In forte crescita il contrabbando di sigarette in Svizzera

Il commercio illegale di sigarette in Svizzera è tornato sotto i riflettori. Nei primi nove mesi del 2025, le autorità hanno confiscato circa 600’000 sigarette nei tre aeroporti principali. Il contrabbando si conferma un fenomeno in forte crescita, che alimenta il mercato nero, danneggia l'economia, mina gli sforzi di salute pubblica e finanzia la criminalità organizzata.
La recente scoperta a Cassino, in provincia di Frosinone, della più grande fabbrica di sigarette illegali mai individuata in Italia, ha riportato drammaticamente d’attualità il tema del contrabbando e della produzione illecita di tabacchi. L’operazione della Guardia di Finanza ha svelato un’organizzazione criminale in grado di produrre circa 7,2 milioni di sigarette al giorno, per un giro d’affari stimato in 900 milioni di euro l’anno, destinato a inondare il mercato nero italiano ed europeo.
Questa scoperta ha riacceso i riflettori su un fenomeno, quello del contrabbando, che non conosce confini e che anche in Svizzera continua a mostrare una crescita preoccupante, alimentando il mercato nero, danneggiando l’economia, minando gli sforzi di salute pubblica e finanziando la criminalità organizzata.
Nei primi nove mesi del 2025, le autorità elvetiche hanno confiscato circa 600’000 sigarette nei tre aeroporti principali. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSCCollegamento esterno) ha fornito un quadro dettagliato del contrabbando per il 2024 e i primi nove mesi del 2025, rivelando le dinamiche di un traffico sempre più strutturato.
L’aeroporto di Ginevra, epicentro del traffico
Nel corso del 2024, l’azione delle autorità doganali si è intensificata. “Abbiamo intercettato 41 corrieri nei principali scali aeroportuali, sequestrando un totale di 882’265 sigarette, un dato in aumento significativo rispetto agli anni precedenti”, spiega la portavoce dell’UDSC, Donatella Del Vecchio. L’aeroporto di Ginevra si conferma l’epicentro di questo traffico, con oltre 716’000 unità intercettate, in gran parte destinate al mercato francese, dove i prezzi più elevati rendono il contrabbando particolarmente redditizio.
I passatori, soprattutto quelli diretti in Francia, usano la Svizzera, e soprattutto Ginevra, come base logistica perché rischiano meno. Contrabbandare le sigarette direttamente in Francia li esporrebbe a pene detentive, previste dalle leggi transalpine più severe.
In Svizzera, la situazione è diversa. “I corrieri di nazionalità straniera fermati nel traffico turistico vengono multati per la violazione di diverse leggi: dogana, IVA e imposta sul tabacco”, chiarisce Del Vecchio. “Se il caso è riconducibile a un’attività di contrabbando professionale, chiediamo alla Segreteria di Stato della migrazione di emettere un divieto d’ingresso in Svizzera”. Le multe non pagate, precisa l’UDSC, vengono sistematicamente convertite in giorni di detenzione.
“Nel 2024, le nazionalità principali degli autori dei reati erano turca, bulgara, della Repubblica Democratica del Congo, francese ed egiziana, mentre i voli provenivano soprattutto da Turchia, Etiopia ed Egitto”, aggiunge la portavoce.
Nei primi nove mesi del 2025, il fenomeno mostra una certa continuità. “Abbiamo fermato 21 corrieri – 15 a Ginevra, 4 a Zurigo e 2 a Basilea – sequestrando quasi 600’000 sigarette”, racconta Del Vecchio. In questo periodo, emerge una concentrazione significativa: “La nazionalità egiziana è quella predominante tra le persone fermate, e le rotte da Turchia ed Egitto si confermano le più battute”.
Il contrabbando su strada, un quadro complesso
Oltre al traffico aereo, le frontiere terrestri rappresentano un’altra sfida. “I dati sul contrabbando stradale sono più complessi da estrarre, ma i sequestri del 2024 e 2025 offrono uno spaccato di questa realtà”, sottolinea Del Vecchio.
Nel 2024, due casi significativi hanno portato al sequestro di quasi 25’000 sigarette, introdotte da cittadini polacchi e kosovari. “In un caso, abbiamo intercettato un furgone proveniente dalla Polonia via Germania. Nell’altro, abbiamo fermato un’auto con a bordo persone arrivate in aereo a Ginevra ma sfuggite a un primo controllo”, spiega la portavoce. La merce era destinata principalmente al mercato francese.
Il 2025 ha visto un’impennata dell’attività, con sei casi, sette persone fermate e oltre 218’000 sigarette sequestrate. Le nazionalità degli autori si sono diversificate, includendo cittadini di Turchia, Repubblica Democratica del Congo, Macedonia del Nord e Romania.

