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Primarie del Pd, 1’415 votanti (in calo) in Svizzera

Matteo Renzi commenta il risultato delle primarie. Keystone

Si discosta di poco dal dato nazionale il risultato del voto delle primarie del PD in Svizzera, che hanno visto trionfare Matteo Renzi. L’ex premier ha vinto in 21 dei 25 circoli elvetici ottenendo il 65% delle preferenze (oltre il 70% in Italia) con 927 schede. 

Andrea Orlando ha invece prevalso in altri 3 (in uno non si è votato per un lieve malore del responsabile del seggio) e ha incassato un totale di 472 voti (35%) mentre Michele Emiliano non ha corso in Svizzera.

Affluenza in calo

Anche nella Confederazione però si registra una certa flessione alle urne – 1’415 votanti in 24 città svizzere – rispetto alla precedente consultazione del Partito democratico del 2013, in cui l’ex sindaco di Firenze aveva conquistato la segreteria dem. In quell’occasione furono circa 2’500 gli iscritti e i simpatizzanti dem che espressero la loro preferenza per uno dei tre candidati in lizza (Renzi, Civati e Cuperlo) nei 42 seggi allestiti in quasi tutti i cantoni. Si è registrato quindi un calo dell’affluenza intorno al 45%.

Ma forse è andata un po’ meglio di quanto temessero i dirigenti svizzeri del Pd. “C’è stata comunque una buona partecipazione”, analizza il segretario svizzero Michele Schiavone. “Quello che mi ha sorpreso, al di là del risultato, è che c’è ancora grande interesse per le attività del partito che si svolgono in questo paese”.

Poi però il segretario dem riconosce che “diverse persone, per ragioni storiche e formazione culturale, sono rimaste a casa, probabilmente perché deluse. Nel nostro circolo a Kreuzlingen (Canton Turgovia) ad esempio, hanno votato in 72 mentre 5 anni fa sono stati più di 150.

Michele Schiavone: occorre una svolta

Hanno forse pesato le ultime polemiche interne, culminate con la scissione di dalemiani e bersaniani, confluiti nella nuova formazione Mdp? “Non credo che sia questa la vera ragione”, afferma Michele Schiavone. “Ultimamente si assiste a una grave disaffezione nei confronti della politica e sono sempre di meno le persone disposte ad impegnarsi a sostenere un partito”. 

Un calo di interesse cui potrebbe aver contribuito magari anche il congresso-lampo che ha soffocato un po’ il dibattito e anticipato per le fibrillazioni emerse dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre. “La sensazione è che effettivamente ci possa essere stato questo aspetto”, risponde il segretario del Pd svizzero. “Dopo il 4 dicembre avevamo bisogno di riflettere tutti assieme allo scopo di rilanciare la nostra proposta per essere più forti nel paese. Era infatti scontato che vincesse Renzi ma vi era soprattutto la necessità di ricompattare il partito dopo la scissione. Al di là della bella esperienza delle primarie di ieri, se non ci sarà una svolta alle prossime elezioni perderemo”.

Reinventare un’idea di società

“Dispiace – continua il dirigente pd – perché in questi 4 anni qualcosa di buono l’abbiamo fatto ma non è sufficiente, considerato che molti italiani faticano a sopravvivere. E mentre i nostri avversari, propugnando le loro idee favorevoli al protezionismo e allo stop all’immigrazione godono di consensi naturali, noi stiamo ancora aspettando un’idea di società che dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 si deve reinventare”.

Verso elezioni anticipate

La netta affermazione di Renzi metterà a rischio il Governo Gentiloni o secondo lei si arriverà comunque alla scadenza naturale della legislatura? “Penso che si andrà a votare un po’ prima della primavera 2018, immagino entro la fine dell’anno – sostiene Michele Schiavone. – Non a caso il presidente Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha richiamato i presidenti delle due Camere sull’urgenza della riforma elettorale. Del resto converrebbe anche a Renzi, poiché entro novembre va presentata la manovra finanziaria che quest’anno si preannuncia assai pesante. È quindi prevedibile, se non auspicabile, che venga anticipata la chiamata alle urne per evitare una sconfitta che potrebbe essere dietro l’angolo”.  

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