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Fine corsa per il ddl Zan contro l’omotransfobia

Il deputato dem Alessandro Zan, promotore della legge contro l omotransfobia.
Il deputato dem Alessandro Zan, promotore della legge contro l'omotransfobia. Keystone / Ettore Ferrari

Palazzo Madama ha affossato il ddl Zan approvando, con 154 voti contro 131 e due astenuti, la cosiddetta "tagliola", la richiesta di non passare all'esame dei singoli articoli.

La presunta maggioranza di centro-sinistra è giunta alla votazione senza un accordo tra i partiti e non ha superato la prova dello scrutinio segreto, che su proposta di Fratelli d’Italia e Lega è stata accettata dalla presidente Casellati.

All’appello manca infatti una quindicina di voti alla coalizione Pd, M5S, Liberi e uguali e Italia Viva, che ha cercato la prova di forza alla Camera alta, senza cercare di mediare sugli articoli contestati dalla destra, uscendone però pesantemente sconfitta.

Il risultato è che ora l’iter per l’approvazione di una legge contro i crimini d’odio nei confronti di omosessuali e transessuali si blocca per almeno sei mesi, dopo di che potrà essere presentato un nuovo testo.

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Nel centro-sinistra sono subito iniziate le speculazioni sui 16 franchi tiratori, probabilmente tra i banchi di Italia Viva o del Gruppo misto, che avrebbero fatto mancare i loro voti decisivi al ddl Zan che aveva l’obiettivo di sanzionare anche in Italia le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo. Una normativa che si era arenata al Senato per l’abile ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia, dopo essere stata approvata un anno fa a Montecitorio.

Ad essere contestato era in particolare l’articolo 1 sull’identità di genere, definita come “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione” ma ritenuta troppo ambia e ambigua dai conservatori.

Ma hanno suscitato opposizioni anche le presunte limitazioni alla libertà di espressione legata alle discriminazioni degli appartenenti alla comunità Lgbtq+ (articolo 4), così come la giornata nazionale contro l’omotransfobia, da celebrare anche nelle scuole (articolo 7). Quali di queste ipotesi sopravviveranno in un futuro testo di legge al  momento è difficile da pronosticare.

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