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Dazi USA: Parmelin e Keller-Sutter rientrano a mani vuote

uomo e donna
L'incontro tra le presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il segretario di Stato USA Marco Rubio non ha prodotto nessun risultato. Us State Department / Freddie Everett

Il viaggio dei due consiglieri federali a Washington si è concluso con un nulla di fatto. Da oggi scatta il dazio del 39% sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti voluti dall’amministrazione Trump. 

I dazi doganali statunitensi del 39% sui prodotti elvetici sono entrati in vigore giovedì alle 6:00 ora svizzera.  

“Miliardi di dollari in dollari stanno ora affluendo verso gli Stati Uniti”, ha annunciato trionfalmente Donald Trump sul suo social network Truth Social. 

Queste sovrattasse, che riguardano decine di Paesi, sostituiscono quella del 10% applicata da aprile su quasi tutti i prodotti in ingresso negli Stati Uniti. 

Inizialmente, la Svizzera doveva essere soggetta a dazi doganali del 31%. Tuttavia il miliardario repubblicano, denunciando un surplus commerciale svizzero di 39 miliardi di dollari che ritiene eccessivo, ha fissato il primo agosto la sovrattassa al 39% dopo una telefonata inconcludente con la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter. 

>>> La cronaca della giornata di mercoledì e le analisi nell’edizione serale del TG:

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Seduta straordinaria del Governo

La missione dell’ultima chance di una delegazione svizzera guidata da Karin Keller-Sutter martedì e mercoledì a Washington non ha portato a un cambiamento nella posizione di Donald Trump. La missione di alto livello, che comprendeva anche il ministro dell’economia Guy Parmelin, non ha annunciato risultati concreti al termine dei colloqui con il segretario di Stato americano Marco Rubio. 

Nessun dettaglio è trapelato dagli incontri della delegazione. È stato un “incontro molto positivo, uno scambio molto amichevole e aperto sulle questioni comuni”, ha dichiarato la presidente della Confederazione alla SRF al termine della discussione, durata circa 45 minuti. 

I due consiglieri federali sono ora rientrati a Berna. Il loro aereo è atterrato giovedì mattina poco dopo le 7:00 all’aeroporto di Berna-Belp. Il Consiglio federale ha annunciato che nel pomeriggio terrà una seduta straordinaria. 

La delegazione svizzera era partita con l’intenzione di presentare “una nuova offerta” interessante al presidente statunitense per cercare di ammorbidire la sua posizione, dopo l’onda d’urto provocata in Svizzera dall’annuncio dei dazi del 39%, in particolare nei settori dell’esportazione come quello delle macchine, dell’orologeria e dell’industria alimentare. 

La sovrattassa è nettamente più alta di quella imposta agli Stati dell’UE (15%) e superiore a quella subita dalla stragrande maggioranza dei Paesi, il che fa temere una perdita di competitività e riduzioni dell’occupazione in Svizzera. 

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Prodotti farmaceutici 

Durante il fine settimana, Parmelin aveva evocato alcune possibili concessioni da parte svizzera, come l’acquisto di gas naturale liquefatto americano (sulla scia delle concessioni fatte dall’UE agli Stati Uniti) o maggiori investimenti da parte delle grandi aziende svizzere oltre Atlantico, con l’obiettivo di ottenere un accordo più favorevole. 

Uno dei grandi nodi della disputa riguarda anche gli aspetti militari e i prodotti farmaceutici. Trump accusa le multinazionali farmaceutiche, in particolare quelle svizzere, di “arricchirsi sulle spalle del popolo americano” vendendo i loro prodotti a prezzi molto più alti negli Stati Uniti rispetto ad altrei nazioni, una pratica resa possibile dall’assenza di una regolamentazione statale sui prezzi. Donald Trump ha promesso di abbassare il prezzo dei farmaci nel suo Paese. 

Secondo una fonte vicina ai colloqui citata mercoledì dall’agenzia Reuters, il Ggoverno americano sta spingendo la Svizzera ad acquistare più prodotti energetici e di difesa statunitensi. 

L’entrata in vigore dei dazi al 39% avrà gravi ripercussioni sull’industria svizzera dell’esportazione e sull’occupazione in Svizzera, in particolare nel settore delle macchine, aveva avvertito venerdì il Consiglio federale. Si stima che circa il 60% delle esportazioni elvetiche verso gli Stati Uniti rischi di essere colpito da queste tasse aggiuntive. 

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