Non c'è il rischio che le proteste degenerino come hanno fatto in Italia, secondo Max Hoffman
Keystone / Valentin Flauraud
Migliaia di persone sono scese per le strade svizzere nell’ultimo anno e mezzo per protestare contro le misure anti-Covid. Spesso si è trattato di eventi straordinari organizzati con poco preavviso, venendo a creare situazioni che hanno messo a dura prova le forze dell’ordine elvetiche.
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tvsvizzera.it/mrj
Turni straordinari e ore supplementari sono ormai diventati la norma per gli agenti del Paese e il problema tocca tute le fasce gerarchiche. Sono appena sufficienti i 20’000 poliziotti attivi nella Confederazione, anche perché sempre più spesso si trovano confrontati a situazioni delicate e persone potenzialmente violente.
“Si parla di estremismo di sinistra, estremismo di destra, persone scontente…Penso che ci sia un po’ di tutto. L’esasperazione porta poi a far esplodere la rabbia”, spiega il segretario generale della Federazione svizzera dei funzionari di polizia Max Hofmann.
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La situazione, per ora, è sotto controllo, ma quanto accaduto a Roma lo scorso sabato fa riflettere. Episodi analoghi, però, in Svizzera non dovrebbero avvenire: “In Svizzera abbiamo ancora la cultura del dialogo che prevale ancora su quei gruppuscoli violenti che non vogliono sentire niente e che probabilmente non capirebbero di cosa si sta parlando”, prosegue Hofmann.
Dialogo che per il momento sembra funzionare e che si spera resista fino alla fine della pandemia: i dati relativamente bassi dei nuovi contagi fanno infatti ben sperare i rappresentanti del settore.
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