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Due popoli, una lingua

Promuovere e proteggere la lingua italiana nel canton Ticino, in Svizzera interna e nelle regioni limitrofe all’Italia. È il compito che si prefigge l’Istituto di studi italiani dell’Università della Svizzera italiana (USI). Il professore Marco Maggi ci accompagna alla scoperta della lingua di Dante oltre i confini della Penisola.

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 gennaio 2017 - 11:34
tvsvizzera.it/ZZ

Una lingua non si ferma alla frontiera. È impossibile stabilire dei confini linguistici in modo definitivo e marcato. Eppure, varcando la dogana tra l’Italia e la Svizzera, si notano dei sottili cambiamenti. Sono il risultato di quello che il professor Marco Maggi chiama “vento del nord”. Dei “prestiti”, di uso molto comune in Ticino, provenienti da altre lingue elvetiche. Così “prenotazione” diventa “riservazione”, al bar si “comanda” da bere anziché ordinarlo, e via dicendo.

Ma le differenze non si fermano qui. I manifesti e gli spot pubblicitari, rileva il professore, nella Svizzera italiana fanno un uso più marcato dell’ironia e dei giochi di parole rispetto a quanto succede in Italia.

Un italiano “diverso” non pregiudica però la produzione letteraria. Il professore cita due esempi del mondo della poesia. Giorgio Orelli (1921 – 2013), vincitore del premio Schiller nel 1988 e del premio Chiara alla carriera nel 2001, e Fabio Pusterla, autore importante della poesia italiana contemporanea.


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