La televisione svizzera per l’Italia

Dazi USA : la Svizzera prova a giocarsi le ultime carte 

medicinali
Il settore farmaceutico rappresenta circa la metà delle esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti. Questa categoria di merci è però per il momento esentata dal dazio del 39%. Keystone / Gaetan Bally

La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il ministro dell’economia Guy Parmelin sono volati martedì a Washington per cercare di trovare un accordo più favorevole sui dazi doganali. Intanto, Donald Trump ha ribadito la volontà di ridurre il deficit commerciale con la Svizzera e ha criticato Karin Keller-Sutter.

Se non è il viaggio dell’ultima chance poco ci manca. L’obiettivo del volo negli USA di Karin Keller-Sutter e di Guy Parmelin è di “tenere colloqui con le autorità statunitensi volti a migliorare la situazione della Svizzera sul fronte dei dazi”, precisaCollegamento esterno martedì il Consiglio federale. 

Se la Casa Bianca rimarrà sulle sue posizioni annunciate venerdì scorso, dal 7 agosto gli Stati Uniti applicheranno un’aliquota del 39% alle esportazioni svizzere, nettamente superiore rispetto a quella imposta all’UE (15%), al Regno Unito (10%) e al Giappone (15%), che hanno una struttura economica simile. 

In una seduta straordinaria tenutasi lunedì, il Consiglio federale ha ribadito la volontà di proseguire il dialogo con gli Stati Uniti. Il Governo svizzero intende presentare un’offerta più interessante, che consenta di ridurre l’impatto dei dazi sulle esportazioni elvetiche, tenendo conto delle preoccupazioni americane. Per il momento sono state escluse contromisure. 

Altri sviluppi
prodotti svizzeri

Altri sviluppi

Dazi USA, tra appelli alla calma e scenari catastrofici

Questo contenuto è stato pubblicato al Mentre le autorità svizzere hanno indicato di voler continuare a negoziare con Washington anche dopo il 7 agosto, gli ambienti economici sono divisi tra chi teme gravi ripercussioni e chi invita alla calma.

Di più Dazi USA, tra appelli alla calma e scenari catastrofici

La presidente della Confederazione e il ministro dell’economia sono accompagnati da una piccola delegazione, composta tra gli altri dalla segretaria di Stato all’economia Helene Budliger Artieda e dalla segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali Daniela Stoffel. 

>>> La cronaca e le analisi nell’edizione serale del TG:

Contenuto esterno

Incognita sull’incontro con Trump 

Anche l’ambasciatore Gabriel Lüchinger, inviato speciale del Consiglio federale per gli Stati Uniti, fa parte della delegazione, ha confermato una portavoce del Dipartimento federale delle finanze all’agenzia Keystone-ATS.  

Resta incerta la possibilità di un incontro diretto tra i rappresentanti del Governo svizzero e il presidente americano Donald Trump. 

Non è chiaro nemmeno quali istanze e livelli gerarchici saranno coinvolti nei negoziati tra la Svizzera e l’amministrazione statunitense. Interpellato, il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), diretto da Guy Parmelin, ha preferito non commentare. 

“Non ha voluto ascoltare” 

Intanto, intervistato martedì dall’emittente Cnbc, Donald Trump è tornato a ripetere il mantra del deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno nei confronti della Svizzera.  

“L’altro giorno ho parlato con la prima ministra [sic] della Svizzera, la donna era gentile, ma non ha voluto ascoltare. Le ho detto che abbiamo un deficit di 41 miliardi e volete pagare un dazio dell’1%? Le aziende farmaceutiche svizzere hanno fatto fortuna negli Stati Uniti, producendo in Cina, in Irlanda e altrove”, ha dichiarato Trump. 

>>> L’intervista a Donald Trump (dal minuto 1’ le dichiarazioni sulla Svizzera): 

Contenuto esterno

Un deficit tutto relativo 

Nel 2024, la bilancia commercialeCollegamento esterno presentava effettivamente un saldo positivo di oltre 38 miliardi di dollari a favore della Svizzera.  

