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Otto ore di visita per ringraziare tutti gli statunitensi e non solo

zelensky negli usa
Keystone / Michael Reynolds

Con il viaggio a Washington, Zelensky rafforza il legame con gli Stati Uniti e porta a casa armi e aiuti finanziari.

Nella sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra il presidente ucraino viene accolto come un eroe alla Casa Bianca da Joe Biden che ne elogia il coraggio e gli assicura il sostegno degli Stati Uniti “per tutto il tempo necessario”.

Il servizio del corrispondente dagli USA Massimiliano Herber e l’analisi dell’esperta Raffaella Baritono:

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La guerra in Ucraina non è finita ma Volodymyr Zelensky è più convinto che mai di riuscire a sconfiggere le forze di Vladimir Putin e di arrivare ad una “pace giusta” che, per il leader di Kiev, significa nessun compromesso sulla sovranità e l’integrità del suo Paese. Nella sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra il presidente ucraino viene accolto come un eroe alla Casa Bianca da Joe Biden che ne elogia il coraggio e gli assicura il sostegno degli Stati Uniti “per tutto il tempo necessario”. Oltre a concedergli i tanto agognati sistemi di difesa Patriot, da tempo richiesti da Kiev.

“Non sarete mai da soli”, ha assicurato il presidente americano durante la conferenza stampa nella East Room addobbata per le feste natalizie. “La battaglia dell’Ucraina fa parte di qualcosa di più grande. Gli americani si oppongono ai bulli e lottano per la liberta'”, ha sottolineato Biden. I due leader si era incontrati l’ultima volta nello Studio Ovale nel settembre del 2021, quando l’invasione della Russia era solo una minaccia. Quella volta Zelensky indossava un completo blu e una cravatta dello stesso colore, sguardo disteso e viso sbarbato.

Oggi ha il volto tirato e indossa la ormai iconica divisa militare, ma non ha perso il senso dell’ironia e, durante i circa 40 minuti di confronto con la stampa, non mancano i momenti di leggerezza. Come quando scherzosamente minaccia Biden che “presto tornerà a chiedere altri Patriot”. Intanto Zelensky incassa da Washington un nuovo pacchetto di armi da 1,85 miliardi di dollari che include i preziosi sistemi anti-aerei, considerati i fiori all’occhiello della difesa Usa, e dei kit in grado di convertire munizioni aeree non guidate in ‘bombe intelligenti’ per i jet ucraini con un tasso di precisione molto più alto. “I Patriot saranno un asset critico per l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione della Russia”, spiega il presidente americano rimarcando tuttavia che non si tratta di “un’escalation poiché sono sistemi di difesa”. Biden sottolinea anche che “Nato, Usa ed Europa non sono mai state così unite nel sostegno a Kiev” e che non vede alcuna “crepa” nel fronte occidentale. Salvo poi chiudere la conferenza stampa con una battuta sulle “ore passate a convincere i leader europei sulla necessità di armare l’Ucraina”. “L’Europa teme la Terza Guerra Mondiale ma poi….”, si lascia sfuggire il presidente americano tagliando la frase con un sibillino “ho già detto troppo”.

Quel che è certo è che gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo di leadership negli aiuti occidentali a Kiev. Zelensky ne è consapevole e, nonostante non abbia ottenuto dagli Usa i super razzi in grado di colpire fino a 300 chilometri di distanza quindi in territorio russo, ringrazia Biden dal “profondo del cuore” per i Patriot che “rafforzeranno significativamente la nostra difesa aerea”. Quanto all’esito del conflitto il leader ucraino non ha dubbi che alla fine l’Ucraina prevarrà. “Voglio veramente vincere. Non solo lo voglio, ne sono sicuro”, dichiara. Anche Biden ne è convinto. “Putiin perderà, ha già fallito, non riuscirà ad occupare l’Ucraina. Le forze di Kiev hanno infranto tutto le aspettative dei russi”, sottolinea il presidente americano per il quale Zelensky si siederà al tavolo dei negoziati solo dopo aver vinto sul campo di battaglia. Per il presidente ucraino “pace giusta” ha un solo significato: “nessun compromesso sulla sovranità, sulla libertà e sull’integrità territoriale del mio paese”. Ma, si chiede Zelensky, ci può essere una pace giusta “per quei genitori che hanno perso i loro figli e le loro figlie al fronte?”.

La storica visita del leader di Kiev si è conclusa con un intervento a Capitol Hill, nove mesi dopo quello virtuale dello scorso marzo. Come quello di Winston Churchill che il 26 dicembre di 81 anni fa cementò l’alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale e costruito il mondo democratico moderno.
 

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