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Quando il cinema internazionale sceglie Lugano

Panorama notturno sulla città di Lugano.
Il regista toscano non è il primo e quasi sicuramente non sarà l'ultimo a optare per il Ticino per girare le scene delle sue pellicole. Keystone / Martin Ruetschi

La città sul Ceresio ospita in questi giorni i set dei nuovi film di Leonardo Pieraccioni e di Chiara Bellosi. Ma il Ticino è stato scelto dal cinema internazionale anche molte altre volte...

“Lugano è un posto che gli manca solo la moquette”. Così, con la verve toscana che ha contribuito a renderlo celebre, l’attore e regista toscano Leonardo Pieraccioni ha descritto la città ticinese scelta per girare alcune scene del suo prossimo film Il sesso degli angeli. In un’intervista al quotidiano ticinese LaRegione, Pieraccioni ha constatato che “i luoghi comuni fantastici che un fiorentino può avere su Lugano ci sono tutti” ed è rimasto attratto dal fatto che ci fosse un addetto comunale intento a cambiare i fiori calpestati durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia a Euro 2020. 

Oltre al film di Pieraccioni, nella regione di Lugano, si stanno svolgendo negli stessi giorni (dal 12 al 17 luglio) anche le riprese di Calcinculo di Chiara Bellosi. Una produzione italo-svizzera sotto la direzione della regista italiana reduce dal successo di Palazzo di Giustizia. Due produzioni molto importanti che, come ha sottolineato la Ticino Film Commission in un comunicato stampa, contribuiscono in termini d’impieghi nel settore e indotto sul territorio.

La presentazione delle riprese svoltesi al Parco Ciani a Lugano.
Si svolgono dal 12 al 17 luglio, nella regione di Lugano, le riprese de “Il sesso degli angeli” di Leonardo Pieraccioni e “Calcinculo” di Chiara Bellosi. © Ticino Film Commissions

“Abbiamo bisogno di contrapporre la chiesa sgarrupata della provincia toscana a un posto che – sia nell’immaginario sia nella realtà – è pieno di bellezza e avventura”, ha raccontato poi al Corriere del Ticino spiegando la scelta di basare alcune delle riprese proprio in Svizzera. La pellicola in uscita a febbraio 2022, con protagonisti Sabrina Ferilli e Marcello Fonte (nella foto sotto), narra d’altronde una storia che si sviluppa a cavallo del confine. Il protagonista è don Simone, un prete di frontiera che eredita da un eccentrico zio un’attività già rodata in Ticino. L’eredità potrebbe rappresentare la salvezza economica del suo oratorio, al quale i giovani preferiscono ormai i social network, ma la piccola società si rivela essere in realtà un postribolo…

Sabrina Ferilli, Leonardo Pieraccioni e Marcello Fonte.
“Lugano è un posto che gli manca solo la moquette”, ha detto il regista alla stampa a margine delle riprese iniziate sul Ceresio. © Levante

Una lunga storia d’amore

Se da una parte la presenza del cast di Pieraccioni contribuisce a dare ulteriore visibilità a Lugano e al Ticino all’estero, dall’altra parte, quella di ospitare produzioni internazionali non è certo una novità per il territorio svizzero a sud del San Gottardo. Un film italiano vi venne infatti ambientato addirittura nel lontano 1913, prima ancora che le pellicole prevedessero il suono. Si tratta nello specifico del film Ma lamor mio non muore di Mario Cesarini.

La cinematografia internazionale e soprattutto quella germanofona hanno trovato nel Ticino un’ambientazione perfetta per decine di pellicole filmate ogni anno a partire dagli Anni 20. Alcune di queste hanno tratto ispirazione proprio dalla storia ticinese o da quella svizzera come ad esempio Al canto del cucù che, datata 1941, parla del ritorno a casa di un emigrante ticinese a Zurigo; ma ci sono anche San Salvatore (Werner Jacobs, 1956) o Wilhelm Tell (Michel Dickoff e Karl Hartl, 1961). 

I film cult italiani e internazionali

Tra le prime produzioni italiane celebri figura invece La congiuntura, un film di Ettore Scola del 1964 girato tra Melano, Gandria, Lugano e Mendrisio, con protagonista Vittorio Gassman. Pochi anni dopo, nel 1971, arriva in Ticino anche Ornella Muti, personaggio principale di un intrigo che porta a Chiasso, nella pellicola di Umberto Lenzi intitolata Un posto ideale per uccidere. L’anno seguente torna nuovamente Scola, stavolta con Alberto Sordi in La più bella serata della mia vita (1972), ambientato tra Lugano e Paradiso. Dopo la prima esperienza nel ’71, così come Scola, anche Lenzi ritorna in Ticino nel 1974 con uno dei noir italiani più violenti dell’epoca Milano odia: la polizia non può sparare.