La parte del leone la fa l’industria farmaceutica elvetica che rappresenta quasi la metà del valore delle merci esportate negli USA (31 miliardi per un totale di 65 miliardi). I medicinali sono però, almeno per il momento, esentati dai dazi imposti da Trump. Il presidente statunitense ha chiesto a diverse multinazionali, tra cui naturalmente quelle elvetiche, di abbassare i prezzi dei loro prodotti negli USA, minacciando di introdurre tariffe doganali ancora più elevate. “Fino al 250%”, ha affermato Trump nell’intervista alla Cnbc.

Il calcolo sul deficit su cui si basa l’inquilino della Casa Bianca non tiene però conto di un aspetto altrettanto importante: le importazioni e le esportazioni di servizi. Considerando anche questa categoria di ‘merce’ la bilancia commerciale è molto più equilibrata, poiché gli Stati Uniti esportano verso la Svizzera servizi per circa 50 miliardi di dollariCollegamento esterno, a fronte di importazioni dalla Confederazione per 30 miliardi.  

Inoltre, la Svizzera è il sesto investitore estero oltre Atlantico, con oltre 350 miliardi di dollari nel 2023. Questi investimenti rappresentavano quasi 400’000 posti di lavoro. 

Gli argomenti più volte ribaditi dal Governo e dai negoziatori elvetici non sono però mai stati presi in considerazione da Trump. Una posizione che Karin Keller-Sutter ha definito in modo poco diplomatico “assurda” dopo la telefonata avuta con il presidente statunitense giovedì scorso. 

Quali carte ha in mano la Svizzera? 

Viste queste premesse, la Svizzera ha ancora qualche carta in mano? Secondo alcuni esperti contattati dall’agenzia stampa Keystone-ATS, vi sono ancora alcune opzioni sul tavolo per dissuadere Trump dall’imporre dazi così elevati.  

La gamma spazia da ulteriori impegni di investimento a importazioni agricole agevolate, passando per nuovi acquisti di armamenti. Altre ipotetiche possibilità sono la rinuncia alla Lex Netflix, il trasferimento di know-how in materia di apprendistato o un aumento degli acquisti di gas naturale liquefatto americano. Tutte queste alternative presentano però la loro dose di argomenti a sfavore. 

I prezzi dei farmaci, che rappresentano una spina nel fianco per Trump, non dovrebbero invece essere al centro dell’attenzione. Qualcuno ha ipotizzato concessioni volontarie da parte delle aziende del settore, ma la questione appare troppo complessa per essere risolta in volata. È improbabile che si raggiunga un accordo su questo tema entro il 7 agosto, afferma infatti l’esperto di UBS Maxime Botteron. Anche perché, su questo aspetto il Consiglio federale ha un margine di manovra limitato. 

Per quanto riguarda le chance di stringere un’intesa sul filo di lana, le opinioni degli specialisti non sono unanimi. Tra gli ottimisti figura Hans Gersbach, codirettore del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF). “Potremmo offrire a Trump l’opportunità di ridurre il nostro surplus commerciale con gli Stati Uniti di una certa percentuale durante il suo mandato rispetto al 2024, senza compromettere il nostro collaudato modello economico orientato all’export. Non è facile, ma è certamente fattibile”, spiega, aggiungendo che “servono approcci creativi”. 

Fra le voci pessimiste c’è invece quella di Claude Maurer, dell’istituto di ricerca BAK Economics, che mette in guardia contro un “accordo frettoloso e dell’ultimo minuto”. Questo, teme, potrebbe essere costoso. L’esperto inoltre dubita che una simile intesa possa durare a lungo: “Se un attore politico come Donald Trump ha la Svizzera nel mirino, prima o poi troverà un nuovo pretesto”. Il suo consiglio all’esecutivo è dunque quello di assecondare l’inquilino della Casa Bianca in alcuni ambiti, ma di rimanere fedele alla linea di politica economica. Non bisogna farsi illusioni: essendo un Paese piccolo e aperto, la Svizzera è esposta ai giochi di potere internazionali, sottolinea Maurer. 

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR