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Pro e contro di BigData, al dibattito dell’USI ad Expo

La tavola rotonda usiexpo2015 tvsvizzera

L’intelligenza del futuro è strettamente legata alla tecnologia ma non è esente da rischi

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 settembre 2015 - 20:46

"La tecnologia dev'essere un mezzo, mai un fine" è con questa frase di Antonio Lanzavecchia che si può dare un senso al dibattito organizzato dall'Università della Svizzera italiana svoltosi al Padiglione Svizzero ad Expo intitolato ‘Un presente abitabile per un futuro intelligente'.

E sul futuro, dai partecipanti al dibattito, sono trapelate anche talune inquietudini legate proprio soprattutto alla tecnologia, ritenuta sì un potente mezzo per lo sviluppo e la risoluzione di problematiche globali, ma anche una sorta di stallone indomito il cui controllo da parte dell'uomo non è poi così scontato

Mauro Pezzé " Il software è ormai l'anima stesa del mondo, sta ovunque e fa paura". Lorenzo Cantoni "il software farà parlare tra loro i nostri oggetti che si adatteranno a noi". O noi a loro?

Mario Botta: " gli architetti sono rimasti sconvolti dalla rivoluzione digitale, anche se una Casa, un rifugio rimarrà sempre necessario e l'architettura sarà sempre legata alla memoria, agli insegnamenti del passato".

Il tutto condito, per fortuna, dal sottile umorismo e dall'ironia di Carlo Ossola, che ha saputo sdrammatizzare attraverso aneddoti letterari non scontati e molto distanti da quelli che sarebbero stati facili collegamenti al filone fantascientifico-catastrofico tanto di moda, da Terminator a Philip K. Dick.

Di fatto però, pur nella leggerezza dell'evento, una sorta di "sindrome delle macchine ribelli" è sembrata aleggiare un tantino nella sala e fra i professori moderati da Maurizio Canetta.

"Rischiamo di avere talmente sete di dati da finirci annegati dentro" ha aggiunto ancora Lanzavecchia, con Antonietta Mira a fargli eco, spiegando che ormai "i dati esistono a prescindere dalle domande, e possono essere usati in vari modi: sono soggetti a divenire informazioni e poi decisioni, si spera intelligenti". Ed è nel peso di quel "si spera" che in fin dei conti si concentrano le tesi del dibattito e il futuro di tutti noi.

Gino Ceschina

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