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Delitto di Stabio, “ho agito d’impulso”

Il cognato della vittima nega di aver premeditato l'omicidio; non spiega ancora il perché del gesto; mentre la uccideva ordinò la cena

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Ci sono importanti novità nell’inchiesta sul delitto di Stabio. Il cognato della vittima ha dichiarato di aver agito senza alcuna premeditazione. Dalle indagini trapela anche uno sconcertante dettaglio: mentre stava uccidendo la maestra 35enne, il 42enne ordinò la cena al ristorante.

La polizia scientifica, nel frattempo, è tornata nella villetta di Stabio. La settimana scorsa ha effettuato l’esame del Luminol, la sostanza usata per rilevare le tracce di sangue invisibili a occhio nudo.

Sangue che comunque –prima novità– sarebbe la conseguenza del soffocamento e non di eventuali colluttazioni. Contrariamente alle voci circolate, il corpo di Nadia Arcudi non presentava peraltro segni di lotta.

Sulla confessione del cognato trapelano nuovi, importanti dettagli. Benché non abbia ancora spiegato il perché del suo gesto, ha dichiarato di avere agito sul momento. A casa di Nadia era andato per consegnarle degli oggetti. Poi, all’improvviso, la decisione di ucciderla. Dall’inchiesta non è effettivamente emerso nulla che lasci pensare a un atto pianificato, ma le indagini –va detto- sono tuttora in pieno svolgimento.

Di certo, all’uomo non è mancata la freddezza. La moglie, come noto, lo aspettava con la suocera al ristorante, oltre confine. Non vedendolo arrivare gli mandò un messaggio, per chiedergli se continuare ad attenderlo o no. Il 42enne rispose di ordinare pure la cena. Anzi, di farlo anche per lui, con tanto di dettagli su cosa avrebbe gradito mangiare.

L’accusa prospettatagli in via principale, altra novità emersa lunedì, è la più grave prevista dal codice: l’assassinio. L’omicidio intenzionale, citato nella conferenza stampa congiunta del 19 ottobre, è stato ipotizzato solo in forma subordinata.

Nei suoi confronti la procuratrice pubblica Pamela Pedretti intende anche disporre una perizia psichiatrica

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