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L’impatto del Covid sulle spese sociali

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A spingere verso l'alto le spese sociali, sono stati soprattutto i maggiori contributi versati nell'ambito della disoccupazione. © Keystone / Christian Beutler

Nel 2020 le spese complessive in ambito sociale sono cresciute di oltre l'11% in Svizzera. Un fenomeno constatato in tutta Europa, seppur con differenze significative.

La pandemia di coronavirus ha inciso sensibilmente sulle prestazioni sociali. Solo per mitigare gli effetti della crisi sul mercato del lavoro sono stati spesi 14,1 miliardi di franchi in più (13,5 miliardi di euro) rispetto al 2019.

È quanto emerge dalle prime stime del Conto globale della sicurezza sociale, stilato dall’Ufficio federale di statistica (UST) e pubblicato lunedì.

Complessivamente le spese sociali in Svizzera sono ammontate nell’anno in rassegna a 206 miliardi di franchi, ciò che rappresenta un aumento di 20,4 miliardi (+11,1%) rispetto all’anno precedente. L’aumento è stato il più marcato in Svizzera dal 1990. L’ultimo forte balzo si era verificato nel 2009 (+7,1%) a causa della recessione mondiale innescata dalla crisi finanziaria negli Stati Uniti. A titolo di paragone, tra il 2000 e il 2019, il tasso medio di crescita delle spese sociali è stato del 2,9% all’anno.

Come detto, la progressione più significativa è stata registrata – e non è una sorpresa – nell’ambito della disoccupazione. Il reddito da lavoro ha subito una forte contrazione a causa della riduzione temporanea delle attività o alla chiusura di alcune aziende. Tuttavia, il sistema di sicurezza sociale è stato in grado di mitigarne gli effetti, secondo l’UST, grazie ai 10,8 miliardi per il lavoro ridotto messi a disposizione dalla Confederazione e ai 2,2 miliardi destinati alla indennità perdite di guadagno per gli indipendenti, una rete di salvataggio creata ad hoc.

Cure sanitarie in linea con la crescita degli anni precedenti

A contribuire all’aumento sono stati pure gli ambiti della vecchiaia e delle malattie e cure sanitarie, ‘responsabili’ di un incremento rispettivamente di 2,7 e 2,5 miliardi.

La pandemia in questo caso però non c’entra, poiché si tratta di una progressione più o meno in linea con quella constatata negli anni precedenti.

Paradossalmente, la pandemia non ha avuto grandi ripercussioni sull’insieme delle spese sociali per malattia e cure sanitarie per l’anno in rassegna: l’aumento è stato del 4,3%, inferiore nel complesso a quanto registrato tra il 2018 e il 2019 (+5,0%).

Nel 2020, specifica l’UST, si sono osservati due sviluppi contrastanti. Da un lato, i costi degli infortuni sono stati inferiori, fatto riconducibile alle restrizioni temporanee indette per le attività economiche e in ampi settori della vita pubblica, mentre molte operazioni sono state rinviate, con conseguente diminuzione dei contributi pubblici agli ospedali.

Dall’altro, i costi del congedo per malattia pagato sono aumentati di pari passo con l’incremento del numero di assenze per malattia. Anche i costi dei test per le malattie infettive sono cresciuti, e questo poiché nel 2020 i test per il coronavirus sono stati messi a disposizione della popolazione gratuitamente nella maggior parte dei casi.

Un fenomeno europeo

L’evoluzione constatata in Svizzera riguarda tutta l’Europa, seppur con differenze relativamente importanti.

Nei Paesi vicini l’incremento è stato un po’ più debole: Austria +9,1%, Italia +8,9%, Germania +5,7% e Francia +4,2%.

Le progressioni più forti sono state registrate a Malta (+26,7%) e a Cipro (+19,3%).

Solo alcuni Paesi hanno fatto segnare una crescita contenuta delle spese sociali, ad esempio, la Svezia (+1,4%) e la Danimarca (+2,8%).

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