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Ricerca e sviluppo, la Svizzera consolida la sua leadership con investimenti record

Un laboratorio di ricerca dalla Roche
Un laboratorio di ricerca e sviluppo dalla Roche a Basilea inaugurato il 10 settembre del 2024. Keystone / Georgios Kefalas

La Confederazione si conferma una potenza nel campo della Ricerca e Sviluppo (R&S), con investimenti che nel 2023 hanno raggiunto i 25,9 miliardi di franchi, posizionandosi tra i leader mondiali per intensità di ricerca (3,22% del PIL). Un successo trainato da aziende e università, che contrasta con la crescita dell'Italia, ferma a 27,3 miliardi di euro e con un investimento pari all’1,37% del PIL. 

La Svizzera si conferma un faro globale nell’innovazione, con investimenti record nella Ricerca e Sviluppo (R&S). Il dato, emerso dalla statistica dell’Ufficio federale di statistica (UST), segna un aumento medio annuo del 3% rispetto al 2021 (ultimo rilevamento), consolidando una robusta tendenza alla crescita che la posiziona tra i Paesi più all’avanguardia. 

Un ecosistema robusto trainato da aziende e università

Il cuore pulsante della R&S elvetica batte principalmente nel settore privato e nelle università. Le aziende private hanno destinato quasi 18 miliardi di franchi alle attività di ricerca nel 2023, rappresentando il 69% della spesa totale e registrando un incremento del 3% rispetto al 2021. 

 Le università si confermano il secondo attore chiave, con quasi 7,4 miliardi di franchi investiti, pari al 28% della spesa complessiva, e un aumento del 3% rispetto a due anni fa. Gli altri settori, come la Confederazione (tolte le università e i politecnici) e le istituzioni senza scopo di lucro, contribuiscono in misura marginale, congiuntamente al 2% del totale. 

L’intensità della ricerca

L’intensità della ricerca svizzera, misurata dal rapporto tra la spesa in R&S e il prodotto interno lordo (PIL), si attesta al 3,22%. Sebbene questo valore sia leggermente inferiore a quello del 2021 – a causa di una crescita più rapida del PIL nello stesso periodo – la Svizzera mantiene una posizione di prestigio, collocandosi al nono posto a livello internazionale tra i Paesi con la più alta intensità di R&S.  

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Questa leadership non è casuale. La Svizzera occupa infatti posizioni di spicco in numerose classifiche internazionali su ricerca e innovazione. Si distingue in particolare per l’elevato numero di pubblicazioni scientifiche per abitante e per i brevetti depositati, a testimonianza di un’intensa attività di ricerca. La comunità scientifica internazionale riconosce inoltre alle pubblicazioni svizzere un’attenzione superiore alla media. Un ulteriore indicatore di successo è la partecipazione elvetica ai programmi quadro di ricerca dell’UE: la Svizzera si colloca ai primi posti sia per il tasso di successo delle domande approvate sia per i fondi ottenuti, a riprova della sua competitività. 

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Questi risultati eccellenti dimostrano l’efficacia della politica svizzera in materia di ricerca e innovazione e la ben definita ripartizione dei compiti tra economia privata ed enti pubblici. Non a caso la Svizzera ha conquistato il primo posto nel Global Innovation Index 2024 dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale per la quattordicesima volta consecutiva. Tuttavia – ricorda la Segreteria di stato per la formazione, ricerca e innovazioneCollegamento esterno – la ricerca e l’innovazione sono per loro natura attività proiettate al futuro, una sfida costante che impone di esplorare ambiti sconosciuti, sviluppare ciò che non esiste ancora e rendere commerciabile ciò che non è ancora sul mercato. 

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Personale qualificato, la vera forza trainante

La spesa per il personale è la voce più significativa per le attività di ricerca: assorbe 17 miliardi di franchi nel 2023, ovvero i due terzi della spesa totale. Quasi 150’000 persone erano impiegate in questo campo in Svizzera nel 2023, con un aumento di quasi 10’000 unità dal 2021. La quota femminile nel personale di R&S si mantiene stabile intorno al 36%, con una maggiore presenza nelle università (46%) e nel governo federale (42%) rispetto alle aziende private (24%). 

Il settore dell’economia privata si conferma il principale finanziatore della ricerca in Svizzera, coprendo quasi due terzi (64%) della spesa totale. Le aziende finanziano prevalentemente le proprie attività, ma investono in modo significativo anche in R&S all’estero (8,1 miliardi di franchi). La ricerca svizzera beneficia inoltre di circa 2 miliardi di franchi provenienti da finanziamenti esteri. 

La situazione in Italia

Anche l’Italia ha rafforzato i suoi investimenti in R&S, raggiungendo nel 2022 la cifra significativa di 27,3 miliardi di euro, con un incremento del 5,0% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata diffusa su tutto il territorio nazionale, con picchi nel Mezzogiorno, come si può leggere in un rapporto dell’ISTATCollegamento esterno

Il settore privato anche in Italia si conferma il motore principale, contribuendo con il 61,4% della spesa complessiva. Le imprese, in particolare, hanno investito circa 16,3 miliardi di euro, pari al 59,6% del totale. Le università hanno registrato un incremento del 7,5% nella loro spesa (6,7 miliardi di euro), affermandosi come il secondo attore più importante della R&S dopo le imprese. 

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Tuttavia – segnala l’ISTAT – il panorama italiano presenta una criticità: mentre le medie e grandi imprese hanno sostenuto la crescita, le piccole imprese (con meno di 50 addetti) hanno registrato una contrazione del 5,3% nella loro spesa in R&S. I dati preliminari per il 2023 indicano una lieve battuta d’arresto per la spesa delle imprese (-0,3%), ma le previsioni per il 2024 sono ottimistiche (+4,6%). 

L’intensità della ricerca in Italia

L’incidenza della spesa per R&S sul PIL italiano si è attestata all’1,37% nel 2022, un dato significativamente inferiore a quello svizzero. Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, le imprese coprono il 53,2% della spesa totale, seguite dalle istituzioni pubbliche con il 35,6%. Si osserva anche un notevole incremento dei finanziamenti provenienti dall’estero (+12,7%). 

La partecipazione femminile nelle attività di R&S in Italia mostra segnali di crescita. Nel 2022, le donne impegnate in R&S erano 174’000, pari al 34,6% del totale degli addetti, con aumento del 2,4% rispetto al 2021. La crescita è particolarmente sensibile nel non profit, nelle università e nelle istituzioni pubbliche.  .

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Un breve confronto tra Italia e Svizzera

Il confronto tra i due Paesi rivela approcci e risultati diversi, sebbene entrambi i Paesi riconoscano l’importanza strategica della R&S per la competitività futura. La Svizzera, con una spesa in R&S che supera i 25 miliardi di franchi e un’intensità sul PIL del 3,22%, dimostra un ecosistema dell’innovazione estremamente robusto, dove le aziende e le università sono i pilastri portanti. La sua capacità di attrarre finanziamenti e talenti, unita a una crescita costante del personale di ricerca, la rende punto di riferimento internazionale. 

L’Italia, pur mostrando una crescita complessiva della spesa in R&S, con un dato nominale simile a quello svizzero (seppur con valute e anni diversi), evidenzia una minore intensità di ricerca rispetto al proprio PIL. La sfida principale per l’Italia – conclude lo studio dell’ISTAT – risiede nel coinvolgimento delle piccole imprese e nel rafforzamento di un ecosistema che possa tradurre gli investimenti in un impatto più profondo sull’economia e sull’innovazione.  

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