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Il Locarno Film Festival contrasta l’umore cupo del mondo con l’arte e la commedia

fotogramma dal film Dracula di Radu jude
Radu Jude è di ritorno: la versione anarchica di "Dracula" del regista rumeno partecipa al concorso internazionale del Locarno Film Festival 2025. SagaFilm, Nabis Filmgroup, PTD, Samsa, MicroFilm

Il più importante festival cinematografico svizzero prende il via mercoledì con un programma volto a riflettere sull'attuale situazione nel mondo. Ma invece di sprofondare nella disperazione, punta con audacia sulle commedie. Ridete, se ne avete il coraggio. 

Come può l’arte in generale, e il cinema in particolare, confrontarsi con l’ondata crescente di conflitti, disastri umanitari, crimini di guerra, migrazioni forzate e disgregazioni sociali? 

Quest’anno, Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film FestivalCollegamento esterno, ha deciso di puntare su quella che potrebbe essere la risposta più civile ai malanni del mondo: la risata. Contro le tendenze dell’industria, sei dei 17 film del concorso principale sono delle commedie. Ma l’umorismo che propongono è spesso cupo, sovversivo e anarchico. 

Commedie, satire e sguardi ironici sul mondo permeano anche le altre sezioni del festival. L’ospite d’onore di quest’anno è nientemeno che Jackie Chan, che Nazzaro definisce il “Buster Keaton del cinema moderno”. Chan è un’icona che durante una carriera di oltre 50 anni è riuscita a fondere magistralmente dramma, commedia, intrattenimento, azione e arti marziali in ogni suo film. 

Jackie Chan sul palco
Jackie Chan è l’ospite d’onore del Locarno Film Festival di quest’anno, che coincide con il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Repubblica Popolare Cinese. Invision

Nella selezione di Nazzaro, tuttavia, la tragedia non è del tutto sublimata dalla risata. C’è spazio per Gaza, l’Ucraina, il Sudan e l’Iran, per citare solo alcuni degli attuali scenari di orrore nel mondo reale. In questo delicato equilibrio, Locarno scommette sulla rilevanza del cinema di fronte all’impotenza umanitaria. 

Menzionare la guerra 

Mentre la guerra in Ucraina, ad esempio, gode di un consenso piuttosto anti-russo in Occidente, i film russi e ucraini spiccano per la loro assenza. Gaza, invece, è molto presente ed è probabilmente il tema più tossico da affrontare. 

L’anno scorso, No Other Land, una coproduzione palestinese-norvegese realizzata da un collettivo palestinese-israeliano, ha vinto il premio come miglior documentario al Festival di Berlino e anche agli Oscar, provocando violente reazioni da parte del Governo e dei media israeliani, dei loro fedeli alleati negli Stati Uniti e anche in Europa, dove i politici e i media cercano ancora un modo per distinguere tra antisemitismo e critica allo Stato di Israele. 

La principale sezione del festival di Locarno, il concorso internazionale, non si è sottratta alla sfida. Da un lato propone il film palestinese With Hasan in Gaza di Kamal Aljafari e il libanese Tales of the Wounded Land di Abbas Fahdel. Dall’altro, Nazzaro ha scelto un film israeliano, Some Notes on the Current Situation di Eran Kolirin. Non trattandosi di un’anteprima, il film è stato inserito nella sezione “Fuori Concorso”, ma il suo significato rimane importante. 

fotogramma del film israeliano "Notes on the Current Situation"
Scena del film israeliano “Notes on the Current Situation”: un isolato grido di umanità in una società impazzita. Dani Schneur

L’opera di KolirinCollegamento esterno, che finora comprende solo cinque lungometraggi, è già molto ricca. Dopo il film drammatico The Band’s Visit (2007), che affrontava le tensioni arabo-ebraiche in modo agrodolce ma edificante, i suoi lavori successivi hanno assunto posizioni più critiche. Al punto che, nell’arena mediatica israeliana, alcuni opinionisti si chiedono se Kolirin debba essere considerato o meno un traditore della patriaCollegamento esterno

Il vecchio, il giovane e il divertente 

Apprezzato a Berlino e in molte altre capitali europee, e recentemente anche dalla rivista d’arte americana Art ForumCollegamento esterno, il regista rumeno Radu Jude è da molti anni un ospite fisso a Locarno. 

Nel 2023 ha ammaliato il pubblico di cinefili con il grandioso Don’t Expect Too Much from the End of the World e l’anno scorso due dei suoi umili cortometraggi hanno offerto deliziosi spunti di umorismo anarchico. Ora, Jude torna al concorso internazionale con un’altra ambiziosa commedia drammatica, un’opera di 3 ore su Dracula (Jude è tra l’altro originario della Transilvania). 

L’umorismo rumeno è presente nella sezione principale anche con Sorella di clausura di Ivana MladenovićCollegamento esterno, che segna il riconoscimento da parte del festival di un’effervescente e giovane, anche se minuscola, comunità cinematografica di Bucarest, di cui Radu Jude è una sorta di fratello maggiore e mentore. 

