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“Per Salvini è già iniziato il conto alla rovescia”

Matteo Salvini durante la campagna per le europee in piazza del Duomo a Milano.
Matteo Salvini durante la campagna per le europee in piazza del Duomo a Milano. Keystone

Il governo populista italiano è alla frutta. Lo dice l'ex presidente del consiglio Matteo Renzi, che sa su cosa inciamperà questo governo. 

Palazzo Giustiniani, Roma. Matteo Renzi, 44 anni, entra in ufficio senza cravatta, anche se in questa dependance del Senato c’è l’obbligo per gli uomini di indossare giacca e cravatta. Porta la sua solita camicia bianca, aperta, il suo marchio di fabbrica. Per quasi tre anni, e fino alla fine del 2016, Renzi è stato il Presidente del consiglio, il più giovane nella storia della Repubblica. Un riformatore energico, un talento politico con un debole per il palcoscenico. Ora è senatore, membro del gruppo parlamentare di centrosinistra del Partito Democratico.

Vola in giro per il mondo, tiene conferenze, scrive libri e recentemente ha realizzato un documentario sulla sua città natale, Firenze. Da un po’ di tempo ormai, quasi quotidianamente, si è ripreso la scena politica italiana. Deve essere la scadenza elettorale. Cinque anni fa, alle elezioni europee del 2014, Renzi da segretario ha portato il suo partito ad un risultato da sogno: 40,8 per cento. Una vetta mai raggiunta prima. Ora Matteo Salvini, vice-premier e ministro dell’interno della Lega, che i media chiamavano a volte “l’altro Matteo”, potrebbe raggiungere un risultato elettorale altrettanto sorprendente.

Signor Renzi, da un Matteo a un altro totalmente diverso, dalla cultura dell’accoglienza dell’operazione “Mare Nostrum” alla politica della chiusura dei porti in così poco tempo: come è stato possibile?

“Salvini è arrivato velocemente e altrettanto velocemente se ne andrà”.

Tutto sta cambiando rapidamente in politica, ovunque nel mondo, non solo in Italia. Chi avrebbe pensato all’elezione di Donald Trump solo pochi mesi prima che fosse effettivamente eletto? O la Brexit e tutto il caos che ne è seguito? O ancora in Francia: chi avrebbe mai pensato che l’intera struttura dei partiti tradizionali sarebbe implosa portando un outsider come Emmanuel Macron alla presidenza? Questi sono gli scherzi della democrazia.

Scherzi? Salvini non è particolarmente divertente.

È arrivato velocemente e altrettanto velocemente se ne andrà. Il conto alla rovescia per Salvini è già iniziato.

Ci crede davvero? Gli istituti di sondaggio lo vedono al 30 per cento, e in Europa è il faro di tutti i nazionalisti.

È come accendere una candela su entrambi i lati, si scioglie molto velocemente. Salvini ha puntato tutto sull’immigrazione e sulla sicurezza, non fa altro che suscitare odio e paura. Come programma è un po’ povero, non dura a lungo.

Ma molti italiani lo applaudono.

“Il populismo funziona solo quando si è all’opposizione.”

Ancora non per molto, forse per altri quattro o cinque mesi. Finirà al più tardi quest’autunno, quando il governo deve presentare la finanziaria per il prossimo anno e dovrà far ricorso alle tasche degli italiani. I populisti non pagano il conto, l’economia è stagnante, hanno fatto crollare il paese. Il populismo funziona solo quando si è all’opposizione. Gli italiani sono un popolo meraviglioso, ricco di valori, innamorato della bellezza, dell’arte e della cultura. Ma sono interessati alla politica soprattutto quando si tratta dei loro soldi. Allora diventano molto pragmatici e sensibili.

Perché Salvini non è stato danneggiato finora? Nemmeno il rompicapo sui 49 milioni di euro che la Lega ha ricevuto a titolo di risarcimento per la campagna elettorale, e che ha fatto scomparire, sembra preoccupare la gente.

Arriverà. La Lega ha messo parte di questo denaro nella sua macchina del consenso: nel centro nevralgico di controllo, da cui dipendono tutti i conti e i profili di Salvini nei social media. Il suo inventore chiama la macchina “la bestia”, che separa costantemente le notizie false, che poi le diffonde senza filtro. È una strategia perversa. Ho chiesto pubblicamente a Salvini se fosse vero che aveva investito parte dei 49 milioni nella “Bestia”. Non mi risponde. Potrebbe accusarmi di calunnia, ma non lo fa. Non è curioso? Chiederò ora l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.

Una “bestia” di successo.

Devo ammetterlo: non ho visto arrivare l’onda che dalla rete ci ha travolto, un’ondata di populismo e notizie false. Ci ha spazzati via.

L’Italia è il primo paese in Europa ad avere un governo puramente populista. Perché proprio l’Italia?

Il nostro paese è sempre stato un laboratorio politico. Un mio amico una volta mi disse: “Se il populismo fosse una start-up, l’Italia sarebbe la sua Silicon Valley. Il “Berlusconismo” è stato un precursore del populismo. A posteriori però, rispetto ai populisti di oggi, Silvio Berlusconi sembra uno statista.

Cosa fanno di sbagliato Lega e Cinque stelle?

