La qualità dell'acqua dei laghi e dei fiumi svizzeri è migliorata in alcune aree, ma la situazione rimane preoccupante. Ci sono ancora troppi microinquinanti e il riscaldamento globale nuoce alla diversità di flora e fauna, riferisce l'Ufficio federale dell'ambiente.
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tvsvizzera.it/MaMi e mrj
Grazie alle misure adottate negli ultimi decenni, in particolare nella depurazione delle acque reflue, solo una parte limitata degli inquinanti provenienti dalla aree edificate finisce nei laghi e nei corsi d’acqua. Ad esempio, le concentrazioni di fosforo nei laghi sono diminuite dagli anni Ottanta. E oggi è possibile nuotare “senza rischi quasi ovunque”, precisa l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) presentando oggi il suo primo studio nazionale sullo stato delle acque.
Lo studio – una sintesi di programmi nazionali di monitoraggio, analisi cantonali e studi scientifici – rileva anche i progressi compiuti nella rivitalizzazione di corsi e specchi d’acqua. Miglioramenti ottenuti dando più spazio alle rive di fiumi e torrenti e rimuovendo alcune strutture, ma anche riducendo le variazioni di deflusso dalle centrali idroelettriche e installando scale per il passaggio dei pesci.
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Troppo fosforo e azoto
Ma, nonostante le bonifiche a livello locale, rimane il fatto che la qualità dell’acqua non soddisfa i requisiti minimi imposti dalla legge. I pesticidi provenienti dall’agricoltura e i farmaci presenti nelle acque reflue urbane inquinano molti corsi di piccole e medie dimensioni. Le acque sotterranee sono contaminate da nitrati e metaboliti di pesticidi, si precisa nel rapporto.
In particolare le concentrazioni di fosforo e azoto sono ancora troppo elevate. Tutto ciò riduce la quantità di ossigeno, comportando conseguenze fatali per molti pesci e piante. L’UFAM ricorda che il Parlamento ha incaricato il governo federale di garantire che gli impianti di trattamento delle acque reflue rimuovano più azoto e microinquinanti.
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Il riscaldamento globale è poi un altro motivo di preoccupazione. Il primo studio di portata nazionale rileva che la temperatura del Reno a Basilea è aumentata di 2 gradi dagli anni Sessanta. Le popolazioni di animali e piante che prediligono il freddo, come trote e temoli, si stanno riducendo.
Cozze quagga: ospiti indesiderati
Contemporaneamente specie meno esigenti e spesso esotiche, come la cozza quagga (specie alloctona invasiva originaria del Lago d’Aral e del bacino del Mar Nero), hanno iniziato a invadere alcuni fondali. I danni alla biodiversità sono già evidenti: più del 50% di tutte le specie che vivono negli ambienti acquatici o sulle rive sono minacciate o già estinte, sottolinea lo studio dell’UFAM.
Queste cozze, osservate per la prima volta nel 2016 nel lago di Costanza, proliferano in particolare nei laghi della Svizzera romanda e se da una parte filtrando l’acqua la rendono cristallina – c’è chi scherzosamente dice di sentirsi alle Maldive quando va in spiaggia a Yverdon-les-Bains (canton Vaud) – dall’altra mettono a rischio altre specie presenti nelle acque. Questi molluschi, infatti, si nutrono di alghe (e per questa ragione le acque dove si trovano risultano essere più pulite) e più quagga ci sono, più mangiano, togliendo nutrimento alle specie autoctone.
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Non solo l’aumento della temperatura delle acque fa crescere il loro numero, ma sono praticamente impossibili da sradicare una volta che iniziano a moltiplicarsi. L’obiettivo delle autorità ora non è quindi più quello di eliminare la cozza quagga, ma di evitarne la diffusione in acque che ne sono ancora prive. Stando a un articoloCollegamento esterno apparso sul sito della Radiotelevisione della Svizzera romanda RTS, i proprietari di imbarcazioni sono invitati ad adottare due accorgimenti principali: innanzitutto a lavarle minuziosamente se passano da uno specchio d’acqua all’altro (come capita spesso tra il lago di Bienne, dove l’invasione è ormai accertata, e quello di Thun o quello di Brienz, per ora privi di quagga). Questo perché le cozze e le loro larve rimangono spesso attaccate al fondo delle imbarcazioni oppure nelle acque di raffreddamento del motore. Dopo averle lavate, inoltre, dovrebbero far asciugare le barche per quatro giorni, in modo da far morire molluschi e larve che potrebbero essere rimasti anche dopo il lavaggio.
“Misure per acque più resistenti al cambiamento del clima”
L’ufficio federale avverte che il cambiamento climatico modificherà la disponibilità di acqua, e che di conseguenza bisognerà adattare la maniera di utilizzare questa risorsa. Ricorda anche che in maggio il Consiglio federale ha deciso di creare un sistema di rilevamento della siccità e di allerta precoce. L’obiettivo è intervenire per tempo ed evitare gravi conseguenze per l’ambiente e l’economia.
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Secondo l’UFAM le misure da prendere dovrebbero mirare in particolare a garantire che il sistema idrico sia in uno stato il più naturale possibile. Le acque che sono in grado di rigenerarsi sono anche “più resistenti ai cambiamenti climatici”. Potranno quindi “continuare a svolgere le loro funzioni di riserva d’acqua potabile, di ambiente naturale diversificato per flora e fauna e di area ricreativa”.
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