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Vent'anni senza Massimo Troisi

Da rivedere: l'intervista a Locarno nel 1981, anno del suo debutto cinematografico

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 luglio 2014 - 17:02

Massimo Troisi morì nel pomeriggio di sabato 4 giugno 1994, poche ore dopo aver finito di girare 'Il postino', film con il quale fu candidato all'Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Non vinse (soltanto la colonna sonora di Luis Bacalov portò a casa la statuetta, su cinque nomination) ma fu "quel trionfo internazionale che Troisi sperava di avere e che non ha fatto in tempo a godersi", come scrisse il Washington Times.

L'attore decise di interpretare 'Il postino' nonostante fosse enormemente affaticato –e necessitasse di un'operazione- per un'anomalia cardiaca che gli era stata diagnosticata da ragazzino. Era già stato operato negli Stati Uniti nel corso degli anni Settanta, quando a Napoli era conosciuto come attore teatrale, specie con il trio comico insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro ('I saraceni', che poi diventarono 'La smorfia').

Nato a San Giorgio a Cremano, figlio di un macchinista e di una casalinga, recitò in quella che definiva "l'unica lingua che so parlare": un napoletano comprensibile ai più. Infatti dal teatro (locale) approdo alla tivù (nazionale) e infine sul grande schermo, dove nel 1981 Troisi debuttò a tutto campo: di 'Ricominco da tre', pellicola tratta da un suo soggetto, Massimo Troisi fu attore, sceneggiatore e regista.

Come solo attore, fu diretto tre volte da Ettore Scola, che lo fece recitare insieme a Marcello Mastroianni in 'Splendor' e 'Che ora è?' (per quest'ultimo condivisero la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra di Venezia del 1989). Con Roberto Benigni condivise invece soggetto, sceneggiatura, regia e ruolo protagonista del memorabile 'Non ci resta che piangere' (1984).

Tre anni prima, Massimo Troisi era stato ospite del Festival internazionale del film di Locarno. Nel video, l'intervista di Gino Buscaglia, realizzata dopo la proiezione di quel film che –in Italia- resterà nelle sale per quasi due anni.

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