Quando la plastica diventa arte
A Castiglione Olona c'è un museo dedicato al materiale che oggi è responsabile dell'inquinamento dei mari, ma che negli anni Sessanta era fonte d'ispirazione per numerosi artisti.
La plastica, oggi principale responsabile dell’inquinamento dei mari e dei suoli, non è sempre stata odiata: nel corso degli anni ’60 del XX secolo – quando sono stati inventati i primi polimeri – è stata un materiale con il quale numerosi artisti hanno sperimentato, grazie alla loro trasparenza e duttilità. I loro lavori sono oggi esposti al MAP (Museo di arte plastica) di Castiglione Olona.
Lo spazio espositivo rende omaggio alla plastica plasmata dagli artisti a cavallo degli anni '60 e '70 in un centro di sperimentazione artistica istituito all'interno della più importante fabbrica d’Italia per la lavorazione del materiale plastico (Mazzucchelli 1849, che esiste tutt’ora).
Un luogo che permetteva agli artisti le condizioni ideali per lavorare questi nuovi materiali: c’erano i tecnici che li potevano seguire e consigliare e gli artisti potevano selezionare liberamente il materiale da lavorare. Si creava una sorta di simbiosi in cui l’artista era la mente e il tecnico il braccio e la loro collaborazione dava vita a un’opera artistica. A spiegarlo ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI è Andrea Prina dell’Ufficio della cultura d Castiglione Olona.
Oggi le opere di Man Ray, Enrico Baj, Carla Accardi, Giulia Napoleone, per citarne solo alcuni, possono essere osservate nelle sale affrescate del quattrocentesco Palazzo Castiglioni.
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