Oltre un anno fa l’Unione europea decideva di trattare la Svizzera come uno stato terzo nel settore della tecnologia medica: una misura di ritorsione legata alle difficoltà sull'accordo quadro che avrebbe dovuto creare gravi problemi al settore. Ma così non è stato: 15 mesi dopo alcune aziende svizzere potrebbero trovarsi in vantaggio rispetto ai concorrenti europei.
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tvsvizzera.it/mrj
Doveva essere un colpo durissimo per il settore svizzero della tecnologia medica: 15 mesi fa l’UE decideva di trattare la Confederazione come uno Stato terzo nel settore. Una misura di ritorsione legata alla mancata firma dell’accordo quadro. In realtà per alcune aziende rossocrociate è stata una manna.
“È vero che le preoccupazioni erano piuttosto grandi all’inizio”, spiega ai microfoni della Radiotelevisione svizzera Peter Biedermann, direttore di Swiss Medtech. “Noi – come associazione di riferimento- abbiamo avvertito le aziende che poteva verificarsi lo scenario peggiore, ovvero il trattamento come Stato terzo. L’industria ha reagito, ha fatto i compiti e ora possiamo constatare che il settore sta bene”.
Il settore sta bene perché molte ditte elvetiche hanno avviato subito le procedure per farsi riconoscere i prodotti dall’UE, in linea con il nuovo regolamento sui dispositivi medici. La concorrenza europea, anch’essa costretta ad adattarsi al nuovo regolamento, ha invece proceduto a farlo in ritardo, trovandosi così confrontata con delle liste di attesa.
È così che le imprese che si sono attivate rapidamente sono ora avvantaggiate: in Svizzera sono state soprattutto quelle grandi a farlo. Le più piccole sono invece in ritardo perché non vengono trattate prioritariamente dagli organi di autorizzazione europei.
Grazie ai passi intrapresi, il volume di affari con l’UE del settore è rimasto stabile, aggiunge Biedermann. Non mancano però nemmeno gli aspetti negativi: ora ci sono più regole, più burocrazia e maggiori costi poiché, per la Confederazione, è venuto a mancare il libero accesso al mercato europeo. Ci sono inoltre più requisiti anche per l’importazione di prodotti dall’estero necessari per l’approvvigionamento medico e sanitario della Svizzera e l’accesso ad alcuni prodotti è diventato più complicato.
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