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Di Maio e oltre 60 parlamentari lasciano il M5S

Di Maio ai saluti
Luigi Di Maio ai saluti... Keystone / Claudio Peri

Si è consumato martedì lo strappo del ministro degli Esteri dopo settimane di lotte intestine nei Cinque Stelle. Costituito dai suoi fedelissimi il nuovo gruppo parlamentare "Insieme per il futuro".

Le polemiche interne, gli attacchi sulla guerra in Ucraina e il deludente risultato alle recenti amministrative sono all’origine della scissione in casa grillina. In concreto ora il M5S non è più il primo partito in parlamento, superato dalla Lega di Salvini.

Una mossa che giunge nel giorno in cui è passata in Senato – anche con il sostegno (piuttosto contrastato) dei pentastellati – la risoluzione sull’Ucraina in vista del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì. “Il M5S aveva il dovere di sostenere il lavoro diplomatico di tutto il governo ed evitare ambiguità, ma così non è stato”, ha detto Luigi Di Maio ai suoi, lamentando una “vera e propria escalation contro alcuni di noi, attacchi quotidiani e personali anche a mezzo stampa” da parte di alcuni dirigenti grillini.

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Il ministro degli Esteri, accusato da diversi suoi ex compagni di partito di essere troppo “filodraghiano”, ha sostenuto che “in questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa: una forza politica matura dovrebbe aprirsi al confronto e al dialogo”.

Se da un lato Di Maio ha attribuito all’attuale dirigenza, in particolare a Giuseppe Conte, la sconfitta alle recenti amministrative in diversi capoluoghi, nel fronte opposto emergono dissensi alla politica del governo sul conflitto nell’Est Europa, in particolare riguardo all’invio di altre armi a Kiev. A dividere è poi il vincolo dei due mandati, uno dei cardini dei Cinque Stelle fin dalle loro origini, che avrebbe condizionato il futuro politico di Luigi Di Maio, dicono i suoi detrattori, nel M5S.

Il ministro degli Esteri, che ha moderato molte delle proprie posizioni che aveva quando era capo politico del Movimento 5 Stelle, era di fatto assurto a leader dell’ala destra del partito, scontrandosi con la nuova linea promossa dall’ex presidente del Consiglio favorevole a una sorta di ritorno alle origini dei grillini. Ma per Luigi Di Maio, che ora si professa atlantista ed europeista convinto, non c’è più spazio per populismi e sovranismi.

In questo scenario potrebbero verificarsi imponderabili sviluppi in merito alla tenuta della maggioranza e ai rapporti con gli alleati, in primis con il Partito democratico di Enrico Letta che propugna larghe intese per le elezioni politiche del prossimo anno. Di sicuro potrebbero sorgere nuovi equilibri e tensioni in vista dell’approvazione in autunno della legge di bilancio, alla vigilia della campagna elettorale delle legislative.

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