Quando leggere e contare diventano un problema sociale
In Svizzera, 844’000 persone adulte tra i 16 e i 65 anni hanno difficoltà in lettura, matematica elementare e risoluzione dei problemi. Il dato, pari al 15% della popolazione in età lavorativa, emerge da un nuovo rapporto dell'Ufficio federale di statistica pubblicato oggi.
Basato sui dati del programma PIAACCollegamento esterno dell’OCSE (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), il rapportoCollegamento esterno dell’UST traccia un quadro dettagliato di chi sono queste 844’000 persone e quali sono le conseguenze delle loro carenze di competenze.
Quasi la metà (46%) non ha una formazione post-obbligatoria, fermandosi quindi alla scuola dell’obbligo. Il 44% appartiene alla fascia d’età tra i 16 e i 45 anni, suggerendo che il problema non riguarda solo le generazioni più anziane, ma anche una parte significativa della popolazione ancora pienamente inserita nel mercato del lavoro.
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Un dato particolarmente interessante riguarda la composizione linguistica di questo gruppo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il fenomeno non è confinato esclusivamente alla popolazione di origine straniera. Il 38% delle persone con scarse competenze ha come lingua principale una delle lingue nazionali. Per il restante 62%, che ha sostenuto il test in una lingua straniera, una parte dei bassi punteggi può essere spiegata dalla barriera linguistica.
Esiste inoltre una forte correlazione tra le competenze degli adulti e il contesto socio-economico familiare. Le persone con competenze carenti provengono spesso da famiglie in cui i genitori non hanno un titolo di studio terziario (12% contro il 34% nella popolazione generale), esercitano meno frequentemente professioni qualificate (25% contro il 52%) e risultano più spesso disoccupati (7% contro il 2%). Questi dati suggeriscono che le disuguaglianze nelle competenze tendono a perpetuarsi di generazione in generazione. (Giovedì sono stati pubblicati anche i dati sulla mobilità socialeCollegamento esterno).
Le conseguenze sul mercato del lavoro svizzero
L’impatto delle competenze carenti sul mercato del lavoro è evidente e quantificabile. Solo il 71% delle persone con scarse competenze è occupato, rispetto all’83% della popolazione generale: una differenza di 12 punti percentuali che si traduce in migliaia di persone escluse dal mondo del lavoro o relegate ai suoi margini. Oltre l’80% di chi lavora con competenze limitate appartiene al 40% degli occupati con i redditi più bassi, confermando, scrive l’UST, che la carenza di competenze è un fattore chiave della povertà lavorativa.
Le condizioni di lavoro riflettono questa marginalizzazione. Il 66% degli delle persone occupate con competenze scarse svolge quotidianamente attività fisiche prolungate, contro il 34% della popolazione generale. Inoltre, questi individui e persone godono di minore autonomia professionale, sia nella gestione degli orari che nell’organizzazione del lavoro e nelle decisioni operative. Rispetto al resto della popolazione, percepiscono più frequentemente prestazioni sociali, diventando così non solo una risorsa sottoutilizzata per l’economia, ma anche un costo aggiuntivo per il sistema di welfare.
Benessere e partecipazione sociale: un divario preoccupante
Le conseguenze delle scarse competenze vanno ben oltre l’ambito economico e lavorativo, investendo la qualità della vita e la partecipazione politica. Lo studio mostra che la maggior parte delle persone di nazionalità svizzera (86%) è generalmente molto soddisfatta della propria vita, ma tra le persone con scarse competenze questa quota scende al 75%. Un divario di 11 punti percentuali che indica un disagio esistenziale significativo.
La salute percepita è un altro indicatore eloquente. Solo il 38% delle persone con scarse competenze valuta il proprio stato di salute come molto buono, contro il 55% della popolazione nel suo complesso. Una differenza di 17 punti che può essere spiegata sia da condizioni di vita più difficili, sia da una minore capacità di accedere alle informazioni sanitarie e di prendersi cura della propria salute.
Il circolo vizioso della formazione continua
Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la formazione continua. Solo il 33% delle persone con scarse competenze ha seguito una formazione negli ultimi cinque anni, contro il 61% della popolazione totale. Questo significa che chi avrebbe più bisogno di aggiornare e migliorare le proprie competenze è proprio chi meno accede alle opportunità formative.
Anche le motivazioni sono diverse. Per le persone con scarse competenze, la formazione continua è generalmente più legata al miglioramento delle opportunità di lavoro e di carriera (33% contro il 21% della popolazione totale). Per il resto della popolazione, invece, l’interesse personale è la motivazione principale (29% contro il 19% per le persone con scarse competenze). Questo suggerisce che, per chi ha competenze limitate, la formazione è vista principalmente come uno strumento di sopravvivenza economica, piuttosto che come un’opportunità di crescita personale e culturale.
La Svizzera nel contesto europeo
L’indagine PIAAC 2023 condotta dall’OCSE su 31 Paesi e circa 160’000 adulti offre un quadro comparativo delle competenze fondamentali. In media, un adulto su quattro a livello internazionale non è in grado di comprendere testi semplici o risolvere problemi aritmetici di base. Con un tasso del 15%, la Svizzera si posiziona al di sotto della media.
La situazione dell’Italia è decisamente più critica: il 35% degli adulti si colloca al livello più basso (o inferiore) sia in lettura che in matematica, rispetto a una media OCSE del 26% e 25% rispettivamente. Più di un italiano su tre è dunque considerato un analfabeta funzionale. Il divario è particolarmente marcato nel Sud, dove i livelli di competenza sono significativamente inferiori alla media nazionale. Solo il 20% della popolazione italiana tra i 25 e i 65 anni possiede una laurea, mentre il 38% non ha completato l’istruzione secondaria superiore.
La Francia si colloca nella media OCSE. Secondo i dati dello studio Gli adulti sono pronti ad affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione?Collegamento esterno, il 26% ha difficoltà con la scrittura e il 4% si trova in una condizione di illetteratismo (analfabetismo funzionale). Le difficoltà in calcolo toccano il 25% della popolazione, e nel 62% dei casi si sommano a quelle nella scrittura. Come in Svizzera, si osserva un forte legame tra le competenze e il background socio-economico: il 33% degli adulti francesi con basse competenze ha genitori con un basso livello di istruzione, contro il 16% per gli adulti con alte competenze.
La Germania, come la Svizzera, si posiziona al di sotto della media OCSE in tutti i domini. Tuttavia, questo risultato nasconde profonde disuguaglianze interne. La Germania presenta uno dei più ampi divari di competenze tra la popolazione con alto e basso livello di istruzione. Un fattore cruciale è l’immigrazione: la popolazione immigrata è aumentata di oltre 5 punti percentuali tra il 2012 e il 2023, e il divario di competenze tra nativi e immigrati è cresciuto significativamente, con le competenze degli immigrati recenti che sono calate del 18% nell’ultimo decennio.
Una sfida per il futuro della Svizzera
In un Paese ricco come la Svizzera, con un sistema educativo generalmente considerato di alta qualità, il fatto di avere circa 844’000 adulti tra i 16 e i 65 anni con scarse competenze di base, rappresenta un problema strutturale.
Le conseguenze economiche, sociali e democratiche, come citato, sono evidenti: minore produttività, maggiore dipendenza dal welfare, ridotta coesione sociale e partecipazione civica limitata.
La sfida è duplice. Da un lato, è necessario rafforzare la formazione continua, rendendola più accessibile proprio a chi ne ha più bisogno. Dall’altro, occorre affrontare le disuguaglianze socio-economiche che si trasmettono di generazione in generazione.
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