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“Quel pasticciaccio brutto dei Modigliani a Genova”

Ritratto di Chaim Soutine attribuito ad Amedeo Modigliani esposto a Genova
Venti dei 21 dipinti attribuiti a Modigliani sequestrati durante la mostra a Palazzo Ducale sono "grossolanamente falsificati", secondo le conclusioni della perizia ordinata dalla procura di Genova. Keystone

La notizia secondo cui molti dei quadri di Amedeo Modigliani esposti l'anno scorso a Palazzo Ducale a Genova sono dei falsi ha destato grande scalpore. Il Corriere del Ticino ha parlato della vicenda con l'esperto d'arte Philippe Daverio.

La vicenda legata ai presunti falsi quadri di Amedeo Modigliani messi in mostra negli scorsi mesi a Genova e che ha marginalmente toccato anche il cantone Ticino, è in ordine di tempo solo l’ultima notizia legata ad un mondo dell’arte che negli ultimi anni è in grandissima fibrillazione.

Da un lato per il colossale business rappresentato dalla compravendita delle creazioni artistiche, le cui quotazioni in alcuni casi hanno raggiunto cifre vertiginose (vedi i 450,3 milioni di dollari grazie ai quali, lo scorso novembre, un ignoto compratore si è aggiudicato il Salvator Mundi di Leonardo) ma anche per le incertezze che spesso si celano dietro l’autenticità di tali opere, con tutte le implicazioni economiche ma anche giudiziarie che ne possono derivare. Una situazione che non può non disorientare il pubblico che affolla le grandi esposizioni, ormai parte integrante della politica culturale-turistica contemporanea, e della quale il Corriere del Ticino ha parlato con uno dei massimi esperti italiani del settore, il professor Philippe Daverio.

CdT: Professor Daverio, il recente scandalo legato all’esposizione genovese dedicata alle opere di Modigliani che, stando ad alcuni esperti, sono nella maggior parte dei casi dei falsi, getta un’ombra oscura su queste grandi operazioni artistico-commerciali, e sul mondo dell’arte in generale.

Philippe Daverio: Quanto accaduto sembra la trama di un film che, parafrasando Gadda, potremmo intitolare ‘Quel pasticciaccio brutto di Modigliani a Genova’.

Ci sono infatti tutti gli ingredienti di un pasticcio totale. A partire dalle opere esposte che non sono di una certezza assoluta. Le opere certe di Modigliani si limitano infatti, nella sostanza, a quelle inserite nel catalogo di Ambrogio Ceroni più due o tre ulteriori dipinti di cui vari certificati di passaggi di proprietà rendono plausibile la loro originalità. Tutto il resto sta in un ambito grigio che può diventare anche nero, ma che non è più bianco.

Questo perché i primi falsi di Modigliani apparvero già quando l’artista era vivo. Negli ultimi periodi della sua esistenza, quando strafatto di assenzio Modigliani viveva in un mondo tutto suo, il mercato richiedeva i quadri di Modigliani. Cosicché Moïse Kisling che era amico sia del pittore che del suo mercante, iniziò a produrre dei falsi.

“I primi falsi di Modigliani apparvero quando l’artista era ancora vivo”

Al di là di ciò va comunque detto che se le opere esposte a Genova non sono limpidissime, anche le critiche poste vengono da persone sulle quali si possono nutrire dei dubbi. Parliamo infatti di un vecchio signore fiorentino che si dice custode della casa di Modigliani, ma che non ha lasciato alla storia della critica neanche un testo di solidità scientifica e la cui autorevolezza accademica è abbastanza limitata. E poi di una critica che viene non dal mondo dell’arte, ma da quello giudiziario e che ha preso decisioni che invece dovrebbero essere prese dalla storia dell’arte. Tutti gli ingredienti, insomma, per un colossale pasticcio.

Quando ci si trova di fronte ad un’opera d’arte, quali sono i criteri per stabilire la sua autenticità o meno?