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Nel 1977, poi, il cantone italofono ospita addirittura Al Pacino e Sydney Pollack: il primo come protagonista, il secondo come regista di Bobby Deerfield – Un attimo, una vita. Una curiosità degna di nota rispetto a questo film è che rappresenta l’adattamento cinematografico del romanzo Il cielo non ha preferenze, il cui autore – lo scrittore tedesco Erich Maria Remarque – visse per anni in Ticino e dove tuttora riposano le sue ceneri, al cimitero di Ronco sopra Ascona.

Le rive del Ceresio non si sono però fatte mancare nemmeno la commedia italiana. Io tigro, tu tigri, egli tigra (1978), ambientato nel Luganese, raccoglie in una sola produzione nomi che hanno fatto la storia dell’epoca e degli anni seguenti come Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Enzo Jannacci, Paolo Villaggio, Enrico Montesano, Massimo Boldi e molti altri.

Facendo un salto di qualche anno, anche le indagini di Michele Placido, il Corrado Cattani della serie poliziesca cult La Piovra, nel 1989, portano ad Ascona e Lugano.

Quel salto che valse la fama mondiale

L attore Pierce Brosnan nei panni di 007 nel 1995.
Pierce Brosnan nei panni di 007 nel 1995. Keystone / Anonymous

Ma la notorietà maggiore arriva nel 1995, quando il regista Martin Campbell sbarca in Verzasca con la troupe del diciassettesimo film di James Bond. In GoldenEye, l’agente segreto al servizio della Corona britannica, interpretato da Pierce Brosnan, si butta dai 200 metri dalla diga della valle locarnese mostrandola così al mondo intero e facendo del bungee jumping l’attività più in voga di quegli anni. Non tutti sanno però che il salto in questione, eseguito dallo stunt Wayne Michaels, ha anche rappresentato un nuovo record del mondo della disciplina.

Anche gli anni 2000 sono stati segnati in Ticino da una ricca produzione cinematografica, dalla quale spiccano Le conseguenze dellamore di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, girato nel 2004, che vinse 5 David di Donatello; Quale Amore (2006) con Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti o ancora Sinestesia (2010) di Erik Bernasconi con Alessio Boni e Melanie Winiger

Quelle elencate sono tuttavia solo una minima parte delle pellicole per le quali è stata scelta la Svizzera italiana per almeno alcune delle proprie scene. Il Ticino, per esempio, è infatti stato meta anche dell’industria cinematografica indiana di Bollywood, la più prolifera al mondo (ne abbiamo parlato qui). Per chi volesse ulteriori dettagli, una lista ancor più esaustiva su questo argomento figura sulla piattaforma cantonale OltreconfiniTiCollegamento esterno.

Anche canzoni, non solo cinema

Conosciuta anche come “la perla del Ceresio”, Lugano non ha ispirato però solo il cinema. Anche la musica italiana l’ha resa protagonista in diversi dei suoi brani. Il più storico è Addio a Lugano (più conosciuto come Addio, Lugano bella), scritto dall’anarchico Pietro Gori nel 1895. Una cantata resa celebre da Milva ma riproposta anche  da molti altri tra i quali Giorgio Gaber ed Enzo JannacciCollegamento esterno

Per citare un altro paio di esempi, alla fine degli anni Settanta, Ivan Graziani torna a dire Addio LuganoCollegamento esterno in una canzone che, contrariamente a quella di Gori, con l’esilio e la politica c’entra poco, ma le cui note sono invece note d’amore. E risale alla fine dello stesso decennio anche il brano Angeli di Lucio Dalla. Una traccia la cui pubblicazione era prevista nell’album del 1979, che porta il nome del cantautore bolognese, ma che non vi fu poi inserita e rimase inedita fino al 2001. Il testo di Dalla torna a parlare di Lugano come meta di emigrazione italiana ed è proprio in Svizzera, negli studi della RSI, che è stata registrata la canzone il cui video (vedi sotto), realizzato da Alessandro Baronciani, è anch’esso ambientato sulle rive dell’omonimo lago.

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