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Quando una diga cambia i confini

lago e diga
Un lago italiano contenuto da una diga rossocrociata. khr.ch

La centrale idroelettrica sul Lago di Lei è passata in mani svizzere dopo la sua costruzione e la Confederazione ha ceduto all’Italia una parte del suo territorio.   

Lo scorso 22 agosto leggevo questa notizia: “Nuovo impianto solare sulla diga della Valle di Lei”. Non conoscendo la diga in questione, sono andata a verificare su Google Maps dove si trovava. In Svizzera, nel Canton Grigioni, a Ferrera. Ingrandendo la mappa, però, mi sono resa conto di una stranezza: il confine tra Svizzera e Italia subisce una deviazione: il lago che alimenta la diga è in territorio italiano, mentre la diga stessa è in Svizzera. Un errore di Google oppure c’è una spiegazione logica? Nessun errore, ovviamente. Ma per capire cosa sia successo bisogna tornare indietro di qualche decennio.

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“Il Consiglio federale svizzero e il Governo della Repubblica Italiana, ai quali è stata presentata una domanda di concessione di forze idrauliche del Reno di Lei (…) hanno riconosciuto che il progetto presentato, inteso a mettere in valore, in un solo ed unico impianto, le forze idrauliche di sezioni dì corsi d’acqua svizzere ed italiane assicura la razionale utilizzazione di tali forze” Il suo uso deve però essere regolato da “un accordo internazionale che tenga conto delle differenze esistenti nelle rispettive legislazioni dei due Stati”: sono queste le prime righe dell’accordoCollegamento esterno, entrato in vigore il 23 aprile 1955, tra Svizzera e Italia concernente la gestione della diga sul Lago di Lei.

Costruita su domanda di una società con interessi misti italiani e svizzeri, il suo scopo è lo sfruttamento idroelettrico in Val Ferrera. La striscia di terreno su cui venne costruita passò in territorio elvetico e un’analoga porzione di terreno situata poco più a nord divenne territorio italiano. Il confine così creatosi non solo ha una conformazione inusuale, ma fa sì che, di fatto, il lago artificiale alimentato dal Reno di Lei, è in territorio italiano, mentre la diga è rossocrociata e si trova nel comune di Ferrera.  

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In verde la parte di territorio ceduta dalla Svizzera all’Italia. In arancione la parte di territorio ceduta dall’Italia alla Confederazione. wikipedia

La gestione è ancora oggi affidata alla Kraftwerke Hinterrhein (KHR) AG, che fu fondata nel 1956 (prima dell’inizio della costruzione) come società per azioni di diritto svizzero. “L’azienda italiana (oggi Edison S.P.A., Milano)”, ci spiega l’attuale direttore di KHR Guido Conrad, “deteneva il 20% della società, come oggi. Anche lo scambio di terreni nella Valle di Lei è stato completato prima dell’inizio dei lavori. KHR AG ha incaricato aziende italiane della progettazione e della costruzione della diga”. Per il completamento dei lavori, che presero avvio tre anni dopo la firma dell’accordo e si conclusero nel 1962, ci è voluto il lavoro di circa 1’500 uomini.  

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Una struttura oggi elvetica, ma la cui progettazione e costruzione sono merito di manodopera italiana. khr.ch

Non si è però dovuto costruire solo la diga:  la Valle di Lei era inizialmente priva di arterie stradali e quindi nel 1957 e nel 1959 vennero costruiti due impianti a fune (une funivia e una teleferica) lunghi 15 chilometri che da Campodolcino arrivavano al cantiere della diga. La strada ancora oggi percorribile, che collega la diga ad Avers, fu realizzata nell’estate del 1958.  

Una suddivisione 70-30

Oltre ad avere avuto qualche concessione territoriale, l’Italia può continuare a trarre profitto dall’impianto idroelettrico anche in un altro modo. Nell’accordo del 1955 è infatti stipulato che alla Svizzera spetta il 70% dell’energia prodotta, all’Italia il 30%. Inoltre, vi si può leggere che “l’energia spettante all’Italia e prodotta in territorio svizzero, sarà da parte della Svizzera, esente da qualsiasi tassa, canone o limitazione di diritto pubblico, in modo che possa essere liberamente trasportata in Italia così come se fosse, per ogni aspetto, prodotta in territorio italiano”.   

Come per altri bacini idrici, anche al lago di Lei la situazione non è però delle migliori. L’impianto idroelettrico fornisce ogni anno circa 1’550 gigawattora (una famiglia di quattro persone consuma, su base annua, circa 3’000 chilowattora). L’ultimo anno, però, è stato, come per il resto del Paese, al di sotto della media: “La mancanza di neve e l’estate secca dello scorso inverno hanno avuto un impatto notevole sulla produzione di KHR. Ad esempio, nell’esercizio appena concluso (dal 1° ottobre 2021 al 30 settembre 2022) è stato raggiunto solo il 65% circa della media di lungo periodo”, dice Guido Conrad.  

 Diga del Lago di Lei

Altezza – 138 metri

Lunghezza – 690 metri

Volume – 197 milioni di metri cubi

Energia prodotta – 1’550 gigawattora (GWh)

Per prepararsi alle carenze previste per i prossimi mesi, i responsabili sono corsi ai ripari: “È stata pompata quanta più acqua possibile nel serbatoio della Valle di Lei per immagazzinare un massimo di riserva per il prossimo inverno”. Anche perché l’allarme siccità non è ancora rientrato: “Tutto è ancora molto secco e non sono previste precipitazioni importanti prossimamente” aggiunge Conrad.  

Vista questa situazione, l’accordo stipulato nel 1955 reggerà? Il direttore di KHR è tassativo: l’intesa rimane valida anche con la crisi energetica che sembra profilarsi all’orizzonte.  “Al momento il livello di riempimento del serbatoio della Valle di Lei è di circa l’80%, il che corrisponde a una riserva energetica di circa 500 GWh”. Anche in caso di penuria grave, sottolinea, l’energia verrà suddivisa comunque al 70-30.   

Utile anche al turismo

La costruzione della diga ha portato, come detto, alla creazione di un lago artificiale, che oggi è una meta apprezzata dai turisti. Turisti che, se non vogliono camminare, devono per forza passare dalla Svizzera per ammirare il paesaggio. La Valle di Lei è infatti raggiungibile dall’Italia unicamente a piedi, scalando uno dei passi minori che la collegano alla Valle Spluga.  


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