Nei supermercati Aldi il salario minimo sfiora i 5’000 euro
Mentre le retribuzioni minime legali procedono a macchia di leopardo nella Confederazione, la grande distribuzione ritocca in alto gli stipendi.
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Cresciuto in Ticino, ho maturato esperienze in varie testate e in diversi media, dalla carta stampata e all’informazione online e alla radio. Iniziali: spal
Sotto l’albero di Natale le e i dipendenti dei supermercati Aldi in Svizzera troveranno un nuovo aumento del loro salario. In un comunicato la direzione della filiale elvetica della catena di distribuzione tedesca ha fatto sapere che dal prossimo gennaio le retribuzioni aumenteranno dell’1% facendo innalzare il salario minimo a 4’700 franchi, vale a dire poco meno di 5’000 euro, per 13 mensilità. Un livello salariale, evoca con orgoglio il grande distributore, che lo pone ai vertici nel settore del commercio svizzero.
In proposito, aggiunge una nota, il 2,4% della massa salariale viene investita in aumenti e in premi ai collaboratori e alle collaboratrici. Nel dettaglio lo stipendio base passerà dagli attuali 4’646 franchi a 4’700, vale a dire “il salario minimo di gran lunga più alto del settore”, oltre a vari benefit che vanno da un bonus una tantum e buoni acquisti.
“I nostri collaboratori svolgono quotidianamente un lavoro eccellente, e noi vogliamo premiare questo impegno”, ha spiegato Jérôme Meyer, Country Managing Director di Aldi Suisse, che ha espresso il desiderio di “garantire il loro benessere finanziario anche in tempi economicamente difficili”, come quello attuale.
I concorrenti inseguono
L’arrivo sul mercato elvetico nel 2005 della catena tedesca, seguita quattro anni dopo dalla concorrente Lidl, ha scombussolato il mercato della distribuzione elvetico, dominato in modo incontrastato fino a pochi anni fa dai due colossi Migros e Coop.
Ora anche questi due, di fronte all’offensiva di Aldi anche in ambito sociale, hanno dovuto ritoccare costantemente le retribuzioni del loro personale. Il gigante arancione, che aveva già innalzato gli stipendi tra il 2 e il 2,8% nel 2023, ha annunciato un aumento di ulteriori 100 franchi dei salari minimi dal prossimo anno, che attualmente si aggirano sui 4’200 franchi, vale a dire circa 4’440 euro (ma in Ticino, Vallese e Basilea è di 4’100 franchi) per 13 mensilità. La massa salariale, hanno fatto sapere i vertici di Migros, che con 97’800 dipendenti è il primo datore di lavoro della Confederazione, progredirà tra il 2,1 e il 2,5%.
Sulla stessa scia Coop che innalzerà i salari minimi di 100-300 franchi (sarà di 4’200 quello più basso, per il personale senza formazione) e aumenterà di 140 franchi mensili tutte le retribuzioni fino a 4’800 franchi (circa +3%). Oltre questa soglia gli incrementi individuali saranno dell’ordine dell’1,5%.
Sebbene il costo della vita nella Confederazione sia notoriamente elevato questi incrementi di stipendio costituiscono un aiuto in questa delicata fase in cui le famiglie sono confrontate con vistosi aumenti delle assicurazioni sanitarie obbligatorie, dei prezzi energetici e degli affitti. È di questa settimana la notizia dell’aumento di un quarto di punto del tasso ipotecario di riferimento, salito all’1,75%, che autorizza i proprietari degli immobili a ritoccare i canoni di locazione a loro favore.
Salario minimo in cinque cantoni
In questo quadro torna d’attualità la questione del salario minimo che nel contesto federale elvetico si sta facendo strada a livello cantonale.
Come abbiamo avuto modo di precisare negli scorsi giorni le retribuzioni minime legali sono in vigore già in cinque cantoni. Ad aprire la strada è stato il Cantone di Neuchâtel nell’agosto del 2017 (20,77 franchi all’ora), seguito da Giura (febbraio 2018-20,60 franchi), Ginevra (novembre 2020-23 franchi), Ticino (dicembre 2021-19 franchi) e Basilea Città (luglio 2022-21 franchi).
Analoghe iniziative sono in corso in altri Cantoni: in quello vodese sono state depositate in ottobre le firme dell’iniziativa popolare su cui si esprimerà l’elettorato locale e analoghe proposte vengono portate avanti in Vallese e Soletta.
Berna frena
Un freno a questo movimento dal basso potrebbe giungere a livello federale. Lo scorso dicembre il Parlamento a Berna ha adottato di misura la mozione del centrista Erich Ettlin che ha stabilito la prevalenza dei contratti collettivi di lavoro nazionali di settore sulle norme cantonali riguardanti salario minimo (e altri aspetti del rapporto di lavoro quali la 13esima e le ferie).
In concreto questo significa che il datore di lavoro potrà versare l’importo calcolato in base al contratto collettivo di lavoro anche nell’ipotesi in cui questo sia inferiore a quello indicato nelle disposizioni sul salario minimo.
Indipendentemente dall’esito che avrà questa vicenda a livello politico-istituzionale, sembra che si possa dire che almeno il ramo della grande distribuzione abbia già fatto un passo ulteriore rispetto al dibattito in corso a livello federale.
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