Ce ne sono due: la certezza e la plausibilità. La certezza è quella che, ad esempio, si ha di fronte al Mosè di Michelangelo: sappiamo infatti quando l’ha fatto, per chi l’ha fatto. E inoltre si trova nel luogo per il quale fu concepito. Questo tipo di certezza c’è spesso anche in merito ad opere che si sono storicizzate, i cui passaggi di proprietà sono accertati dal momento in cui sono state realizzate fino ad oggi. Si tratta di opere che non richiedono l’intervento dell’analisi critica, perché basta l’analisi documentale.

Quando invece la certezza documentale non c’è, si apre il vasto settore della percezione critica. E quella cambia a seconda di chi la emette e del momento storico in cui è emessa. Per cui alcuni quadri che una volta erano considerati in un certo modo, oggi non lo sono più.

Un discorso, questo, che riguarda la pittura antica, visto che quelle opere sono catalogate a seguito di un’attribuzione. Per la pittura moderna il discorso dell’attribuzione non vale. Qui la distinzione è tra “autentici” e “falsi”. Ma anche qui non è facile dire “si” o “no”. E quindi i rischi sono molto più elevati. Ed è quello che è accaduto nella mostra di Genova che definirei leggermente azzardata. In quanto la certezza delle opere esposte non era blindata. Da qui tutto quello che poi è accaduto…

Torniamo sul concetto, da lei citato, legato all’attribuzione d un’opera.

Come detto riguarda la pittura antica la cui attribuzione è legata ad un consenso critico elevato.

Dunque, teoricamente, per attribuire un quadro antico a Tizio piuttosto che a Caio, basterebbe che alcuni critici si mettano d’accordo…

Teoricamente sì, ma dal punto di vista pratico è difficile che persone molto significative nei rispettivi settori, si mettano d’accordo tra loro per tirare una fregatura. Chiaro che se non esistono parametri certi, rimaniamo nel campo della plausibilità. E nella plausibilità l’autorevolezza è fondamentale. Qui non va più analizzato il giudizio, ma la personalità di lo chi emette.

Philippe Daverio

Nato il 17 ottobre 1949, Philippe Daverio è considerato uno dei massimi specialisti dell’arte italiana del XX secolo.

Nel corso della sua lunga carriera è stato un gallerista di successo (tre gli spazi espositivi da lui inaugurati a Milano e New York) e come assessore alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e Relazioni Internazionali della città di Milano si è occupato della ricostruzione del Padiglione d’Arte Contemporanea, della ristrutturazione del Palazzo Reale ed del suo adattamento a Museo d’arte contemporanea e del restauro del Teatro alla Scala.

Fra i promotori delle fondazioni (Fondazione Teatro alla Scala, Fondazione Pierlombardo, Fondazione dei Pomeriggi Musicali) intese quali strumento di autonomia e di osmosi tra pubblico e privato nelle istituzioni culturali, ha promosso e seguito alcuni lavori pubblici significativi, tra cui il completamento del Piccolo Teatro e del Teatro dell’Arte in Triennale.

Grande divulgatore del mondo dell’arte è conosciuto per la sua attività in ambito televisivo e letterario.

Nell’81 ha fondato la casa editrice Edizioni Philippe Daverio che ha pubblicato una cinquantina di titoli, alcuni dei quali pubblicati in accordo editoriale con Leonardo Mondadori.

Come autore ha dato alle stampe diverse pubblicazioni scientifiche e divulgative. Tra le più recenti il volume Il Museo Immaginato, Il Secolo lungo della Modernità, Esercizi di curiosità e storia dell’arte e Il secolo spezzato delle avanguardie.

Daverio si occupa anche di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati, e svolge attività di docente presso vari atenei ed istituti. Da settembre 2014 è inoltre direttore artistico del Grande Museo del Duomo di Milano e dal 2015 membro del Comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e Biblioteca nazionale Braidense.

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