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La Russia condanna l’allargamento della NATO

uomo in giacca e cravatta seduto dietro a un tavolo sul quale si trova il cartello con il suo nome e una piccola bandiera russa
Lavrov ha annunciato che Mosca lascerà il COnsiglio degli Stati del Mar Baltico Russian Foreign Ministry Press Service

Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha nuovamente condannato l'allargamento della NATO e ha annunciato che il suo Paese lascerà il Consiglio degli Stati del Mar Baltico, che da una ventina d'anni serve a migliorare la cooperazione regionale.

“Consideriamo la nostra presenza nel consiglio degli Stati del mar Baltico inopportuna e contro-producente”, ha dichiarato Lavrov. Una condanna, quella di Mosca, ribadita dopo che Finlandia e Svezia hanno annunciato la propria intenzione di entrare nell’Alleanza atlantica e dopo che l’UE ha fatto sapere, tramite l’alto rappresentante per la politica estera comunitaria Josep Borrell, che questi due Paese possono contare sul suo pieno sostegno.

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“Quella dei due Paesi scandinavi è una decisione pilotata da Washigton e dalla NATO,  un passo geopolitico che mira al contenimento della Russia. E alla concretizzazione del piano dell’alleanza di estendere le sue attività nella regione artica” ha dichiarato ancora Lavrov nell’ambito di una conferenza pubblica.

Jeffrey Sachs: “La politica estera americana è stupida”

L’atteggiamento della NATO, e in particolare degli Stati Uniti, non viene criticato solo dalla Russia, ma anche da celebri voci occidentali, come quella dell’economista e saggista Jeffrey Sachs.

Una voce fuori dal coro quella di Sachs, che non ama la retorica statunitense e che non lesina critiche alla gestione della crisi ucraina: “La politica estera americana è stupida. Se posso usare un termine tecnico. Non trovo molto convincenti le dichiarazioni secondo cui sconfiggeremo Putin sul campo. Ma questa è l’America. E non abbiamo diplomatici in questo momento. Abbiamo solo tifosi della guerra”, ha dichiarato ai microfoni della RSI.

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Secondo lui la colpa dell’amministrazione Biden è di aver rinunciato troppo presto a una soluzione diplomatica a favore della convinzione di una vittoria militare sul campo. “Il nodo per un esito pacifico è la neutralità dell’Ucraina. Era l’ipotesi sul tavolo delle trattative a fine marzo ed è stata tolta. Mi chiedo: perché stiamo continuando a fare la guerra invece di spingere entrambe le parti a negoziare? Temo sia perché gli Stati Uniti rifiutano l’idea che la NATO non si allarghi fino all’Ucraina”.

Lo Stato governato da Zelensky “è il cardine geografico dell’Eurasia. Chi controlla l’Ucraina, controlla l’Eurasia. Chi controlla l’Eurasia, controlla il mondo. Credo che gli strateghi americani abbiano puntato all’Ucraina da molto tempo”. Negli anni ’90, per la precisione, furono già teorizzate queste mire sull’Ucraina.

Secondo l’economista, inoltre, anche il ricorso alle sanzioni come unica arma è stato un errore: “Non sono contrario all’imposizione di sanzioni se accompagnate da negoziati. Oggi le sanzioni non danneggiano solo l’economia russa, ma anche quella mondiale.

Un problema, secondo lui, anche quando deciso da Svezia e Finlandia: “È perfettamente logico che vogliano unirsi alla NATO, ma pure perfettamente destabilizzante. Se avessimo un minimo di buon senso dovremmo dire loro che comprendiamo i loro sentimenti, pregandoli però di abbassare i toni perché se vogliamo raggiungere la pace questi passi non sono necessari”.

Intanto sul campo i russi sono sempre più vicini alla conquista di Mariupol. La scorsa notte dall’ormai celebre simbolo della resistenza, l’immenso impianto siderurgico Azovstal, sono stati evacuati oltre 260 militari ucraini. Un’operazione riuscita grazie a un accordo tra le parti, secondo il quale dovrebbe avvenire anche uno scambio di prigionieri, ma non c’è ancora nulla di sicuro.


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