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Mottarone, il piccolo Eitan “deve tornare in Italia”

La zia paterna del piccolo Eitan, Aya Biran
La zia paterna del piccolo Eitan, Aya Biran, ha ottenuto giustizia dal Tribunale di Tel Aviv. Ma ci sarà ricorso. Keystone / Abir Sultan

Il Tribunale di Tel Aviv ha stabilito che il piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, deve tornare in Italia con la zia paterna Aya Biran.

Per la giudice che ha emesso la sentenza il nonno materno Smhuel Peleg “ha portato via illegalmente il bimbo” alla donna cui il Tribunale di Pavia aveva affidato la tutela legale e che si era rivolta alla giustizia israeliana ai sensi della convenzione dell’Aia sul sequestro di minori.

L’uomo, che è stato condannato al pagamento delle spese processuali (circa 19’000 franchi), è indagato in Italia per sequestro di persona per aver sottratto lo scorso 11 settembre Eitan Biran alla zia e averlo condotto a Tel Aviv con un volo privato partito dall’aeroporto di Lugano.

Proprio su questo episodio la procura ticinese ha avviato un’inchiesta per verificare eventuali irregolarità nelle procedure di espatrio effettuate allo scalo di Lugano prima del decollo dell’aereo.

La famiglia materna ha preannunciato il ricorso contro la sentenza di primo grado ma dovrà ribaltare il giudizio secondo il quale il piccolo di sei anni “ha legami più forti e si sente più a suo agio con la famiglia” paterna. Inoltre per la giudice Iris Ilutovich Segal è l’Italia, dove Eitan Biran è arrivato appena dopo la sua nascita, “il suo ambiente di vita abituale”. In ogni caso l’opposizione porterà inevitabilmente all’allungamento dei tempi previsti per il ritorno effettivo del bimbo nel paese dove viveva.

“Pur accogliendo con soddisfazione la sentenza della giudice Ilutovich crediamo che in questo caso non ci siano né vincitori né vinti. C’è solo Eitan e tutto quello che chiediamo è che torni presto a casa sua, dai suoi amici a scuola, dalla sua famiglia, in particolare per la terapia e gli schemi educativi di cui ha bisogno”, hanno commentato i legali della famiglia di Aya Biran – gli avvocati Shmuel Moran e Avi Himi – subito dopo la sentenza.

 Un appello a “ricucire lo strappo” è stato lanciato anche dalla giudice che ha evidenziato come il “benessere” di Eitan richieda una collaborazione tra le famiglie coinvolte. “Nella fase in cui siamo – ha dichiarato nella sentenza – è di fondamentale importanza concentrarsi sulle condizioni di salute ed emotive del minore e dargli il sostegno, le cure e l’affetto di cui ha bisogno a causa della tragedia che ha colpito lui e la sua famiglia”.

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