Altri sviluppi
Il contrabbando di sigarette è in piena espansione
“È importante notare che le nostre statistiche considerano unicamente le confische ai corrieri professionali, escludendo le piccole infrazioni commesse dai privati cittadini”, precisa Del Vecchio.
Emerge anche un nuovo fenomeno: “Oltre alla Turchia, abbiamo visto emergere come provenienza delle sigarette le enclavi doganali di Samnaun e Livigno, zone franche dove il tabacco è esente da imposte”.
Un mercato illegale da 300 milioni di sigarette
Il fenomeno svizzero si inserisce in un contesto europeo più ampio. Donatella Del Vecchio ci suggerisce i dati di uno studio di KPMGCollegamento esterno commissionato da Philip Morris, con analisi su 38 mercati europei. “Lo studio rivela che nel 2024 sono entrate illegalmente in SvizzeraCollegamento esterno circa 300 milioni di sigarette (+50% rispetto al 2020), con un danno fiscale stimato tra i 76 e i 78 milioni di franchi”. Questi dati evidenziano come le autorità riescano a intercettare solo una frazione minima del traffico, circa lo 0,3%. Su un mercato nazionale di 8,5 miliardi di sigarette vendute legalmente ogni anno, il contrabbando rappresenta il 3,5% del totale.
La maggior parte della merce illecita proviene dai Balcani. Nel 2024, il Kosovo si è confermato la principale fonte, con 80 milioni di unità, seguito dalla Serbia con 20 milioni e dal Portogallo con 10 milioni. “Oltre la metà delle sigarette di contrabbando, però, non è stata identificata geograficamente, il che suggerisce l’esistenza di rotte e canali a noi ancora sconosciuti”, ammette Del Vecchio.
Il confronto europeo: dalla Francia all’Italia
Il fenomeno del contrabbando colpisce l’Europa in modo disomogeneo. La Francia si conferma il paese più vulnerabile, con oltre un terzo del consumo totale di sigarette (37,6%, pari a 18,7 miliardi di unità) proveniente dal mercato illegale. Una situazione strettamente legata ai prezzi elevati dei prodotti legali, che spingono i consumatori verso alternative a basso costo.
In Italia, il fenomeno è meno dilagante. Le sigarette contraffatte o di contrabbando rappresentano “solo” l’1,8% del consumo nazionale, circa 1 miliardo di unità. La maggior parte proviene dal cosiddetto “Illicit White”, ovvero sigarette prodotte legalmente ma vendute illegalmente, sfuggendo alla tassazione. Le perdite fiscali italiane ammontano a circa 660 milioni di euro. I principali centri del contrabbando si concentrano nel Nord-Est (Udine, Trieste) e soprattutto a Napoli, che da sola rappresenta il 28% delle sigarette sequestrate in Italia.
A livello continentale, il bilancio è pesante: nel 2024, la perditaCollegamento esterno totale di gettito fiscale generata dal contrabbando e dall’immissione nel mercato di prodotti contraffatti ha raggiunto circa 14,9 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto agli 8,5 miliardi del 2020.
Le fabbriche di sigarette della criminalità organizzata
Dietro al contrabbando si celano reti criminali sempre più organizzate, che gestiscono anche fabbriche clandestine per la produzione di sigarette contraffatte. Una tendenza recente, accelerata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, è la delocalizzazione di questi impianti vicino ai mercati di consumo finali, come la Francia, per ridurre costi e rischi. Lo conferma il report annualeCollegamento esterno “Il mercato illecito di sigarette e prodotti di nuova generazione in Italia”, realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università di Trento, con il contributo di BAT Italia.
Un esempio è la recente scoperta in ItaliaCollegamento esterno della più grande fabbrica illegale di sigarette mai individuata nel Paese. Nascosto in un sotterraneo nei pressi di Cassino, l’impianto era in grado di produrre oltre sette milioni di sigarette al giorno e conteneva uno stock di 150 tonnellate di pacchetti di sigarette pronte per essere immessi sul mercato italiano ed europeo. Il valore annuo stimato del giro d’affari era di circa 900 milioni di euro.
Rischi per la salute e danni economici
Oltre al danno erariale, il contrabbando rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica. Analisi di laboratorioCollegamento esterno hanno dimostrato che le sigarette contraffatte sfuggono a qualsiasi controllo e possono contenere sostanze tossiche in concentrazioni allarmanti: fino a cinque volte la quantità di cadmio, sei volte quella di piombo e percentuali di catrame e monossido di carbonio superiori del 160% e 133% rispetto ai prodotti legali. In alcuni casi, sono state trovate tracce di veleno per topi, feci animali e persino amianto.
Il “Caso Montecristo” e le lacune normative
Il quadro normativo svizzero presenta ancora delle lacune. Il contrabbando, infatti, è considerato un reato doganale e non un reato penale, come chiarito in precedenza da Donatella Del Vecchio. Questa debolezza è stata evidenziata dal “Caso Montecristo”, uno dei più importanti processi mai celebrati dal Tribunale penale federale di Bellinzona.
>>Il nostro dossier sulla storia del contrabbando:

Altri sviluppi
L’epopea del contrabbando
Il caso riguardava un presunto traffico internazionale di sigarette che avrebbe coinvolto diversi cittadini svizzeri e italiani residenti in Ticino, accusati di aver partecipato a un’organizzazione criminale attiva tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero contrabbandato oltre 215 milioni di stecche di sigarette dal Montenegro verso l’Italia, generando profitti milionari riciclati in Svizzera.
Nonostante il tribunale abbia riconosciuto l’esistenza di un traffico su larga scala, la maggior parte degli imputati è stata assolta, poiché mancavano le prove di un legame diretto con la criminalità organizzata. Il processo ha messo in luce come, a differenza dell’Italia, in Svizzera il contrabbando non sia un reato penale, se non accompagnato da altri crimini come il riciclaggio o l’associazione a delinquere.
Convenzione non ratificata
A conferma di un approccio ancora incerto, la Svizzera, pur avendola firmata nel 2004, non ha ancora ratificato la ConvenzioneCollegamento esterno quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo, che prevede misure specifiche contro il commercio illecito, rimanendo uno dei pochi Paesi europei a non averlo fatto, con Andorra, Liechtenstein e Monaco.

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