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L’infinito errore nella gestione della pandemia

Un video del presidente cinese visto da un telefonino con sullo sfondo il logo dell Onu.
Cine a OMS tra i grandi colpevoli della mancata gestione dell'epidemia diventata pandemia e che ha colpito e colpisce tutto il mondo. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

Nel nuovo libro di Fabrizio Gatti "L'infinito errore", frutto di un'indagine durata più di un anno sulla pandemia, si racconta come la debolezza della politica e la forza strategica della Cina abbiano aperto la strada alla diffusione del virus in tutto il mondo. Scopriamo insieme all'autore la catena infinita di errori commessi da scienziati, governi e soprattutto dall'Oms.

la copertina del libro L infinito errore
@LaNavediTeseo

Chi doveva prevenire e fermare la trasmissione del contagio, che da epidemia si è trasformata presto in una pandemia che non ha risparmiato nessuno, era il regime cinese con l’aiuto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Una tesi  che esce prepotente dal libro di Gatti, sebbene in parte non confermato da uno studio indipendente presentato mercoledì 12 maggio.

Ma L’infinito errore, come si legge nella seconda di copertina, rivela la storia segreta della pandemia, una versione che le fonti ufficiali non ci hanno mai, ancora, raccontato. Grazie a testimonianze e informazioni inedite – tra cui l’analisi di oltre diecimila documenti e l’accesso alle banche dati che registrano l’identità genetica dei virus – questa inchiesta di Fabrizio Gatti ripercorre l’intero viaggio compiuto dal coronavirus: dalle grotte infestate di pipistrelli ai laboratori cinesi dove i nuovi agenti patogeni sono stati studiati in collaborazione con i centri di ricerca americani, australiani e francesi, fino alle nostre città, ai nostri ospedali, alle nostre vite e alle nostre vittime.

Un libro che evidenzia gli errori e le responsabilità che hanno portato a un vero disastro mondiale. Con una ricostruzione minuziosa, Gatti svela esperimenti militari segreti, gli insufficienti standard di sicurezza di molti laboratori di regime, le bugie dell’Oms sui legami di questo virus con le precedenti epidemie di Sars.

Fino a rivelare gli scandali che hanno contribuito a fare dell’Italia e della Lombardia il trampolino dell’infezione in Europa, tra ritardi e cancellazioni di forniture di mascherine e ventilatori polmonari, errori nei lockdown e le troppe scelte sciagurate che hanno disarmato l’impegno coraggioso dei tanti operatori sanitari al fronte.

Nelle ultime 100 pagine potete leggere il diario della disfatta cinese ma anche italiana, consumata giorno dopo giorno dal 21 gennaio 2020 al 21 febbraio 2021. Trovate tutte le date salienti con i fatti che hanno cambiato probabilmente per sempre il nostro modo di vivere. 

Iniziamo da dove tutto è partito, dalla Cina, dalle grotte infestate di pipistrelli e dai laboratori cinesi che, poco sicuri, hanno in un qualche modo aiutato la diffusione del nuovo coranavirus:

Il regime cinese e la compiacenza dell’Oms

“Nella ricerca scientifica – ricorda Fabrizio Gatti – le domande sono più importanti delle risposte perché se non siamo in grado di formulare le domande corrette, non siamo in grado di arrivare alle risposte giuste”. In questo ‘infinito errore’ sono mancate prima di tutto le domande. I governi non hanno osato porre le domande che andavano poste al regime cinese per poter contenere la pandemia, quando ancora era un’epidemia.

Una volta scoppiata l’epidemia, la Cina, che non è una democrazia, fa di tutto per impedire che questa epidemia sia chiamata SARS. “Se chiamiamo con il nome giusto una malattia – sottolinea Gatti – siamo anche in grado di pensare ai casi precedenti, ritrovare eventuali trattamenti… il fatto di affermare che era un virus sconosciuto che provoca una malattia sconosciuta ha fatto letteralmente deragliare il mondo. Lo scrivo nel libro con documenti alla mano”.

