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L’acqua piovana non è più potabile da nessuna parte

gregge di yak e persone davanti a un lago e montagne sullo sfondo
Anche sugli altopiani del Tibet, dove si pensava che l'acqua fosse più o meno incontaminata, si ritrovano tracce importanti di PFAS. Keystone / Elizabeth Dalziel

Non vi è ormai più alcun posto al mondo in cui l'acqua piovana può essere considerata adatta al consumo. È la conclusione a cui giunge uno studio del Politecnico federale di Zurigo e dell'Università di Stoccolma.

Si chiamano PFAS, l’acronimo inglese che sta per Sostanze Perfluoro Alchiliche, e sono ormai presenti in abbondanza nelle acque piovane di tutto il pianeta. Analizzando dati raccolti dal 2010 ai quattro angoli del globo, le equipe di ricerca dell’ateneo zurighese e di quello di Stoccolma ne hanno trovato tracce dappertutto.

“In base ai dati che abbiamo utilizzato, non c’è nessun luogo sulla Terra in cui l’acqua piovana è potabile”, ha dichiarato all’Agence France Presse Ian Cousins, professore dell’Università di Stoccolma e co-autore principale dello studioCollegamento esterno, pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology.

Queste sostanze sono state trovate anche nell’acqua piovana in zone remote come l’Antartide o l’altipiano del Tibet. E in concentrazioni tali, da superare i valori guida fissati ad esempio dalle autorità statunitensi per l’acqua potabile.

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Le PFAS sono utilizzate in maniera massiccia dall’industria dagli anni Cinquanta del secolo scorso, per le loro proprietà impermeabilizzanti, ad esempio nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti o nella produzione di abbigliamento tecnico. Dal 2010 in Europa è vietato utilizzare una delle sottocategorie di queste PFAS, il perfluoroottano sulfonato, e dal 2020 vige un’interdizione anche per l’acido perfluoroottanoico. Più in generale, il valore limite di queste sostanze è stato costantemente abbassato negli ultimi anni.

Ciò malgrado, “queste sostanze continuano a essere rilevate nell’ambiente, nella catena alimentare e nell’essere umano”, scrive l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinariaCollegamento esterno.

Prodotti chimici eterni

Noti anche come “i prodotti chimici eterni”, perché si disintegrano molto lentamente, le PFAS, una volta ingerite tramite l’acqua potabile o determinati alimenti, si accumulano nell’organismo. Alcuni studi suggeriscono che queste sostanze possono influire sulla fertilità e sullo sviluppo del feto. Possono anche comportare un aumento del rischio di obesità o di alcuni tipi di cancro (prostata, reni e testicoli) e un aumento dei livelli di colesterolo.

“Non vogliamo far preoccupare la gente, ma dire che c’è un problema – ha sottolineato Martin Scheringer, professore di chimica organica ambientale al Politecnico di Zurigo e co-autore dello studio. Come società abbiamo usato troppe PFAS. Ora siamo costretti a vivere con il rischio di queste sostanze già presenti nell’acqua ma per il futuro dobbiamo toglierle dai prodotti. È compito delle autorità ma anche dei consumatori. Se ad esempio compro dei vestiti per fare escursioni, devo chiedere che siano impermeabilizzati senza fluoro. Ci sono marche che li offrono”.

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