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Vertenza con l’UE, Bruxelles attende proposte da Berna

Il presidente della delegazione elvetica (Aels/Ue) Benedikt Würth.
Il presidente della delegazione elvetica (Aels/Ue) Benedikt Würth. © Keystone / Anthony Anex

I complicati rapporti tra Svizzera e Unione Europea sono stati al centro dell'incontro a Bruxelles tra la delegazione svizzera per i rapporti con l'UE e l'Associazione europea di libero scambio (Aels/Ue) e le autorità continentali.

Al riguardo i rappresentanti europei hanno affermato di attendersi proposte dal governo elvetico, che nel maggio scorso aveva interrotto unilateralmente i negoziati sull’Accordo istituzionale destinato a regolare in futuro le relazioni tra le due parti. A giudizio di Berna alcune delle novità contenute nell’intesa non sarebbero mai state accettate alle urne dal popolo svizzero che sarebbe stato chiamato a ratificare il testo, come prevede l’ordinamento costituzionale interno.

Nelle diverse riunioni tenute nel corso della visita che si è protratta per alcuni giorni è emerso, secondo quanto ha osservato il parlamentare sangallese Benedikt Würth, che la controparte europea concorda sul fatto che, nonostante le divergenze e l’attuale situazione di stallo, la strada bilaterale non vada abbandonata.

Nel corso dei colloqui ha partecipato in video anche Richard Szostak, il nuovo responsabile per le relazioni con la Svizzera nella Commissione Ue. Anche se la prossima mossa spetta a Berna, ha indicato sempre il consigliere agli Stati che guidava i parlamentari elvetici, la Confederazione deve dare prova di apertura e reattività in caso di eventuali proposte provenienti da Bruxelles.

Pressioni politiche su Berna

La delegazione elvetica ha fatto notare agli interlocutori europei che il collegamento di altri temi estranei alle trattative in corso – che riguardano essenzialmente l’accesso della Svizzera al Mercato unico su cui è già stata stipulata nei decenni passati una serie di accordi (Bilaterali 1 e 2) – non aiutano certo il dialogo.

È il caso di stretta attualità dell’esclusione degli istituti universitari svizzeri ai programmi di ricerca Horizon Europe che penalizzano pesantemente il settore o del mancato riconoscimento dell’equivalenza borsistica per la piazza di Zurigo. Sulle pressioni politiche subite da Berna in concomitanza con gli stop nelle trattative hanno insistito i delegati svizzeri e i rappresentanti europei hanno preso atto delle loro lamentele.

Interesse reciproco

Il governo svizzero, aveva detto il presidente della Confederazione Ignazio Cassis Consiglio federale in un’intervista pubblicata domenica dalla SonntagsZeitung, è impegnato nel definire il quadro di un possibile pacchetto di accordi bilaterali e un’agenda di colloqui con l’UE. Entrambe le parti, aveva aggiunto il consigliere federale ticinese, hanno interesse a regolare le reciproche relazioni.

Circa 1,4 milioni di cittadini dell’UE vivono in Svizzera, e quest’ultima è anche il quarto partner commerciale dell’UE, ha sostenuto Ignazio Cassis secondo il quale “relazioni instabili non sono una soluzione a lungo termine, né per noi né per l’UE”.

Nell’incontro dello scorso 15 novembre il ministro degli Esteri Ignazio Cassis e il vicepresidente della Commissione UE Maros Sefcovic avevano concordato sulla necessità di definire “in tempi brevi” una tabella di marcia con una tempistica chiara (roadmap) per migliorare le relazioni tra le due parti, riguardo in particolare l’accesso elvetico al mercato unico.


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