Mladenović fa parte di un’entusiasmante lista di giovani cineasti in ascesa (tra cui ci sono, tra gli altri, il giapponese Shô Miyake e il tedesco Julian Radlmaier) che competeranno con autori più affermati per il Pardo d’oro, il premio principale di Locarno. 

Oltre a Radu Jude ci sono il franco-tunisino Abdellatif Kechiche (Mektoub, my Love: Canto Due), il britannico Ben Rivers (Mare’s Nest) e lo svizzero Fabrice Aragno (Le Lac), che è stato un partner creativo fondamentale per gli ultimi anni di Jean-Luc Godard, prima di intraprendere la sua carriera di regista. 

Nella sezione “Cineasti del Presente”, il concorso principale dedicato ai registi al loro primo o secondo lungometraggio, si trovano invece alcune delle migliori, e a volte peggiori, sorprese del festival. Il modo migliore per essere sorpresi è non nutrire aspettative, ma i film asiatici di solito rubano la scena. Quest’anno potrebbe essere il caso del sudcoreano The Fin di Park Syeyoung, di The Plant from the Canaries del regista cinese di Berlino Ruan Lan-Xi o della produzione franco-belga-vietnamita Hair, Paper, Water… 

Il patrimonio è importante 

Come ha sottolineato Giona A. Nazzaro durante la presentazione ufficiale del programma, tenutasi a inizio di luglio a Zurigo, una delle funzioni principali di qualsiasi festival del film degno di questo nome è anche quella di lavorare sul patrimonio cinematografico, in collaborazione con le varie istituzioni archivistiche, molte delle quali si trovano in condizioni precarie quanto le pellicole che custodiscono. 

Per questo motivo, la Retrospettiva di Locarno è sempre un momento importante per gli appassionati e le appassionate di cinema. Quest’anno è incentrata sui film britannici del Dopoguerra (1945-1960), restaurati dal British Film Institute e dalla Cineteca svizzera. 

Ma la memoria del cinema non si limita alla retrospettiva. Nella sezione Histoire(s) du Cinéma (Storie del cinema), il festival rende omaggio a personalità di spicco del mondo del cinema. 

L’attrice britannica Emma Thompson sarà a Locarno per ricevere il premio d’onore alla carriera, celebrato con la proiezione dell’adattamento del regista Ang Lee di Ragione e sentimento di Jane Austen (1995). Anche la casa di produzione libanese Abbout Productions sarà celebrata con la proiezione di due dei suoi lungometraggi più rappresentativi, Costa Brava, Lebanon di Mounia Aki (2021) e Memory Box di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige (2021). 

fotogramme del film "Les Vilaines Manières"
Scena di “Les Vilaines Manières” (1974) di Simon Edelstein, una gemma dimenticata del cinema svizzero celebrata quest’anno a Locarno. Cineteca svizzera

Il festival celebra anche il regista svizzero Simon Edelstein, un nome quasi dimenticato dell’epoca d’oro dei cineasti francofoni quali Alain Tanner, Claude Goretta e Michel Soutter. Saranno proiettate nuove copie di classici europei come Anno uno (1974) di Roberto Rosselini e I cannibali (1969) di Liliana Cavani, insieme a due film del regista greco-americano Alexander Payne, famoso per Sideways-In viaggio con Jack (2004). 

Kerouac e Burroughs

Jack Kerouac
Jack Kerouac negli anni Cinquanta. Jerry Yulsman, Globe Photos, Zuma Press

Fuori concorso e un po’ nascosti nel programma, due documentari meritano di essere menzionati, per la gioia di chi ha nostalgia dei tempi più ispirati, ribelli e controculturali. 

Kerouac’s Road: The Beat of a Nation di Ebs Burnough non è affatto uno sguardo nostalgico sulla vita e le opere iconiche di Jack Kerouac, ma un tentativo di capire, attraverso conversazioni con scrittori e artisti contemporanei, quanto la sua opera principale, Sulla strada (1957), risuoni ancora oggi negli Stati Uniti. 

Il documentario Nova’78, sulla stessa linea, riporta in vita l’elettrizzante NOVA Convention del 1978Collegamento esterno, ideata a New York da William S. Burroughs, scrittore e amico di Kerouac. Con performance di Laurie Anderson, Patti Smith e Frank Zappa, tra i tanti, il film è una capsula del tempo che promette di offrire alcuni spunti di riflessione sul nostro stato attuale, contrapponendo arte, poesia e ironia al bigottismo e all’intolleranza. 

William S. Burroughs
Lo scrittore americano William S. Burroughs in una scena del documentario Nova’78. Insieme a Kerouac e al poeta Allen Ginsberg, è considerato uno dei principali capostipiti della controcultura degli anni Sessanta. Howard Brookner Estate

Articolo a cura di Mark Livingston

Tradotto con il supporto dell’IA/lj

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