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Mutilazioni genitali, un fenomeno che tocca fino a 22’000 donne in Svizzera

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Le mutilazioni genitali sono diffuse soprattutto in alcuni Paesi del Corno d'Africa. Keystone / Sayyid Azim

Nella Confederazione le mutilazioni genitali femminili sono più diffuse di quanto si creda e molte comunità di migranti hanno un accesso insufficiente a servizi di sostegno adeguati.

Le mutilazioni genitali femminili sono piuttosto diffuse in diversi Paesi africani, nonché asiatici e mediorientali. Secondo l’UnicefCollegamento esterno, oggi 200 milioni di ragazze e donne vivono avendo subito mutilazioni genitali.

In Svizzera, il fenomeno riguarda fino a 22’000 donne, ha indicato una coalizione di organizzazioni non governative attive, in occasione della Giornata mondiale contro le cosiddette FGM/C (acronimo della denominazione inglese Female Genital Mutilation/Cutting), celebrata per la prima volta domenica.

Tutte le persone colpite hanno diritto a cure e consulenze mirate, ma in Svizzera c’è ancora una mancanza di servizi a loro rivolti, denunciano in un comunicato Caritas Svizzera, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani e Salute sessuale Svizzera.

Molte ragazze e donne colpite da queste violenze, non sanno affrontare da sole l’argomento, circondato da un immenso tabù. Dipendono quindi da professionisti.

Allo stesso tempo, le MGF/C sono poco trattate nella formazione di personale attivo in ambito sociale e sanitario. “In definitiva, molte comunità di migranti hanno un accesso insufficiente a servizi di sostegno adeguati e alle informazioni sulla situazione legale in Svizzera”.

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Punti di contatto regionali

È proprio per questo che la Rete sta creando punti di contatto regionali in tutto il paese, organizzando formazioni per il personale sanitario negli ospedali e svolgendo un lavoro di prevenzione, principalmente per comunità di profughi, spesso isolate ed esposte al problema delle FGM/C.

Solo con questo insieme di misure si può affrontare la complessità delle mutilazioni, scrive la Rete. Tuttavia, c’è spesso una mancanza di risorse finanziarie per garantire i servizi a lungo termine. Le tre ong fanno quindi appello alla responsabilità dei Cantoni. Anche il Governo federale, nel 2020, ha sollecitato i Cantoni a mostrare maggiore impegno.

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