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Galimberti: “Con la Svizzera Varese deve fare sistema”

Il nuovo sindaco di centro-sinistra su Stabio-Arcisate e frontalieri

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Dopo 23 anni di Governo, il centrodestra crolla a Varese: con il 51,84% della maggioranza e 1.200 voti di distacco dal candidato civico Paolo Orrigoni, è Davide Galiberti il nuovo sindaco della città. Un risultato considerato storico per il Pd e la stessa Varese che da oggi incomincia una nuova era.

Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia e capolista della Lega sconfitta dal Pd a Varese, è il primo ad esporsi, mentre Paolo Orrigoni si ritira sconfitto nella sua azienda alle porte della città. “Mi sono congratulato con Beppe Sala e il nuovo sindaco di Varese, Galimberti”, dichiara Maroni. “Su Varese, in particolare, abbiamo perso voti rispetto al primo turno, vuol dire che è andata a votare meno gente, quindi il problema non è stato la composizione della colazione o il candidato più o meno moderato. La differenza è solo questa”, conclude.

Mentre Varese si riposa dalla lunga notte di festeggiamenti, il neo sindaco, come ha dichiarato oggi in conferenza stampa, dovrà lavorare 20 ore al giorno per adempiere ai suoi compiti. Un occhio di riguardo andrà per la vicina Svizzera, con cui Galimberti ha intenzione di continuare a lavorare per raggiungere traguardi importanti.

“Per noi la Svizzera è un territorio importantissimo”, dichiara, “uno perchè ci lavorano molti varesini, secondo perchè tra pochi mesi si attiverà l’Arcisate-Stadio e i rapporti tra i due territori saranno ancora più rapidi ed incisivi. Abbiamo bisogno di parlarci aprendoci il più possibile, valuteremo nei prossimi giorni come muoverci. Penso che i due territori, avendo elementi comuni, devono fare sistema. Oggi le grandi sfide si vincono attraverso questo”. Sulla situazione dei frontalieri, il neo Sindaco commenta: “Per la città sono temi importanti, avvieremo ovviamente, con tutte le associazioni e il territorio svizzero, una serie di relazioni per cercare di migliorare la qualità della vita dei frontalieri e di tutti quanti”. (Marion Didier)

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