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Incasso record per l’asta di gioielli Horten a Ginevra

Collane e altri gioielli prezio i firmati da Bulgari appartenenti alla collezione Heidi Horten
Collane e altri gioielli prezio i firmati da Bulgari appartenenti alla collezione Heidi Horten. © Keystone / Salvatore Di Nolfi

La collezione di gioielli della miliardaria austriaca Heidi Horten, deceduta l’anno scorso, ha fatto segnare un’asta record da Christie's a Ginevra.

La somma incassata dalla vendita è stata pari a 156 milioni di dollari, superando così la raccolta di preziosi dell’attrice Elizabeth Taylor venduta nel 2011 per oltre 137 milioni di dollari e l’asta “Maharajas & Mughal Magnificence” che aveva totalizzato nel 2019 oltre 109,2 milioni.

Polemiche sull’origine del patrimonio

Il risultato non ha quindi risentito delle polemiche e l’indignazione che hanno accompagnato l’evento, sull’origine controversa dell’enorme ricchezza accumulata dal marito, Helmut Horten, scomparso nel 1987 a Croglio, nel Canton Ticino.

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Quella posseduta da Heidi Horten, che era considerata la donna più ricca d’Austria, è una delle più importanti collezioni private di gioielli conosciute, per la rarità delle gemme, per la creatività del design e per la manifattura preziosa dei capolavori di Van Cleef & Arpels, Cartier, Bulgari, Tiffany e Harry Winston.

Secondo una ricerca pubblicata pochi mesi prima dell’asta ginevrina, Helmut Horten sarebbe stato “intensamente coinvolto nell’acquisizione di aziende ebraiche” e avrebbe “tratto profitto dalla situazione dei proprietari ebrei” durante il periodo nazista.

Lo studio condotto da uno storico tedesco, avrebbe anche confermato che Helmut Horten, a suo tempo membro del partito nazista, avrebbe utilizzato in qualità di imprenditore il lavoro forzato degli internati dei campi di concentramento. Heidi sposò Helmut nel 1966.

Christie’s non ha inizialmente incluso queste informazioni nel materiale informativo sulla vendita ma successivamente ha riconosciuto le circostanze controverse di quella ricchezza.

I proventi dati in beneficenza

In ogni caso la casa d’aste ha sottolineato che Helmut Horten non abbia sostenuto attivamente il regime. Inoltre tutto il ricavato della vendita andrà in opere di beneficenza ed è prevista un’ingente donazione in favore della ricerca e dell’educazione sull’olocausto.

La fondazione Helmut Horten che finanzia la ricerca medica, fondata dal miliardario tedesco in Ticino, dove si era trasferito nel 1968, potrebbe essere tra i beneficiari dei proventi della vendita.

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