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30 anni dalla beffa di Modigliani

Il 24 luglio 1984 furono ripescati nel Fosso dietro il Mercato centrale di Livorno tre pietre scolpite raffiguranti donne. Furono subito attribuite all'artista livornese. Si trattò invece di uno scherzo di tre studenti

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 luglio 2014 - 16:49

30 anni fa, il 24 luglio 1984, si consumava a Livorno quella che sarebbe stata definita la "beffa di Modigliani", una storia incredibile, che poi si dimostrerà uno scherzo, che fece il giro del mondo in poco tempo. Dalle acque limacciose del Fosso nei pressi del Mercato centrale furono infatti ripescate tre pietre scolpite raffiguranti donne. Le opere ritrovate furono attribuite a Amedeo Modigliani.

Uno scherzo

La verità era decisamente un'altra. In quei giorni a Livorno opere di Modigliani erano esposte a Villa Maria. Partendo da una leggenda che raccontava che Modigliani gettava nel canale le opere meno riuscite, le autorità comunali diedero il permesse di dragare il Fosso. Tre studenti, Francesco Ferrucci, Piero Luridiana e Michele Ghelarducci, pensarono allora bene di realizzare tre sculture e gettarle proprio nel Fosso. Il giorno dopo ci fu il clamoroso ritrovamente. Le opere ripescate furono frettolosamente attribuite a Amedeo Modigliani. Peccato che poco tempo dopo i tre studenti in un'intervista raccontarono la verità.

Una mostra

A trent'anni dalla beffa, le tre sculture sono esposte in Fortezza Vecchia a Livorno fino al 14 settembre. Nel servizio che vi proponiamo sentiamo due dei protagonisti, Pietro Luridiana e Michele Ghelarducci, che ven'tanni dopo la "burla" ne parlarono con Falò.

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