l’alta qualità dei suoi prodotti, la società è riuscita a conquistarsi una grande reputazione. Questa fama si è tradotta in un’elevata domanda dei suoi prodotti. L’azienda aveva un modello di distribuzione tradizionale e proponeva le sue scarpe solo in poche boutique.

A un certo punto, la ditta ha deciso di valutare la possibilità di aprire un negozio online. Una rapida ricerca sul web, ha rivelato la presenza di un enorme numero di calzature con il logo dell’azienda sui siti di commercio online, comprese le principali piattaforme di vendita al dettaglio. La stragrande maggioranza delle scarpe erano contraffatte.

L’azienda non ha potuto contrastare questo fenomeno. “Siamo una piccola ditta a conduzione famigliare. Non abbiamo strumenti per monitorare internet. Non abbiamo un’unità anticontraffazione e nemmeno un ufficio legale. La nostra forza e le nostre competenze sono nella calzoleria”, ha sottolineato il comproprietario dell’azienda.

Fonte: rapporto OSCE e EUIPO

“Uno studioCollegamento esterno  dell’OCSE ha rivelato che il danno non si limita alla reputazione delle aziende svizzere, ma è anche di tipo economico, in quanto nel 2018 le imprese elvetiche sono state truffate per quasi 4,5 miliardi di franchi di vendite, sottolinea Eveline Capol. L’industria orologiera e il settore della gioielleria sono i più colpiti, con una perdita di circa due miliardi. Ma i contraffattori non hanno risparmiato l’industria dei macchinari, delle apparecchiature elettriche e dei metalli, che hanno visto il fatturato ridursi di circa 1,2 miliardi di franchi. Inoltre, questo fenomeno è costato migliaia di posti di lavoro”.

Online e dalla Cina

Il boom del commercio online ha sicuramente contribuito ad accentuare il fenomeno.

“Circa la metà degli articoli sequestrati destinati all’UE tra il 2017 e il 2019 sono stati acquistati online”, rileva il rapporto.

Lo studio punta il dito soprattutto sull’industria cinese della contraffazione. I prodotti taroccati fabbricati nel Paese asiatico inondano il mercato e rappresentano l’85% dei sequestri relativi alle vendite online e il 51% di quelle offline.

Sensibilizzare i consumatori

Per cercare di sostenere le PMI dell’UE, l’EUIPO ha lanciato una serie di iniziative nell’ambito della protezione intellettuale, tra cui un fondo per queste imprese. L’obiettivo è di fornire un sostegno finanziario alle PMI che vogliono registrare i loro diritti di proprietà intellettuale.

In Svizzera, oltre alle iniziative portate avanti dall’Istituto federale della proprietà intellettualeCollegamento esterno, si punta sulla sensibilizzazione dei consumatori e delle consumatrici, attraverso appunto il progetto Stop Piracy. “Oltre a evidenziare le conseguenze dell’acquisto di prodotti contraffatti, sensibilizziamo sul modo in cui i consumatori e le consumatrici possono proteggersi dall’acquisto di questi articoli”, precisa Eveline Capol.

Per quanto concerne la legislazione contro le contraffazioni, le norme in vigore nell’UE e in Svizzera “sono già a un buon livello”, aggiunge la segretaria generale di Stop Piracy. “Ma le migliori leggi non hanno effetto se non vengono applicate. Bisogna pertanto mettere a disposizione delle autorità incaricate di lottare contro questo fenomeno i mezzi necessari”.

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