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La guerra in Ucraina aumenta le paure della popolazione elvetica

Ragazze di Kiev.
Keystone / Roman Pilipey

Il livello di sicurezza percepita è diminuito, mentre il timore per i conflitti armati è aumentato. A rivelarlo è uno studio dell'Accademia militare e dal Center for Security Studies.

Nel proprio futuro le svizzere e gli svizzeri vedono sempre più nero. Il motivo? La guerra in Ucraina. È quanto risulta dal sondaggio complementare “Sicurezza 2022” eseguito dall’Accademia militare (ACMIL) e dal Center for Security Studies, due istituti attivi in seno al Politecnico federale di Zurigo, su un campione di 1003 elettori (affidabilità 95%, margine di errore +/- 3,2%).

Dal sondaggio emerge anche l’attaccamento della popolazione all’esercito e al principio della neutralità, anche se in quest’ultimo caso non mancano rilevi critici.

Nel servizio del TG, l’intervista a uno degli autori del rapporto Stefano De Rosa.

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La percezione negativa riguarda sia il futuro prossimo della Svizzera (22% di pessimisti, con un aumento di nove punti) sia l’evoluzione della situazione geopolitica globale (76% di pessimisti, con un aumento di otto punti).

L’indagine mostra anche che la maggioranza della popolazione (58%) crede che i conflitti armati diventeranno più frequenti in Europa. Inoltre, uno svizzero su tre dichiara di essere diventato più ansioso a causa della guerra in Europa.

Neutralità rimane nel cuore

Per la prima volta da vent’anni in qua, il sostegno al principio della neutralità è risultato in flessione. Il sondaggio mostra un calo di otto punti, anche se il tasso di approvazione rimane pur sempre assai elevato (89%).

Nel complesso, la percezione della neutralità da parte della popolazione è diventata più critica rispetto agli anni precedenti. Ciò si riflette, ad esempio, nel fatto che solo il 58% degli Svizzeri è convinto che la neutralità protegga il Paese dai conflitti internazionali, rispetto al 69% del gennaio 2022.

Anche quanto accade a livello internazionale influisce sulle riflessioni degli intervistati attorno alla neutralità. Il coinvolgimento della Svizzera negli affari del mondo è considerato sempre più come un ostacolo alla neutralità. Il 39% della popolazione, con un aumento di dieci punti, pensa che l’applicazione di questo principio risulti più difficile nel contesto attuale.

Esercito, un pilastro del Paese

Sempre con la mente alla guerra in Ucraina, gli Svizzeri hanno espresso un’opinione più che favorevole nei confronti dell’esercito. L’80% crede che l’armata debba essere mantenuta, se non rafforzata: la quota della popolazione a favore di una truppa completamente equipaggiata è infatti cresciuta, raggiungendo il 74% degli intervistati, un record.

Secondo il sondaggio, anche il modo in cui le persone considerano le spese dell’esercito è destinato a cambiare. Il numero di persone che pensano che la spesa sia troppo bassa è balzato di 12 punti al 19% della popolazione. Dall’inizio dell’indagine, negli anni ’80, questo tasso non è mai stato così alto. Al contrario, l’opinione che la Svizzera spenda troppo per la difesa è ora condivisa dal 30% della popolazione, una percentuale in calo di 12 punti; si tratta del valore più basso mai registrato.

NATO, avvicinamento sì, adesione no

Col 52% della popolazione a favore, la questione dell’avvicinamento della Svizzera alla NATO ha raggiunto un massimo storico. Sebbene il desiderio di adesione della Svizzera al Patto atlantico (27% di favorevoli) stia guadagnando terreno rispetto agli anni precedenti, una chiara maggioranza della popolazione rimane contraria a un’integrazione completa in questo sistema di difesa.

La guerra in Ucraina fa sì che il 35% degli Svizzeri sia persuaso che l’adesione a un’alleanza di difesa europea aumenterebbe però la sicurezza del Paese più del mantenimento della neutralità.

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