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La tigre e il dragone: l’epilogo di Zhou Yongkang nella Cina di Xi Jinping

Il nucleo cinese e la sua periferia [Carta di Laura Canali]

Di Giorgio Cuscito (Limes)

Non si tratta di un colpo di scena, ma la notizia ha un peso enorme per la politica della Repubblica Popolare Cinese (Rpc): Zhou Yongkang, ex capo dei servizi segreti, è stato arrestato ed espulsoCollegamento esterno dal Partito comunista cinese (Pcc).

L’arresto di Zhou è il più grande risultato ottenuto nell’ambito della campagna anti-corruzione nel Pcc e nell’Esercito popolare di liberazione (Epl) lanciata dal presidente Xi Jinping. Obiettivo: colpire “le tigri e le mosche”, in altre parole fare pulizia a tutti i livelli.

Negli ultimi due anni, più di 80 mila funzionari sono stati punitiCollegamento esterno, ma Zhou è il primo membro del Comitato permanente dell’ufficio politico del Pcc (suo organo decisionale più importante) in carica o in pensione a essere indagato e arrestato. Inoltre, è il più alto funzionario a subire questa sorte dal 1976, ovvero dalla cattura della Banda dei quattro (tra cui vi era Jiang Qing, vedova di Mao Zedong), al termine della rivoluzione culturaleCollegamento esterno.

Le accuse contro Zhou sono pesanti: corruzione, abuso di potere, divulgazione di segreti di Stato (denuncia che Xi lancia sempre più di frequenteCollegamento esterno contro i suoi funzionari). Nel documento si specifica che la “tigre” avrebbe sfruttato la sua posizione per far arricchire familiari, amanti e amici. Zhou avrebbe anche “scambiato il suo potere per sesso e denaro”. Secondo il rapporto del politburo, le sue azioni sono state “in totale contrasto con l’essenza e la missione del partito”, di cui ha “seriamente danneggiato la reputazione”.

Secondo un post pubblicato (e poi cancellato) dall’account ufficiale del Quotidiano del popolo su Wechat (popolare social network cinese), Zhou sarebbe sotto detenzioneCollegamento esterno nella piccola città di Yanggu (Shandong). Qui una leggenda narra che l’eroe Wu Song sconfisse proprio una tigre. Ora il caso dell’ex capo dei servizi è affidato al sistema legale cinese per le indagini e il processo.

La parabola discendente di Zhou

Sin dagli anni Settanta, Zhou si è fatto strada nel settore petrolifero, in particolare nell’azienda petrolifera China national petroleum corportation (che ha guidato tra il ‘96 e il ‘98). Ha ricoperto numerose cariche politiche. E’ stato ministro per le Terre e le Risorse naturali (‘98-’99) e segretario del Pcc nella provincia del Sichuan (‘99-‘02). Inoltre, è stato capo del ministero della Pubblica Sicurezza (Mps, responsabile dell’intelligence domestica) dal 2002 al 2007 e nel 2011, mentre era segretario del Comitato centrale Politico e legislativo del Partito (e membro del Comitato permanente dell’ufficio politico), ha introdottoCollegamento esterno il shehui guanli tixi (sistema di gestione sociale). L’obiettivo era “integrare l’intelligence del Mps, il monitoraggio dell’opinione pubblica e la propaganda per plasmare il processo decisionale dei cittadini riguardo le azioni appropriate nella sfera pubblica”. In altre parole Zhou è tra i principali artefici del moderno sistema di monitoraggio esercitato dal governo di Pechino in Cina.

Nel 2012, Zhou (andato in pensione) aveva sostenuto l’ascesa di Bo Xilai, capo del Pcc a Chongqing, che puntava all’ingresso nel Comitato permanente del politburo del Pcc. Bo voleva riportare in auge vecchi strumenti maoisti: concentrazione del potere, giro di vite sulle imprese private e potenziamento delle imprese statali. Sono questi ultimi due fattori ad averne segnato la fine. Sulla sua strada, Bo infatti ha trovato Xi Jinping, diventato presidente della Rpc nel 2012, che ha un’agenda diversa. L’esito di questa lotta interna, sfavorevole all’ex leader del Pcc a Chongqing, ha probabilmente determinato la parabola discendente di Zhou.

