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L'FMI pessimista sul futuro dell'economia mondiale

Anche Paesi meno poveri sentono la crisi Keystone / Shawn Thew

Il Fondo monetario internazionale (FMI), riunito in questi giorni a Washington per la sua sessione primaverile, ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita: l'inflazione sale, le catene di fornitura in Cina interrotte a causa della pandemia e la guerra in Ucraina le cause principali.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 aprile 2022 - 16:15
tvsvizzera.it/mrj

Le incertezze aumentano a livello globale e gli effetti si fanno sentire subito anche sull'economia. "La pressione inflazionistica aumenta. Paesi come gli Stati Uniti stanno vivendo l'inflazione più alta da 40 anni. C'è il rischio che tutto ciò continui, con interventi massicci delle banche centrali", spiega il capoeconomista dell’FMI Pierre-Olivier Gournichas

La Confederazione segue attentamente l’evoluzione, nonostante l’inflazione vi rimanga ancora limitata (2,4%) rispetto a Paesi come gli USA (8%). "Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi. Negli ultimi mesi abbiamo lasciato che il franco si rafforzasse. La pressione inflazionistica così è stata minore rispetto all'estero", ha spiegato il presidente della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan, presente anche lui a Washington, insieme ai consiglieri federali Guy Parmelin e Ueli Maurer.

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L’FMI assegna buoni voti alla Svizzera, ma i prezzi dell'energia in crescita in tutto il mondo fanno discutere anche nella Confederazione, dove si è alla ricerca di possibili soluzioni nel caso in cui i prezzi esplodessero. "Non ci sono ancora idee. Ma abbiamo detto che a metà anno analizzeremo di nuovo la situazione, quando si potrà valutare meglio. Una delle possibilità è quella di non far niente se la situazione rimane sopportabile. Altre opzioni sono quella di abbassare le imposte o di prevedere delle sovvenzioni. Per queste opzioni, però, non ci sono basi legali. Ci vorrebbe tempo ed è una questione molto delicata", spiega Ueli Maurer.

“I prezzi sono in crescita ovunque ed è la prima volta che anche Paesi economicamente a medio livello (quindi non solo i più poveri), ci dicono: per favore non dimenticatevi di noi, stiamo soffrendo anche noi per questa situazione e c'è il rischio di ricadere nella povertà", aggiunge dal canto suo Guy Parmelin.

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