E un ruolo importante e “gravissimo” – come dice Gatti – lo ha giocato l’Oms e il suo vertice. A differenza del 2003, quando grazie a Carlo Urbani l’Oms diede una risposta rapida ed efficace a un virus nuovo e a una malattia nuova (la Sars), questa volta l’Oms ha tentennato. Perché? (La storia di Carlo Urbani nel video al termine del paragrafo qui in basso “La Sars, il precedente che ci poteva salvare”)

“L’Oms – sottolinea Gatti – ha chiamato la malattia Covid-19 (corona-virus-disease-2019) e abolisce ogni riferimento all’epidemia del 2003 per non danneggiare gli interessi geopolitici ed economici della Cina”. Al mondo viene detto che si tratta di una malattia misteriosa e sconosciuta. Si tace inizialmente che nei laboratori cinesi ci sono ben 2 virus molto simili al nuovo coronavirus e che gli scienziati cinesi hanno già mappato il genoma del nuovo virus. Tacendo e nascondendo si sono così persi 17 anni di vantaggio scientifico, clinico e politico sull’infezione. Ecco le colpe dell’Oms:

Non solo. La famosa professoressa Shi Zhengli, direttrice del Centro per le malattie infettive emergenti (che fa capo all’Istituto di virologia di Wuhan) e George Gao, direttore generale del Centro cinese per il controllo e le prevenzioni delle malattie fanno una battaglia scientifica con tanto di articolo pubblicato e firmato anche da altri colleghi, tentando di togliere il riferimento alla Sars anche dal virus (SARS-CoV-2). Così oggi abbiamo il nome della malattia (Covid-19) battezzato dall’OMS, mentre il nome del virus (SARS-CoV-2) è stato dato da un istituto internazionale non controllato dalla Cina. Hanno dunque avuto la libertà scientifica di chiamare il virus con il suo nome mettendo la parola SARS.

La SARS, il precedente che ci poteva salvare

Il precedente della prima epidemia di Sars nel 2003 insegna come fosse possibile fermare anche questa pandemia che ha investito il mondo.

Il 28 febbraio 2003 un uomo d’affari americano viene ricoverato all’ospedale francese di Hanoi nel Vietnam: un’infezione misteriosa sta consumando i suoi polmoni. Il medico italiano Carlo Urbani, funzionario dell’OMS, viene subito contattato dall’ospedale. Urbani, a differenza del resto dello staff presente, capisce di trovarsi di fronte a una nuova malattia e che la situazione era critica. 

Urbani lancia l’allarme al governo vietnamita e all’Organizzazione mondiale della sanità, riuscendo a convincere le autorità locali ad adottare misure di quarantena. Urbani inizia a sentirsi male l’11 marzo 2003, scoprendo così di avere contratto il virus. Ai medici accorsi dalla Germania e dall’Australia al suo capezzale disse di prelevare i tessuti dei suoi polmoni, per analizzarli e utilizzarli per la ricerca. Carlo Urbani muore il 29 marzo 2003. Il giorno prima l’Oms identifica la causa dell’epidemia: è un coronavirus mai catalogato prima.

Grazie alla prontezza di Urbani, lui e altri quattro operatori sanitari sono stati gli unici decessi per Sars osservati in tutto il Vietnam, che fu il primo paese del sud est-asiatico a dichiarare che la Sars era stata debellata.

Secondo l’OMS il metodo anti-pandemie da lui realizzato nel 2003 rappresenta, ancora oggi, un protocollo internazionale per combattere questo tipo di malattie:

L’Italia e in particolare la Lombardia sono tra i primi ad essere colpiti dal nuovo virus che arriva dalla Cina. Perché? Ecco le considerazioni sempre di Fabrizio Gatti:

tvsvizzera.it


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