Nel settembre 2013, Bo è stato arrestatoCollegamento esterno e condannato all’ergastolo con l’accusa di corruzione. Da quel momento, Xi ha fatto terra bruciata intorno a Zhou e molti suoi familiari, amici, politici e uomini d’affari a lui legati sono stati indagati e/o arrestati per il medesimo crimine.

Nel frattempo dello “zar” dei servizi segreti della Rpc si erano perse le tracce e il suo nome (o soprannome) sul web cinese erano censuratiCollegamento esterno. Fino a quando lo scorso luglio sono ufficialmente iniziate le indagini nei suoi confronti per “serie violazioni disciplinari”. In realtà, solitamente i membri del partito sono indagati in segreto dalla Commissione centrale per l’ispezione della disciplina. L’annuncio formale indica che l’attività di quest’organo è quasi terminata e che il destino dell’indagato è segnato. Per questo motivo, la notizia dell’arresto di venerdì 5 dicembre non è stata sorprendente.

Il potere di Xi

L’arresto della “tigre” Zhou è il simbolo dell’ascesa di Xi Jinping, che ha volto a proprio favore le lotte di politica interna al Partito. Dall’inizio del suo mandato, il presidente cinese ha consolidato progressivamente il suo potere, eliminando gli avversari politici, ponendosiCollegamento esterno a capo di nuove commissioni, come quella per la sicurezza nazionaleCollegamento esterno, il Gruppo centrale di guida per l’approfondimento comprensivo delle riforme e il nuovo Comitato ristretto per la sicurezza della rete e l’informatizzazione. Inoltre, tramite più rigorosi metodi di controllo dei social mediaCollegamento esterno (basati anche sull’impostazione data da Zhou ai servizi cinesi) oggi Pechino monitora ed eventualmente mette a tacere ogni forma di dissenso che potrebbe potenzialmente dar vita a proteste di massaCollegamento esterno nella Rpc.

In attesa del processo contro Zhou (non è chiaro se sarà a porte chiuse oppure no), la campagna anti-corruzione prosegue e s’intensifica sia nel partito sia nell’esercito, ambito tradizionalmente più protetto. Il Comitato centrale per l’ispezione della disciplina ha lanciato una nuova sezioneCollegamento esterno sul suo sito Web per il “rimpatrio anti-corruzione dei fuggitivi e il recupero delle finanze” e offre delle ricompense per chi individua membri del partito corrotti che fuggono all’estero. La notizia non sorprende. Del resto, negli ultimi mesi Pechino ha puntato i riflettori sul problema dei “funzionari nudiCollegamento esterno“, ovvero quelli che inviano capitali ottenuti illegalmente a propri parenti trasferitisi all’estero. Inoltre, martedì 9 dicembre è stato inauguratoCollegamento esterno il sito Internet per consentire alla popolazione di esprimere lamentele (anche anonime) nei confronti di organizzazioni e membri facenti parte del Pcc.

Sul piano interno, la Cina si appresta ad affrontate molte sfide. A cominciare dal graduale rallentamento della crescita economica (per cui Xi ha sviluppato la teoria della “nuova normalità”Collegamento esterno) e dal piano di urbanizzazioneCollegamento esterno; l’obiettivo di Pechino è aumentare la percentuale di abitanti nelle città dal 53,7% al 60% entro il 2020. La nascita di nuove megalopoli è un passo importante per sviluppare i consumi interni e ridurre così la dipendenza dall’export.

In questo senso, per Xi la lotta alla corruzione è anche un importante strumento per preservare il primato del Pcc (e il suo) in vista delle ambiziose e potenzialmente destabilizzanti sfide che attendono la Cina.

Per approfondire: Il plenum del Pcc apre un nuovo capitolo nella Cina che cambiaCollegamento esterno

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