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Ospedali ticinesi strapieni per colpa dell’influenza

L’influenza sta mettendo sotto pressione gli ospedali ticinesi. “La situazione è problematica: gli ospedali sono pieni”, il dottor Paolo Ferrari, responsabile dell’area medica dell’Ente Ospedaliero cantonale (EOC).

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L’emergenza è tale che si devono rinviare delle operazioni non urgenti, ma già pianificate. “Purtroppo i letti sono limitati, soprattutto nei reparti di medicina interna”. I numeri del picco influenzale, racconta inoltre Ferrari, parlano di “300-400 casi per 100 mila abitanti”.

Solo una parte di questi casi vengono ospedalizzati, precisa. “Considerato che abbiamo meno di mille letti nell’EOC chiunque può immaginare che anche 200 pazienti affetti da questo problema possono causare un forte stress alla nostra struttura”.

Quest’anno, conclude Ferrari “stiamo sperimentando il picco in una fase precoce. Speriamo che entro la fine di gennaio sia in calo”.

Personale sanitario troppo poco vaccinato

Ancora troppi infermieri, e altro personale sanitario, non giudicano necessario vaccinarsi contro l’influenza nonostante il rischio di infettare i pazienti. È la conclusione cui giunge uno studio non ancora pubblicato, i cui risultati principali sono consultabili sull’edizione odierna del “Tages-Anzeiger”.

Come ogni anno, anche questa volta la Svizzera è stata colpita da un’ondata di influenza. Una malattia di solito innocua per la maggior parte delle persone, che però può causare nei soggetti più deboli – come anziani e bambini – complicazioni, anche fino alla morte.

Un modo per ridurre il rischio di infezione sarebbe la vaccinazione generalizzata del personale curante, specie gli infermieri e le infermiere, le persone maggiormente a contatto coi pazienti. Tuttavia solo una minoranza si lascia vaccinare. La resistenza è forte specie tra il personale curante, meno tra i medici. Secondo gli autori di uno studio, per proteggere efficacemente i pazienti, la quota di personale vaccinato dovrebbe aggirarsi attorno all’80%.

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