Stanno giocando tutta la credibilità internazionale che l’Italia ha faticato a guadagnarsi. In Libia improvvisamente non abbiamo quasi più nulla da dire, anche se, in una certa misura, è il nostro cortile di casa. Molti italiani vivono in Venezuela, ma il nostro governo non riesce nemmeno a far cadere il proprio appoggio a Nicolas Maduro. 

“Se il populismo fosse una start-up, l’Italia sarebbe la sua Silicon Valley”.

In Europa non contiamo più nulla, non parliamo più con essa. L’Italia è isolata e senza spina dorsale. Guardi il presidente del consiglio: Giuseppe Conte non conta nulla, e tutto ciò è imbarazzante. Recentemente si è svolta a Milano la grande fiera del mobile e del design, Conte avrebbe dovuto tenere il discorso di apertura. Era lì in attesa con altri ospiti quando una hostess gli ha detto di non toccare le opere esposte. Probabilmente pensava che fosse un turista. La scena è molto simbolica.

Salvini sfrutta la debolezza degli alleati inesperti e diventa sempre più potente. Un anno fa sarebbe stata possibile un’alleanza tra Partito Democratico e Cinque Stelle. Ma lei era decisamente contrario. Se ne pente oggi?

No. Gli italiani ci hanno votato contro, il segnale era chiaro. Se fossimo comunque rimasti al potere e avessimo mantenuto delle cariche ministeriali, ora saremmo morti.

Ma avreste potuto indirizzare i Cinque Stelle in una direzione diversa da quella di Salvini. Ora tutto sa di estrema destra.

Non prendiamoci in giro: Salvini e Luigi Di Maio provengono dallo stesso ambito culturale e utilizzano gli stessi metodi di propaganda. Sulla questione dell’immigrazione si sono sempre trovati d’accordo. Lo scorso anno Di Maio ha sostenuto tutto ciò che Salvini ha promosso. Di Maio intendeva anche unire le forze con l’ala oltranzista dei giubbotti gialli in Francia. E nel Parlamento europeo, i Cinque Stelle siedono nella stessa fazione di Nigel Farage. Come possiamo andare d’accordo?

Una parte del suo partito è di tutt’altra opinione.

Sì, ed è per questo che litighiamo. Ma per me i Cinque Stelle sono dei reazionari, incompetenti e nel loro intimo antidemocratici.

Antidemocratici?

Non dimentichiamo che questo partito è stato fondato da Beppe Grillo, il quale ha redatto uno statuto di cui è proprietario. I deputati che non sono simpatici ai vertici o che esprimono un’opinione dissenziente vengono semplicemente espulsi. Le votazioni interne del partito sono organizzate sulla piattaforma di una società privata di Internet, dei Casaleggio Associati. La piattaforma si chiama “Rousseau” ed è completamente incontrollabile. Questa è la quintessenza del confusione d’interessi.

Ma i Cinque Stelle e la Lega governano il paese, democraticamente eletti e quasi senza opposizione. Perché non si sente la sinistra?

Ruggire non serve a nulla, si deve combattere, passo dopo passo. La ruota gira velocemente. In Italia nessun governo è riuscito ad essere rieletto dal 1992. Viviamo un’alternanza perfetta e caotica: ad ogni legislatura una nuova maggioranza di governo. La prossima volta sarà di nuovo il nostro turno. Vedremo poi come e in quale composizione.

E su questa giostra lei rimane ben saldo?

Certamente.

Come deve essere la nuova Sinistra?

La Sinistra vince se conquista anche il centro, il cuore dei moderati.

Questo suona da terza via. Non è da tempo sorpassata?

Ovunque nel mondo c’è il conflitto tra l’estrema sinistra e la sinistra riformista. Credo, ad esempio, che i democratici possano vincere le elezioni negli Stati Uniti solo con Joe Biden, non con Bernie Sanders. E la Brexit sarebbe stata diversa con David Miliband alla guida dei laburisti al posto di Jeremy Corbyn. Nessuno può convincermi che si possono vincere le elezioni in Italia con un partito populista di sinistra.

“Se avessi davvero voluto fondare un nuovo partito, il momento giusto era il 2014 dopo le elezioni europee”.

È vero che lei vuole fondare un nuovo partito, come Macron per intenderci?

Se avessi davvero voluto fondare un nuovo partito, il momento giusto era il 2014 dopo le elezioni europee. Vediamo se il Partito Democratico saprà guadagnarsi gli elettori moderati alle prossime elezioni parlamentari.

Le manca il potere?

In italiano, potere è una bella parola: “potere” è sia un sostantivo che un verbo. Come verbo significa “essere in grado”, nel senso di: essere in grado di plasmare. Non mi manca il sostantivo, il palazzo con le insegne del potere non ha mai significato nulla per me. Mi manca solo il verbo, la gestualità, il “Yes we can”. Per questo leggo molti più libri, vado al cinema, mi alleno per una maratona, guardo serie TV su Netflix. Ho riavuto indietro la mia vita, almeno fino al prossimo giro di giostra.


Qui l’intervista nella versione originale tedescaCollegamento esterno. Intervista pubblicata su gentile concessione del gruppo Tamedia, Zurigo

Tradotto dal tedesco da Riccardo Franciolli

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