Artiglieria ucraina nei pressi di Kherson.
Keystone / Stanislav Kozliuk
Mosca ordina il ripiegamento delle truppe oltre il fiume Dnepr, lasciando sguarnito l’unico capoluogo ucraino, conquistato nel corso dell’offensiva scattata il 24 febbraio, che si trovava ancora sotto il suo controllo.
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La decisione è stata presa dal ministro della Difesa Shoigu dopo aver ricevuto un rapporto sulla situazione militare dal comandante delle forze russe in Ucraina, generale Surovikin.
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Quest’ultimo ha detto che dalla regione sono stati evacuati 115’000 civili e ha accusato gli ucraini di avere bombardato scuole, ospedali e gli stessi civili evacuati al di là del Dnepr. Kherson costituisce un obiettivo strategico nel quadrante meridionale del Paese aggredito dalla Russia.
Il ministro ha approvato la proposta del comandante delle forze russe di rischierare le truppe sulla riva sinistra del Dnepr per organizzare una nuova linea difensiva dopo la ritirata da Kherson.
La decisione è stata presa perché sulla riva destra del fiume le forze russe rischiavano un isolamento totale e i civili rimasti erano a rischio per i bombardamenti ucraini, riferisce l’agenzia russa Interfax.
Le autorità ucraine hanno accolto con estrema prudenza l’annuncio di Mosca. Il presidente Volodymyr Zelensky ha sottolineato che “il nemico non ci fa regali, non fa ‘gesti di buona volontà. (…) Pertanto, ci muoviamo con molta attenzione, senza emozioni, senza rischi inutili, nell’interesse di liberare tutta la nostra terra e in modo che le perdite siano il più ridotte possibile”.
Da parte sua il presidente Usa Joe Biden ha precisato che “al G20 ci sarà la possibilità di discutere dei prossimi passi necessari alla pace in Ucraina”, aggiungendo che “l’evacuazione di Kherson è il segno che l’esercito russo ha molti problemi”.
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